Reggina: è il momento di parlare. Devono farlo Ballarino, Minniti, il capitano, la politica
Solo sapendo davvero cosa sta succedendo, si potrà tornare a parlare di calcio. E poi, esistono trattative per la cessione della società? Ci sono incontri in corso con potenziali acquirenti? È vero che alcuni imprenditori locali stanno cercando di rilevare la società?
05 Novembre 2025 - 10:36 | Riccardo Mauro

È inizio novembre e a Reggio Calabria si respira un’aria surreale. La Reggina, quella che in estate era stata presentata come la “corazzata” destinata a stravincere il campionato di Serie D, oggi si ritrova spettatrice interessata dello scontro salvezza tra Acireale e Paternò. Un paradosso che, a ben vedere, non nasce oggi ma affonda le sue radici nel settembre 2023, quando il fallimento targato Saladini lasciò dietro di sé non solo macerie sportive, ma una tifoseria ferita e divisa.
Da allora, Reggio non ha più ritrovato unità né serenità. La scelta dell’amministrazione comunale di affidare la nuova società alla cordata guidata da Nino Ballarino, preferendola a quella dell’imprenditore Stefano Bandecchi, ha spaccato il popolo amaranto in due. Una frattura mai ricomposta, che col passare dei mesi si è trasformata in diffidenza, amarezza e, oggi, rabbia.
Sul campo, la delusione è totale. Dopo due stagioni chiuse con piazzamenti playoff, la Reggina 2025-26 si è presentata con un organico definito da tutti “ammazzacampionato”, salvo poi mostrare limiti evidenti fin dal precampionato — tra amichevoli imbarazzanti con dilettanti maltesi e squadre di Prima Categoria. Una squadra senz’anima, incapace di imporsi, che ora rischia seriamente di doversi guardare alle spalle per non sprofondare addirittura in Eccellenza.
Ma a Reggio, ormai, non si parla più di calcio giocato. Si parla di “cascitte” e “golpi” interni. Si parla di confusione, di tensioni, di voci che si rincorrono senza mai trovare una smentita ufficiale. Perché il silenzio — quello cervellotico e ostinato della società — è diventato il vero protagonista di questa stagione.
Un silenzio stampa che non ha portato concentrazione, ma solo ulteriore incertezza. Un silenzio che ha isolato la squadra, allontanato i tifosi e fatto crescere sospetti e rancori.
È arrivato il momento di parlare.
Il professore Ballarino e il presidente Minniti devono guardare in faccia la città e spiegare cosa sta accadendo. Esistono trattative per la cessione della società? Ci sono incontri in corso con potenziali acquirenti? È vero che alcuni imprenditori locali stanno cercando di rilevare la Reggina? Domande semplici, dirette, alle quali i tifosi meritano risposte.
Reggio è una città piccola, la gente mormora, e chi oggi fa parte della dirigenza o siede al tavolo degli sponsor sa benissimo che la trasparenza è l’unico modo per ricostruire fiducia. Continuare a nascondersi dietro al silenzio non fa altro che alimentare la frustrazione di una tifoseria che, nonostante tutto, continua a riempire il Granillo con 4.500 presenze medie — un dato impressionante per una squadra di Serie D.
Devono parlare anche i giocatori, magari il capitano o i reggini in rosa, perché questa piazza non merita di essere ignorata. E deve parlare la politica, che troppo spesso si è mostrata vicina alla società quando le cose andavano bene — tra targhe, interviste e passerelle — ma oggi tace di fronte a un disastro sportivo e sociale.
Non si può continuare a dare la colpa ai tifosi, accusandoli di mettere troppa pressione. Sarebbe ingiusto, meschino e, diciamolo, ridicolo. Parliamo di una città che, nemmeno tre anni fa, sognava la Serie A e che oggi, con la stessa passione, prova a sostenere una squadra che lotta per non retrocedere.
I reggini hanno sopportato tanto, forse troppo. Ora meritano chiarezza, a 360 gradi.
Perché solo sapendo davvero cosa stia succedendo si potrà tornare a parlare di calcio, e solo restituendo verità e dignità a questa maglia si potrà pensare di ricostruire.
Fino ad allora, ogni silenzio sarà un colpo inferto alla storia e al cuore della Reggina.
