Processo Miramare, i legali di Zagarella e Muraca: 'Era un'amministrazione giovane ed inesperta'

"Stiamo facendo un processo per due sale dell'immobile", sottolineano i legali della difesa. Falcomatà-Neri, il gelo dopo un anno

Processo Miramare, si torna in aula. Penultima udienza quella di oggi (poi diventata terz’ultima…) all’interno della Corte d’Appello di Reggio Calabria.

Presente gran parte degli imputati, oltre al sindaco sospeso Giuseppe Falcomatà (sempre presente e attento in tutte le udienze) si è rivisto a quasi un anno dalla sentenza di primo grado anche Armando Neri. E’ stata la prima occasione, piuttosto gelido, di incontro tra i due, un tempo amici e legati da un rapporto di stima e fiducia, che si è disintegrato negli ultimi 12 mesi.

In apertura di seduta, il giudice Monica Monaco ha concordato con i legali difensivi e il P.g. Ingnazitto un nuovo calendario delle udienze, con una seduta aggiunta per lunedi 7 novembre alle ore 10.30.

Alla luce del nuovo calendario, due le udienze che si sono tenute nella giornata di oggi. Ha aperto la seduta l’avv. Laganà, difensore dell’ex assessore Giovanni Muraca, a seguire l’arringa dell’avv. Andrea Alvaro (difensore di Paolo Zagarella) e in chiusura l’intervento dell’avv. Azzarà per l’ex vicesindaco Giuseppe Marino.

‘Muraca non è la ‘longa manus’ di nessuno. All’epoca dei fatti era un giovane assessore, anche inesperto, reduce dall’esperienza come volontario dell’esercito a Nassirya e poi all’interno della Polizia di Stato. Faccio questa premessa per far capire il tipo di profilo, un uomo etico che non si può prestare a nessun disegno criminoso’, evidenzia Laganà.

Il difensore di Muraca tira in ballo in diverse occasioni il Procuratore Generale Ignazitto, responsabile a suo dire di aver favorito una sentenza errata con delle suggestioni che avrebbero creato una ‘bolla’ di fantasie. ‘Abbiamo immaginato musica, feste e banchetti, Ignazitto con la sua bravura ci ha accompagnato per mano in un mondo emozionante e suggestivo. Senza questa bolla creata ad arte -assicura Laganà- non ci sarebbero stati dubbi sull’innocenza degli imputati’.

Chiavi famose

La questione ormai famigerata delle chiavi del Miramare consegnate da Muraca non rappresenta immissione di possesso secondo Laganà, il quale rispetto al ‘fatti ridare le chiavi’ pronunciato dalla dott.ssa Spanò non significa automaticamente che fossero rimaste in possesso per un tempo indeterminato dai gestori dell’associazione Il Sottoscala.

“In ogni caso non rappresenta un reato che un amministratore dia le chiavi in situazioni simili. Abbiamo prove tramite tabulati telefonici della fine di luglio e inizio agosto 2015 che evidenziano come il detentore delle chiavi fosse il signor Giustra, dipendente comunale”.

“Ignazitto ha infilzato tutti i testi nei primi interrogatori, loro sono stati ingenui, ma questo è assolutamente un processo a prova documentale, ma che è stato condotto nell’irrilevante. Parliamo di fatti banali”, afferma il legale di Muraca.

La delibera 101, specifica Laganà, non dava alcun permesso di fare feste ma al contrario vietava attività a scopo di luco. ‘Anche lo statuto dell’associazione Il Sottoscala non prevedeva utili, se non da spendere all’interno della stessa. Quindi in realtà cosa è stato deliberato? Quello che risulta agli atti o quello riportato dalle suggestioni di Ignazitto? I fatti costituiscono un muro oggettivo, per questi motivi chiedo assoluzione di Muraca’, conclude Laganà nel suo lungo intervento.

“Amministrazione giovane ed inesperta”

Successivamente, ha preso la parola l’avv. Alvaro, legale dell’imprenditore Paolo Zagarella. ‘Si parla di Miramare quale gioiello, ma si trattava di un immobile impolverato e arrugginito. L’associazione voleva renderlo fruibile e restituirlo alla città’, spiega in apertura Alvaro.

“Si trattava di un’amministrazione giovane, non erano certo navigati ed esperti amministratori. Questa vicenda rappresenta l’unico ‘neo’, questo testimonia che si trattava di ragazzi inesperti ma persone perbene. Volevano rilanciare città e in quest’ottica si prestava la riapertura del Miramare. Il progetto di organizzare eventi non si è mai realizzato, quindi è un processo alle intenzioni o ipotesi ma non si è mai verificato. Nessuna metamorfosi per l’associazione presieduta da Zagarella, che non ha cambiato mai finalità dalla sua nascita”, spiega Alvaro nel corso della sua arringa.

Si parla sempre di ipotesi e nessuna certezza, secondo il legale di Zagarella, che assicura come il suo assistito fosse già socio dell’associazione Il Sottoscala, “in caso contrario non sarebbe mai potuto diventarne presidente”.

Nessuna volontà da parte di Zagarella di commettere reati o illeciti secondo Alvaro: “Lo avesse pensato, non avrebbe inserito email personale e numero di telefono nella domanda di richiesta del Miramare, si sarebbe nascosto. Sento parlare di ‘avevano dato l’intero Miramare’, ma non è affatto così. Stiamo facendo un processo per due sale dell’immobile”, ha evidenziato in conclusione di intervento Alvaro.

Per il 7 novembre, previste le udienze dell’avv. Belvedere per Giovanna Acquaviva, dell’avv. Panella per Giuseppe Falcomatà, dell’avv.Giuseppe Alvaro per Saverio Anghelone, dell’avv.Zampano per Nino Zimbalatti, dell’avv. Azzarà per l’ex vicesindaco Giuseppe Marino e dell’avv. Andrea Alvaro per Armando Neri.

Rimane in dubbio l’intervento dell’avv. Caiazza per Falcomatà, attualmente rimane in calendario per l’8 novembre ma anche in questo caso si proverà ad anticipare al giorno precedente.