Reperti archeologici nello Stretto. Sudano a CityNow: "Necessari fondi per recupero e valorizzazione del sito"

Il primo ad immergersi al largo dello Stretto fu un archeologo subacqueo siciliano insieme ai due sub che scoprirono il giacimento archeologico nel 2017

Sono in corso proprio in queste ore le attività di monitoraggio del giacimento archeologico al largo dello Stretto.

I relitti, sotto osservazione già dall’agosto di quest’anno da parte del Nucleo Carabinieri Subacquei e del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale, sono già stati messi in sicurezza e adesso si attendono disposizioni dai piani alti del Ministero per i Beni e le attività culturali.

Cerchiamo di prevedere il futuro del tesoro sottomarino insieme al dott. Fabrizio Sudano, a capo della Soprintendenza Archeologia delle Belle Arti e del Paesaggio per la città metropolitana di Reggio Calabria.

“La prima vera segnalazione dettagliata del ritrovamento dei reperti risale al gennaio del 2017, quando due sub calabresi (uno reggino, l’altro cosentino) riportavano, direttamente alla Soprintendenza, la presenza di vasi ed anfore con tanto di foto e video – spiega il dott. Sudano ai nostri microfoni – Non avendo in organico nessun archeologo subacqueo, avevamo chiesto in quel periodo aiuto alla Regione Sicilia e nello specificoalla Soprintendenza del Mare“.

Il primo ad immergersi al largo di fronte l’Arena dello Stretto fu un archeologo subacqueo siciliano insieme ai due sub che scoprirono il giacimento archeologico. Era l’estate del 2017.

“Da quella prima ricerca si scoprivano reperti di altissimo livello storico con più resti di relitti di navi sovrapposti uno sull’altro”.

La Soprintendenza, attraverso il dott. Sudano, richiedeva immediatamente fondi alla Regione Calabria, senza tuttavia alcun successo. Riusciva però ad ottenere nel suo staff un’archeologa subacquea assegnata alla Calabria dal Ministero, la dott.ssa Alessandra Ghelli, oggi impegnata a coordinare e dirigere le indagini.

“Con cadenza mensile faremo dei monitoraggi costanti. In questi giorni le persone che hanno effettuato le indagini coordinate dalla dott.ssa Ghelli mi hanno riferito che c’era un’ottima visibilità. Le buone condizioni del mare hanno così permesso la verifica attuale aggiornata dei reperti. Ovviamente le operazioni richiedono un importante sforzo economico e sono necessari fondi per il recupero e la valorizzazione del sito. Per questo abbiamo già chiesto, grazie al Segretariato Regionale MiBAC per la Calabria, un finanziamento ed una somma per un progetto che prevede il recupero, la valorizzazione e un eventuale scavo”.

Seguiranno su CityNow approfondimenti ed interviste per capire adesso quale sarà il futuro del tesoro archeologico reggino.