Se a Reggio anche la scuola è privata dell’acqua. Le borracce? 'Bambini umiliati'

Il triste racconto di un padre. La lettera rivolta alle istituzioni

E’ già circolata sui mezzi di comunicazione la notizia dei gravi disservizi idrici che da oltre 20 giorni stanno mettendo allo stremo un ampio territorio a Nord di Reggio Calabria, e in particolar modo la frazione di Villa San Giuseppe.

“Capirai che novità”, direbbe qualcuno.

Sono all’ordine del giorno notizie di disservizi idrici nel comune di Reggio Calabria. Dove sarebbe la notizia? Non fosse una tragica ironia potremmo dire che sembra la scoperta dell’acqua calda. Ma se scendessimo di scala nelle nostre osservazioni, se cominciassimo a guardare i problemi non più da una cinica e rassegnata dimensione a volo d’uccello (a tutti manca l’acqua) e scendessimo di scala a guardarli da vicino, forse percepiremmo la totale inaccettabilità di una situazione che sta portando alla morte per invivibilità interi territori.

Se il problema dei rifiuti invece di guardarlo dalla dimensione dei “lordazzi” che buttano la spazzatura per la strada, l’avessimo guardato nella dimensione del cittadino che fa la differenziata, che paga l’immondizia e che non dovrebbe ritrovarsi tutti i giorni ad attraversare montagne di spazzatura per tornare nella propria abitazione, forse avremmo capito che non era possibile gestire il servizio in questi termini, che prima di far partire una differenziata spinta avremmo dovuto risolvere il problema evasione per non trovarci in questa situazione che mortifica quanti credono nel rispetto della legalità.

Ora proviamo a guardare il “problema acqua” da dentro, affrontandolo per esempio con il dramma quotidiano di una scuola periferica.

Nella scuola dell’infanzia e primaria di Villa San Giuseppe, da venti giorni, senza alcun preavviso manca, poi arriva un pochino, poi torna a mancare l’acqua, senza nessuno che comunichi se potranno essere garantiti i servizi igienico-sanitari o la pulizia del plesso, se sarà possibile scaricare uno sciacquone, anche perché la scuola è completamente sprovvista di serbatoio e di autoclave.

Capita così che si arrivi a scuola per portare i propri figli e si riceva la comunicazione che i rubinetti sono a secco, che manca l’acqua e che i genitori devono scegliere se riportarli a casa propria, magari lasciandoli ad una nonna o a un parente qualora i genitori siano attesi sul posto di lavoro, oppure farli restare a scuola nella speranza che arrivi prima o poi quel minimo di acqua che consenta di riempire quantomeno i secchi da scaricare nei gabinetti (ebbene si, riempire l’acqua al mattino nei secchi per poter ovviare allo sciacquone che si riempie e non scarica).

Capita che l’acqua manchi completamente ad una determinata ora della mattina, o che non ci sia proprio per l’intera giornata, e se ciò accade i genitori a fronte bassa rimettono i figli in macchina e li riportano a casa.

Un bambino che volta le spalle ad una scuola, che non solca l’uscio di quel plesso con la sua cartella piena di libri e buone speranze, è una quotidiana sconfitta della dignità e del diritto, un diritto negato che si ripete nel silenzio assordante di tutti.

Un diritto negato alla scuola che si somma al diritto negato a vivere in un mondo decoroso (ad Arghillà i bambini aspettano lo scuolabus in mezzo a montagne di spazzatura), a dimensione di bambino, senza strade dissestate, con strutture ricreative e sportive adeguate, in spazi urbani qualificati per il tempo libero, con servizi di trasporto efficienti.

Ecco, non mando una lettera di segnalazione di un disservizio alla stampa, ma la comunicazione della imminente dipartita di intere comunità alle quali è ogni giorno negato il diritto alla vita.

E’ inaccettabile vivere così, nella precarietà quotidiana, nella quotidiana assuefazione al brutto, allo sporco, alla sopraffazione. E pur sapendo che è del tutto inutile, che non serve, che le orecchie di chi deve ascoltare sono coperte dalla presunzione e dall’ipocrisia, è giunto il tempo di muovere il nostro J’accuse al sindaco, alla giunta, ai consiglieri locali, e ai loro lacchè, per aver reso impossibile la vita alle comunità di questa città, soprattutto ai bambini, umiliandoli e costringendoli a vivere in condizione di miseria umana quotidiana. Continuate le vostre passerelle indegne.

Regalate le borraccette di Greta ai bambini (“L’acqua del Menta, una promessa mantenuta”) nella scuola alla quale private l’acqua da giorni, continuate ad umiliarli i nostri bambini, inaugurate scuole mai finite con montagne di rifiuti mai rimossi nel cortile (plesso di Catona Centro), organizzate squallide manifestazione per lavare le vostre coscienze sporche. State soltanto continuando a privare i nostri figli di ogni presente, prima ancora che di ogni futuro.

La città muore cari miei, ogni giorno, inesorabilmente. Compiacetevi dei vostri successi.

Un padre, un cittadino
Maurizio Malaspina