Processo Miramare, parla Zagarella: 'Da 7 anni vivo uno psicodramma. Chi mi conosce sa'

Dichiarazioni spontanee in aula dell'imprenditore reggino: "Sarebbe stata una grande soddisfazione tirare fuori i ragazzi del sottoscala e metterli nel 'gioiello di famiglia'"

Si riaccendono i riflettori sul processo Miramare, ormai alle battute finali (arriverà il 19 novembre la sentenza del collegio giudicante). Previsti per oggi gli interventi dei legali degli imputati minori, Saverio Anghelone, Agata Quattrone, Patrizia Nardi Giuseppe Marino e Maria Luisa Spanó. Dopo la requisitoria del dott. Ignazzitto di due settimane fa, in cui il pm ha chiesto un anno e 10 mesi di condanna per Giuseppe Falcomatà e un anno e otto mesi per tutti gli altri imputati, adesso tocca agli avvocati prendere la parola e sostenere le tesi difensive dell’ex giunta, incriminati per falso e abuso di ufficio.

L’accusa, come noto è quella di avere affidato direttamente e senza bando un bene pubblico, il Miramare, tante volte definito il “gioiello di famiglia” dal sindaco Falcomatà, a un suo amico, Paolo Zagarella (difeso dall’avvocato Andrea Alvaro) dell’Associazione ‘il sottoscala’.

Processo Miramare: le dichiarazioni spontanee di Zagarella

Processo Miramare

Ad anticipare tutti, nel corso dell’udienza di oggi, è stato però l’imputato Paolo Zagarella che ha chiesto di poter rilasciare dichiarazioni spontanee:

“Vorrei fare delle precisazioni. Una delle cose che mi ha colpito è che dopo 7 anni si è creata confusione attorno al mio ruolo lavorativo. Sono un imprenditore agricolo che produce olio, ho avuto una società edilizia, una società di informatica dell’industria reggina e regionale. Non ho preso forse il volo perché sono sempre stato un po’ idealista e, forse, è proprio questo idealismo che mi ha condotto qui oggi”.

Dopo il preambolo “professionale”, Zagarella è passato invece ad illustrare all’aula il suo rimpianto:

“Un mio grande rimpianto è quello di non aver potuto espletare le mie idee. Chiedo 3 minuti per dire in sintesi quale era l’idea dai contenuti virtuosi e nobili. Si andava, infatti, a collocare come protagonista principale dell’iniziativa i “ragazzi del Sottoscala”, così chiamati perché sono appunto ubicati in un sottoscala. Sarebbe stata una grande soddisfazione tirarli fuori da lì e metterli in quello che loro definiscono “il gioiello di famiglia”. Un immobile importante che, ancora dopo 20 anni, continua ad essere chiuso.

Il Miramare giace fatiscente – ha aggiunto l’imputato – magari con le mire di qualcuno che vuole trovarlo così per comprarlo a quattro soldi, perché a questo mirano le lobby”.

Nel suo breve intervento, Zagarella ripercorre a ritroso gli anni del processo che lo hanno visto coinvolto:

“La prima volta che sono stato in quest’aula non avevo esperienza con il tribunale e l’ambiente giudiziario e quasi ingenuamente ricordo di aver detto “Io potrei essere uno di voi” perché io ho 54 anni di accreditamento con lo Stato. Mi sono comportato sempre bene in una terra come la nostra. Ho cercato di trasmettere tutte le impressioni che avevo avuto.

L’idea era nobile perché andava a creare una serie di effetti a caduta sulla popolazione sana di Reggio che era veramente immensa. La situazione, forse, ci ha condotto a portare vantaggio proprio a chi non volevo”.

La nomina di presidente dell’associazione Sottoscala

Processo Miramare Aula Buker

Paolo Zagarella ha parlato all’aula anche della sua nomina a presidente dell’associazione Sottoscala:

“Lo sono diventato a ridosso dell’iniziativa perché esponendo l’idea, i ragazzi fecero plauso. Ritengo che su Reggio, anche a ragione dell’esperienza di questi 7 anni di psicodramma, la gente mi conosce e sa quali sono le mie intenzioni.

Io non volevo farlo, siccome la signora Zaminga in quel momento aveva un po’ di disinteresse, mi feci convincere e non pensai al fatto che ciò avrebbe portato a questo. Con le cose del Comune e dello Stato non ci ho mai avuto a che fare. Anzi, solo una sola volta quando ho condotto 38 imprenditori tra Confindustria e Confcommercio ad affrontare le società mista”.

Zagarella ha concluso le sue dichiarazioni con un messaggio rivolto direttamente alla giuria:

“Un uomo come me non si può fare scudo dei più deboli. Mi dispiace che la giuria non mi conosca personalmente e oggi mi sono voluto presentare anche per questo. Chi mi conosce sa, io non posso farmi scudo dei ragazzi”.