L'attore reggino Alessio Praticò nelle migliori serie Rai e Sky: "Orgoglioso delle mie radici"

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di Pasquale Romano – Amore totale. Complicato ridurre in poche parole il rapporto che lega Alessio Praticò alla settima arte. Cinema, teatro, tv, sia regista che attore: una passione totalizzante che lo ha portato fuori dalla sua città, Reggio Calabria. Fuoco sacro che ha rappresentato un rischio, quando si è trattato di dare una svolta alla propria vita. “Sin da bambino amavo la recitazione, già a 5 anni facevo i miei primi spettacoli. Ottenuto il diploma a scuola, mi sono trovato davanti a un bivio. Iscrivermi all’Università o ad una scuola di recitazione ? Un pò per paura, scelsi la prima”, ricorda Alessio ai microfoni di Citynow.

Durante gli anni trascorsi alla Facoltà di Architettura, la passione si faceva sempre più inarrestabile. Una volta ottenuta la laurea, si è ripresentato il momento della scelta, stavolta con esito diverso…: “Confessai ai miei genitori che volevo cambiare rotta e provare a fare ciò che amavo, ovvero recitare. La loro reazione? Sul momento incerta, ma non hanno mai smesso di incoraggiarmi e ancora oggi li ringrazio per il sostegno. Da figlio unico, volevo in tutti i modi ripagare la loro fiducia”.

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Il grande sogno si materializza con l’ingresso allo Stabile di Genova, una delle massime istituzioni italiane della recitazione. “A Genova sono stato quasi 7 anni, è stato un periodo fondamentale della mia vita. Ho imparato tanto, sono maturato e ho definitivamente capito quale era il percorso che volevo intraprendere”. Ottenuto il Diploma Scuola di Recitazione del Teatro Stabile di Genova, Alessio nel 2013 si trasferisce a Roma. Arrivano subito le prime esperienze di rilievo, soprattutto teatrali.

“Per me il teatro è la base di tutto. Ti ‘spogli’ davanti al pubblico, provi fisicamente e nell’immediato la sua reazione. E’ l’arte che vive di quell’istante, si consuma e respira nel momento. Se lo preferisco al cinema e alla tv? Noi raccontiamo storie, muta la forma ma non la sostanza. Non mi piace la divisione in categorie, provo la stessa soddisfazione nel recitare nelle varie forme possibili”.

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Quando il talento si sposa con l’abnegazione, i risultati difficilmente tardano ad arrivare. Sul grande schermo, l’attore reggino recita nel film ‘Lea’ di Marco Tullio Giordana, le prime esperienze in tv arrivano al fianco di un totem come Paolo Sorrentino (‘The Young Pope’) e del concittadino Fabio Mollo con ‘Renata Fonte’: “Tutti i registi avuti sino a oggi mi hanno insegnato qualcosa. Marco Tullio Giordana è un maestro del cinema oltre ad essere una persona splendida e generosa, insegnava trucchi e dava consigli per il semplice piacere di farlo. Fabio Mollo è bravo a portare la calma sul set, regno solitamente dominato da caos e nevrosi (ride, ndr)”.

Periodo particolarmente intenso e ricco di soddisfazioni professionali per Alessio Praticò, nel cast della serie ‘Il Cacciatore’, recentemente andata in onda su Rai2 e che ha ottenuto un successo di pubblico e critica.  “Ha trovato il favore di pubblico e critica perchè è un prodotto ben fatto e curato in tutti i suoi aspetti. Raccontiamo i due punti di vista, del bene e del male, e ci fa piacere notare come il pubblico empatizzi maggiormente con il bene. Dopo le polemiche passate sul rischio di ‘mitizzare’ il male, credo si tratti di un bell’esempio di lavoro sull’essere umano e le sue diverse sfaccettature emotive”, afferma Praticò, nei panni di Enzo Brusca nella serie.

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L’attore reggino partecipa anche ad un’altra delle serie più interessanti del 2018, ‘Il Miracolo’, che sarà trasmessa su Sky a maggio. “E’ un prodotto completamente diverso, stupirà il pubblico. Ha una narrazione distopica, si immerge nel fantasy e nel mistero. E’ stato bello lavorarci, da reggino doppiamente visto che alcune parti della serie le abbiamo girate a Cittanova”. Sui prossimi impegni cinematografici prevale la scaramanzia, mentre sul piccolo schermo Praticò prenderà parte alla terza stagione della fiction Rai ‘Una pallottola nel cuore’, con protagonista Gigi Proietti.

“Come regista, dopo il cortometraggio ‘Sradicati’ che mi ha dato tante soddisfazioni, sto pensando a nuovi progetti cosi come desidero presto tornare in teatro. Il mio percorso è un continuo punto di partenza, chi si sente arrivato commette un grosso errore. Io cerco di essere una spugna, ogni esperienza lavorativa è un’imperdibile occasione per crescere e imparare. Con chi mi piacerebbe lavorare? Diversi registi, cito Virzì perchè mi piacerebbe esplorare ulteriormente il mio lato comico”.

 

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Progetti futuri, soddisfazione per il presente, ma il pensiero spesso vola anche al passato. A Reggio Calabria, città che ne ha cullato sogni e speranze, prima del trasferimento a Genova. “A Reggio ho famiglia e amici, sono legatissimo alle mie radici e ci torno appena possibile. Ricordo le domeniche spensierate in campagna dai parenti, il profumo degli alberi di arance. Mi manca tutto questo, così come il clima, il mare, odori e sapori mai più ritrovati in nessun altro luogo”.

Sentimenti profondi e intensi, anche dolceamari quando si tratta di fare un ritratto attuale della sua terra. “Ci sono problemi e difficoltà, in realtà diffusi su tutta la nazione. Quello che mi fa arrabbiare è l’atteggiamento, spesso manca l’autocritica e il rispetto per la propria città. Perdiamo le occasioni per migliorare, demandiamo sempre agli altri un problema o una responsabilità. Reggio Calabria è un luogo magnifico ma deve imparare ad amarsi”.

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La crescita e il rinnovamento passano anche da una produzione culturale sempre maggiore, altra nota dolente in riva allo Stretto. “Vedo quasi una morte culturale di Reggio, e questo da attore mi fa doppiamente male. La cultura fa aprire gli occhi e attivare il cervello, serve una strategia mirata per valorizzare il prodotto. Sarei fiero di poter dare il mio piccolo contributo per favorire iniziative culturali nella mia terra. Finora purtroppo non si sono create le condizioni”.

Nessuna voglia di puntare il dito, è un messaggio affettuoso velato d’amarezza: “Colpe della classe politica? Abbiamo il diritto di criticare se le cose non vanno, seppur in modo costruttivo. Tutti si sentono attaccati, forse servirebbe più umiltà e maggiore pragmatismo. Dico queste cose perchè sono orgoglioso di essere reggino e so quali sono le potenzialità del nostro territorio”.