Reggio, omicidio 1988: il nome dell'autore del delitto

L’omicidio di Giuseppe Cartisano, avvenuto il 22 aprile del 1988 durante la guerra di 'ndrangheta, ha oggi un colpevole

Nella giornata odierna, a conclusione di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria–Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal Procuratore dott. Giovanni Bombardieri, i Carabinieri del Comando Provinciale hanno dato esecuzione ad Ordinanza di applicazione di misura cautelare emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria a carico di un soggetto ritenuto responsabile dell’omicidio (premeditato ed aggravato dai motivi abietti) di Giuseppe Cartisano cl.67, assassinato a Reggio Calabria in data 22 Aprile 1988: Zappia Vincenzino detto “Enzo” cl.68, attualmente detenuto per altra causa.

L’indagine, condotta dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Reggio Calabria e coordinata dal Procuratore della Repubblica dott. Giovanni Bombardieri e dal Sostituto Procuratore dott. Walter Ignazitto, è stata avviata nel settembre del 2019 e ha consentito di fare completa chiarezza su uno dei fatti di sangue più efferati ed eclatanti della faida reggina a cavallo tra gli anni 80 e 90: l’omicidio di Giuseppe Cartisano.

I due killer entrarono in azione la sera del 22 aprile 1988 all’interno del bar gelateria Malavenda, nella centralissima piazza De Nava, laddove affrontarono apertamente il Cartisano, colpendolo a morte con numerosi colpi di arma da fuoco. Durante la loro fuga, però, furono intercettati ed inseguiti da una pattuglia dei Carabinieri, al cui indirizzo esplosero diversi colpi di arma da fuoco allo scopo di guadagnare la fuga.

Nel corso del conflitto a fuoco che ne seguì, rimase ucciso uno dei due sicari, il Pellicanò; l’altro (oggi identificato nell’indagato ZAPPIA) sebbene gravemente ferito, riuscì a dileguarsi, approfittando dell’aiuto fornitogli da ignoti complici. Sulla scena criminis, i Carabinieri rinvennero e repertarono – lungo la via di fuga dei killer – consistenti tracce ematiche. Si trattava del sangue che uno degli assassini aveva copiosamente perduto, dopo essere stato colpito alla gamba nel corso del conflitto a fuoco. Gli accertamenti tecnici condotti nell’immediatezza su quel materiale biologico, non consentirono, tuttavia, per le conoscenze tecnico – scientifiche dell’epoca, di addivenire all’individuazione del reo.

Nell’anno 2019, la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, nel riesaminare le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia (che avevano fornito indicazioni su quella vicenda nell’ambito del processo c.d. Olimpia e nel corso di indagini successive), ha proceduto ad una nuova ed accurata verifica degli atti processuali, recuperando i reperti di tracce ematiche rimasti custoditi per più di trent’anni negli archivi giudiziari.

Sono stati quindi delegati accertamenti genetico molecolari sui campioni di sangue in sequestro che, grazie alle moderne tecniche di laboratorio, hanno permesso ai Carabinieri Investigazioni Scientifiche – Reparto Investigazioni Scientifiche di Messina di estrapolare il DNA nucleare utile per fini identificativi.

La successiva comparazione di laboratorio ha fornito la definitiva ed inequivocabile conferma circa l’identità del killer fuggito all’epoca dei fatti.

È stata infatti riscontrata la perfetta sovrapponibilità tra il profilo genetico molecolare estratto dalle tracce ematiche rinvenute sulla scena del crimine e quello ricavato dal tampone salivare dell’indagato Vincenzino ZAPPIA.

L’individuazione dell’impronta genetica, per di più, si aggiunge, corroborandolo, al già corposo quadro dichiarativo reso da numerosi collaboratori di giustizia, in merito al coinvolgimento diretto dello ZAPPIA nell’agguato mortale di piazza De Nava.

L’indagine ha ulteriormente certificato l’appartenenza di Vincenzino ZAPPIA alla potente cosca di ndrangheta dei “De Stefano – Tegano”, attiva in Reggio Calabria, per conto della quale aveva portato a compimento anche l’omicidio del giovane CARTISANO.

Le risultanze investigative hanno consentito di ben delineare la spiccata caratura criminale del destinatario del provvedimento di oggi, impostosi come uno tra i più spietati elementi dei gruppi di fuoco che la compagine di appartenenza, durante la seconda guerra di ndrangheta, aveva approntato per far fronte alle offensive delle cosche avversarie. Sullo sfondo una cruenta lotta senza quartiere ingaggiata per il predominio mafioso – territoriale sulla città di Reggio Calabria.