Reggio, fiumi di parole (a muzzo) e di rifiuti. Dalle promesse quando si passerà ai fatti?

Dramma rifiuti (e non solo): ma è sempre colpa del passato o di altri? Intanto i reggini aspettano i fatti...

“Ci salveremo pure questa volta. Con la lingua lunga e la memoria corta”.

Al ricco volume di citazioni del sindaco Falcomatà, il brano ‘Salsa’ cantato da J-Ax e Jake La Furia, seppur dimostri come il primo cittadino rimanga aggiornato sulle ultime hit e tormentoni estivi, si piazza agli ultimi posti in quanto a cifra letteraria.

Non va meglio nemmeno se si considera nello specifico la frase citata da Falcomatà. In quanto all’emergenza rifiuti infatti, se c’è qualcuno che con l’intervento odierno nel corso del consiglio comunale ha evidenziato di avere ‘la lingua lunga e la memoria corta’, è proprio il sindaco.

A più riprese infatti, nel corso di questi sette anni, il primo cittadino e le due amministrazioni si sono affrettate a garantire un imminente risoluzione del problema rifiuti. Promesse sempre abbracciate dal vento, come il fumo dei roghi si alzano nelle settimane più torride dell’anno.

La più celebre forse risale a circa 10 mesi fa. Durante la campagna elettorale, come salvagente da lanciare a sè stesso prima ancora che ai reggini, il sindaco assicurava come l’emergenza rifiuti sarebbe stata presto debellata, anche grazie all’apertura della discarica di Melicuccà. Allo stesso tempo, il primo cittadino puntava il dito contro le responsabilità della regione, rea di voler strumentalizzare l’emergenza bloccando di proposito alcuni atti pur favorire il centrodestra alle comunali reggine.

Sono trascorsi i mesi, Falcomatà (grazie al decisivo supporto di un centrodestra che ha vestito i panni di Tafazzi, riuscendo nella missione impossibile di perdere un’elezione già vinta in partenza) è stato rieletto da sia da sindaco di Reggio Calabria che metropolitano, forse l’ente che ha ancora più responsabilità in merito. Come nel gioco dell’oca però si è tornati inesorabilmente al punto di partenza…

Non si vede una fine per il dramma rifiuti divenuta oramai emergenza sanitaria, non si capisce come Reggio Calabria potrà evitare di annegare in questo tsunami di rifiuti, lo champagne necessario per brindare all’apertura della discarica di Melicuccà è ancora in frigo. Il refrain che vede il sindaco scaricare con semplicità le responsabilità alla Regione si ripete perpetuo, come (appunto) un tormentone estivo.

Ma a questo punto è lecito domandarsi: se le colpe sono della Regione Calabria, come mai Reggio si trova in uno stato decisamente peggiore non solo rispetto alle altre città calabresi, ma agli altri centri del territorio metropolitano? Perchè è evidente ai più come Reggio Calabria, purtroppo, svetti maestosamente in quanto a rifiuti e microdiscariche sparse per la città.

L’interrogativo successivo nasce spontaneo allo stesso modo: ma se nel corso di questi anni, oltre ad indicare la regione come unica colpevole e a fare promesse sulla risoluzione del dramma rifiuti costantemente non mantenute, come pensano l’amministrazione comunale e metropolitana con in testa il sindaco Falcomatà, di poter giustificare il proprio ruolo? Governare una città vuol dire innanzitutto dare risposte concrete e il più rapide possibili rispetto alle esigenze di una comunità. Almeno in teoria….

Amministrare una città non è cosa semplice, mescola onori ad oneri in parti uguali. Se dopo sette anni però, rispetto ai principali problemi che Reggio Calabria continua a soffrire, le uniche risposte che arrivano da Palazzo San Giorgio e Palazzo Alvaro sono ‘è colpa di qualcun altro’ o ‘è colpa del passato’, il rischio di amministrare ‘a muzzo’ (parafrasando l’intervento odierno del primo cittadino) è altissimo, esattamente come i cumuli di rifiuti che è possibile rintracciare in diverse zone della città, centrali e periferiche.

Questo Reggio Calabria non lo merita, e non lo merita nessun reggino. Delle parole (al vento) e ai teatrini da bambini viziati all’interno delle aule consiliari, i cittadini ne fanno volentieri a meno. Chiedono solo di poter vivere dignitosamente in una città che non assomigli, da anni, ad una gigantesca pattumiera. A non farsi sopraffare da vergogna e imbarazzo quando si tratta di invitare un parente o un amico in riva allo Stretto. A non voltarsi dall’altro lato, tappandosi naso e occhi, rispetto allo scempio che ci circonda.

A queste latitudini però, anche le più elementari banalità in quanto a servizi essenziali sembrano essere diventate fantascienza.