Falcomatà azzera i vertici di Hermes e Castore, Rinascita Comune non ci sta: ‘Motivazioni poco chiare’
"Vicende e preoccupazioni che rischiamo di incidere pesantemente sulla gestione politica e amministrativa che condurrà alle prossime elezioni". Il capogruppo Filippo Quartuccio chiede urgente riunione dei capigruppo
08 Novembre 2025 - 14:54 | di Pasquale Romano

Il clima a Palazzo San Giorgio è teso. Giuseppe Falcomatà si prepara a lasciare il Comune per entrare a Palazzo Campanella da consigliere regionale. Prima, però, lo attende una settimana di fuoco. Sul tavolo del primo cittadino ci sono il rimpasto di Giunta, le ambizioni per una postazione interna all’opposizione in Consiglio Regionale e anche lo scossone deciso ai vertici di Castore ed Hermes.
Castore e Hermes, cambio di rotta a pochi mesi dal voto
Falcomatà ha convocato per sabato 15 novembre le assemblee delle due società. L’obiettivo è azzerare i CdA e passare al modello con amministratore unico. La mossa arriva a pochi mesi dalle elezioni e mentre il sindaco si appresta a lasciare Palazzo San Giorgio. Una tempistica che ha causato disappunto non solo nell’opposizione (dura in tal senso la presa di posizione del consigliere Massimo Ripepi) ma anche all’interno della stessa maggioranza.
Rinascita Comune alza la voce: “Convocate subito i capigruppo”
Il gruppo consiliare Rinascita Comune infatti, con il capogruppo Filippo Quartuccio e i consiglieri Giuseppe Sera e Santo Bongani, chiede chiarimenti immediati. Secondo quanto raccolto, nella giornata odierna è stata inviata al presidente del Consiglio Enzo Marra la richiesta di una convocazione urgente della conferenza dei capigruppo. Nel testo si parla di ragioni “poco chiare” della revoca dei CdA e si sollecita un confronto politico prima di qualunque atto.
“Abbiamo appreso dalla notizie di stampa, ivi comprese quelle pubblicate in data odierna, della prossima revoca dei CdA delle società partecipate, Castore ed Hermes.
Le ragioni di tale revoca e della nomina di un Amministratore Unico appaiono sempre meno chiare e più confuse e contribuiscono ad alimentare le incertezze e le preoccupazioni sorte a seguito degli esiti delle vicende elettorali recenti; vicende e preoccupazioni che rischiamo di incidere pesantemente sulla gestione politica e amministrativa che condurrà alle prossime elezioni.
Chiediamo, pertanto, una immediata ed urgente convocazione della conferenza dei capigruppo per discutere delle scelte che il Sindaco si accinge a compiere e di ogni altra ed ulteriore a questa collegata e connessa”, si legge nella comunicazione trasmessa.
La posizione di Rinascita Comune è netta. A partire dal capogruppo Filippo Quartuccio, il gruppo consiliare si dice contrario alla sostituzione degli amministratori delegati Domenico Mallamaci (Castore) e Giuseppe Mazzotta (Hermes). La motivazione è legata ai risultati ottenuti, che — sostengono — sono documentabili con dati oggettivi. Una linea che fa leva anche su un elemento politico: negli ultimi mesi lo stesso sindaco Falcomatà aveva pubblicamente elogiato il rendimento di Hermes e Castore.
La sorpresa nella maggioranza
Proprio questi apprezzamenti rendono la decisione del sindaco ancora più sorprendente agli occhi di parte di Rinascita Comune. Sorpresa che Massimo Ripepi avrebbe giustificato con una voglia di ‘vendetta politica’ da parte del sindaco Falcomatà.
“Mazzotta e Mallamaci alle ultime regionali hanno sostenuto Giovanni Muraca invece del sindaco, per questa ragione adesso il sindaco si vendica e li rimuove. Una scelta quantomeno anomala che solleva legittimi dubbi su finalità e tempistiche. Un tentativo, politicamente maldestro e meschino, di travestire una manovra elettorale in una procedura amministrativa”, le parole di Ripepi.
Il passaggio all’amministratore unico di Hermes e Castore, deciso da Falcomatà, cambia gli equilibri interni e apre un fronte politico sensibile. La settimana in arrivo si preannuncia quindi come uno spartiacque destinato a spostare gli equilibri: rimpasto, partecipate e rapporti nella coalizione si intrecciano in un quadro in rapido movimento.
La chiusura del lungo “capitolo Falcomatà” a Palazzo San Giorgio, durato oltre 11 anni, potrebbe così consumarsi tra tensioni e strappi, lasciando segni nella campagna elettorale ormai alle porte.
