Quanto costerebbe il tunnel sotto lo stretto di Messina

La stima del viceministro delle Infrastrutture, Giancarlo Cancelleri, che punta su tecniche ultramoderne e un basso impatto ambientale

Costruire il tunnel sotto lo stretto di Messina richiede una legge ad hoc e 5 miliardi, ma permetterebbe di collegare con l’alta velocità Palermo e la Sicilia, realizzando un’opera a basso impatto ambientale e sicura. A fare il punto, in un’intervista alla Stampa, è il viceministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Giancarlo Cancelleri.

I costi e gli obiettivi

Le prime ipotesi di spesa per un tunnel che colleghi Calabria e Sicilia “sono tra i 4,8 e i 5 miliardi. Abbiamo i soldi del Recovery fund e il piano di rilancio va presentato a ottobre”, spiega il politico del Movimento 5 Stelle.

“È un’occasione irripetibile”, ma va integrata “all’interno di un progetto più ampio che serve a portare l’alta velocità in tutto il Sud” perché in sé e per sé “come elemento singolo è un dibattito che non appassiona più nessuno”.

Insomma, per Cancelleri:

“Il miracolo del ponte di Genova è il nostro obiettivo”. Nel senso che, “se inserito nel piano complessivo dell’alta velocità al Sud”, il progetto del tunnel “sarà unico”, garantisce il viceministro dei Trasporti.  “La domanda che dobbiamo porci – dice alla Stampa – non è più se siamo favorevoli o meno al ponte” bensì “se siamo d’accordo che l’alta velocità da Salerno arrivi fino a Palermo. Sono certo che, posta in questi termini la questione, non troveremmo una sola persona contraria”.

Il percorso e le caratteristiche

“Serve una legge ad hoc come a Genova. Tecniche ultramoderne e basso impatto ambientale”, aggiunge Cancelleri, che analizza poi l’opera sotto il profilo tecnico.

“I modelli che abbiamo studiato nel mondo usano tecnologie capaci di reggere a scosse di 7,5 gradi della scala Richter”.

E spiega:

“Un tunnel subalveo è stato costruito nel canale di Suez, ben più ampio dei chilometri che dividono Sicilia e Calabria. La galleria della Manica è a 240 metri sotto il livello del mare. Oggi, grazie a tecniche costruttive più innovative, possiamo arrivare a profondità minori. E secondo i primi studi arriveremmo a 170 metri. Verrebbe garantita la sicurezza sismica e l’infrastruttura non sarebbe esposta, per il suo utilizzo, all’umore dei venti, come avverrebbe con il ponte”.

Fonte: Agi