Pasqua 2025 ad Arasì: fede e comunità nell’Aspromonte
Don Giovanni Zappalà guida Arasi in una Pasqua che resterà nella memoria della comunità
20 Aprile 2025 - 16:19 | Comunicato Stampa

Ci sono momenti che lasciano il segno. Attimi che si imprimono nella memoria collettiva e diventano racconto di una comunità che cammina, che crede, che si ritrova. È accaduto ad Arasi, piccolo scrigno di spiritualità nel cuore dell’Aspromonte, dove i riti della Pasqua 2025 si sono trasformati in un abbraccio corale, sotto la guida nuova e appassionata di Don Giovanni Zappalà.
Un tempo di grazia, iniziato con le Via Crucis quaresimali, partecipate con silenziosa intensità da un popolo che ha scelto di non voltarsi dall’altra parte. Ogni venerdì, un cammino condiviso, scandito da preghiere, canti e riflessioni che hanno toccato corde profonde. Un popolo in ascolto, in cerca, in cammino. La chiesa di Arasi, ogni volta, era piena di occhi attenti e cuori aperti.

Poi, il Giovedì Santo. Il gesto del pane spezzato, della fraternità messa in scena. L’Ultima Cena è stata più che una liturgia: una rappresentazione vissuta, dove tra gli apostoli si sono seduti anche gli amici di Straorino. Un segnale forte, concreto, di unione tra paesi, tra storie, tra comunità. Non un’inclusione di facciata, ma una testimonianza viva che la fede unisce davvero, quando viene accolta con sincerità.
Il Venerdì Santo è stato l’apice emotivo. Le strade di Arasi si sono fatte teatro di Passione. Un Gesù stanco, sofferente, piegato sotto il peso del legno. I soldati romani con scudi e spade. Figuranti del paese, volti conosciuti, che hanno prestato il corpo alla memoria. E tra tutti, la Madonna Addolorata: un’immagine struggente, un velo nero che ha camminato tra la gente, come a dire “Io sono qui, madre tra le madri, dolore tra i dolori”. Silenzio. Commossa partecipazione. Una comunità che non guarda la scena, ma che entra dentro, vive, sente.

E poi la notte che cambia tutto. La Veglia Pasquale. Il fuoco vivo che spezza il buio. Il cero pasquale che illumina la chiesa. L’acqua che benedice, che lava, che rinnova. Le promesse battesimali che risuonano come un “sì” alla vita, alla speranza, alla fede. È stata una veglia intensa, vibrante, carica di emozione. Una chiesa raccolta, ma accesa. Una liturgia che non si dimentica.
Infine, la Domenica di Pasqua. Il giorno della festa, della gioia, della resurrezione. Più di 120 persone presenti alla Santa Messa. Un dato? No. Un segnale. Fortissimo. Un paese che risponde, che partecipa, che sente di appartenere a qualcosa di più grande. Una comunità che guarda a Don Giovanni Zappalà non solo come a un sacerdote, ma come a un padre, un amico, una guida vera.
Arasi ha vissuto una Pasqua che non si chiude con un calendario. È stata rinascita, presenza, speranza. Una Pasqua che resterà. Perché quando la fede si fa carne, gesto, sguardo e parola… resta. E costruisce.