Reggina: Il ds Taibi racconta la stagione, tra strategie, obiettivi cambiati, l'esclusione

"Il primo obiettivo era la salvezza, poi è cambiato tutto, anche il budget"

Torna a parlare Massimo Taibi, questa volta da ex Ds della Reggina vista la triste conclusione della società amaranto nella quale lui ne è stato dirigente per cinque anni, esclusa dal professionismo. Ha chiesto di parlare con i giornalisti per il racconto di tutto quello che è accaduto fino alla decisione del Consiglio di Stato: “Avevo necessità di incontrarvi. Un grandissimo dispiacere per come sono andate le cose, per i tifosi, per la città, tutti noi credevamo in un altro epilogo. Ringrazio tutti coloro che in questo percorso mi hanno sostenuto, in modo particolare anche quelli della Curva Sud che ci hanno seguito fino al Consiglio di Stato.

La storia dell’ultima Reggina è partita a giugno scorso, con la nuova società che ha ereditato tanti debiti. Il primo obiettivo era la salvezza, partendo da un punto fermo, Stellone. Poi la strategia societaria è cambiata, si è andati su Inzaghi ed anche il budget messo a disposizione era cambiato. Non decido io quanto deve spendere una società, mi sono sempre attenuto alle direttive. Per fare plusvalenze ci sono tanti modi. Dal settore giovanile è arrivato poco. Si poteva investire sui cartellini, ma nessuna delle società della Reggina per le quali ho lavorato ne aveva intenzione, per scelta. Avevo venduto Rivas ad un milione e seicentomila euro, la sua cessione è stata bloccata proprio per le ambizioni di vittoria che aveva la società.

Lo scorso gennaio mi è stato detto di investire sul mercato, c’era cinque giocatori molto forti già bloccati, poi mi è stato detto che non era possibile fare investimenti e mi sono attenuto anche a questa indicazione. Da quel momento la squadra è entrata in sofferenza, complice pure la prima notizia venuta fuori da un giornalista importante che metteva in dubbio il percorso di omologa che si stava facendo e quindi il possibile arrivo delle penalizzazioni. Nonostante questo siamo rimasti compatti, i calciatori comunque hanno percepito puntualmente lo stipendio, questo va detto. Dopo Ascoli c’è stata una forte interruzione dei rapporti tra la proprietà e la squadra compreso il sottoscritto, da lì è iniziato il calvario, lì avevo capito che stava cambiando tutto, ma mai pensavo ad una simili fine. Sono accadute situazioni antipatiche, i panni sporchi si lavano in famiglia e non davanti ai dirigenti della squadra avvesraria. Il 20 giugno veniamo a conoscenza del mancato pagamento, da quel momento un susseguirsi di situazioni che poi hanno portato a quello che è accaduto. Ho supplicato i calciatori a rimanere compatti, ci credevamo tutti, ma non è andata bene. Ringrazio le istituzioni, in modo particolare Carmelo Versace e Paolo Brunetti, i sindaci f.f.. Mi preme ringraziare anche l’onorevole Cannizzaro. Non è vero che le Istituzioni non ci hanno accompagnato, anzi, l’esatto contrario. Sono stati cancellati cinque anni di lavoro”.