Gotha, il Pm: 'Cammera funzionale agli interessi della 'ndrangheta'

I magistrati reggini accusano l'ex dirigente comunale Marcello Cammera di avere favorito gli interessi di Paolo Romeo

Una testa di ponte dentro la stanza dei bottoni che controllava gli appalti pubblici della città; un braccio operativo agli ordini di Paolo Romeo proprio nel cuore del settore urbanistica di palazzo San Giorgio. C’è l’ex funzionario comunale Marcello Cammera nel mirino della distrettuale antimafia dello Stretto nell’ambito della requisitoria del processo Gotha agli invisibili della ‘ndrangheta.

«Cammera aveva piena consapevolezza della perfetta strumentalità del suo ruolo agli interessi delle ‘ndrine – ha detto in aula il pm Stefano Musolino – parliamo di un soggetto che ha agevolato gli interessi delle imprese mafiose, quelli dell’imputato Paolo Romeo e quelli degli imprenditori le cui aziende erano state sottoposte a interdittiva antimafia».

IL SISTEMA

Un vero e proprio sistema che si sviluppava su un doppio binario: da una parte Cammera era, nell’ipotesi avanzata dai magistrati reggini, il perno attraverso cui Romeo – già condannato in passato per associazione esterna – riusciva a tessere le proprie strategie di potere economico sulla pelle della città, dall’altra avrebbe operato anche in “forma privata” per agevolare altre aziende in odore di mafia.

Nello specifico, la distrettuale antimafia dello Stretto indica almeno una decina di episodi nei quali  Cammera avrebbe utilizzato il proprio potere all’interno della macchina amministrativa reggina per favorire una serie di aziende legate a doppio filo con la criminalità organizzata. Episodi che i magistrati fanno risalire nel tempo fino al lontanissimo 2002.

DELAZIONI

E se l’ex dirigente comunale è accusato di avere favorito le aziende colluse, allo stesso modo, per preservare il proprio potere e garantire la massima efficienza del suo “sistema”, Cammera avrebbe agito anche in un’altra direzione, fornendo agli imprenditori che a quel sistema si erano rivolti per oltrepassare lo stretto formato dalle interdittive antimafia (che di fatto impedisce alle amministrazioni pubbliche di sottoscrivere contratti con le aziende che ne sono destinatarie) i nomi dei colleghi e dei politici che si opponevano a quel tipo di operazioni.