Reggio – 007 e bombe finte, Report racconta il tritolo a palazzo San giorgio -VIDEO
Il programma ha raccontato lo scenario del 2004 con una telefonata inedita tra l'ex ministro Gasparri e l'ex assessore regionale Basile
15 Giugno 2021 - 09:45 | di Vincenzo Imperitura
Barbe finte e politici legati a doppio filo con la ‘ndrangheta; bombe prive di innesco che possono esplodere solo nella ricerca del consenso elettorale e soffiate transitate per il servizio segreto militare e costate allo stato 300 mila euro.
Fino alla telefonata con cui l’allora ministro delle comunicazioni Maurizio Gasparri avvisava l’ex assessore regionale di An Antonio Basile, del pericolo che, a suo dire, incombeva sull’allora traballante sindaco Peppe Scopelliti.
REGGIO E LA SUA PAGINA OSCURA DEL 2004, IL RACCONTO DI REPORT
Ci sono le telecamere di Report a riportare a galla una delle pagine più oscure della storia recente di Reggio: quella, già tornata alla ribalta con l’interrogatorio dell’ex assessore comunale e nuovo collaboratore di giustizia Seby Vecchio, sul ritrovamento nel 2004 della bomba in un bagno di palazzo San Giorgio proprio nei giorni in cui, travolto dalle correnti del suo stesso partito, il sindaco Giuseppe Scopelliti rischiava di venire disarcionato.
Ritrovamento avvenuto, ironia della sorte, il giorno successivo a quello che vide, dopo una segnalazione avanzata dallo stesso Sismi per opera dell’allora numero due del servizio segreto militare Mancini, l’assegnazione del servizio di scorta al futuro presidente di Regione considerato sotto la minaccia delle consorterie di ‘ndrangheta della città. E poi la Laura C. – affondata con il suo carico di morte durante la seconda guerra mondiale a due passi dalla spiaggia di Saline – da cui il tritolo per la bomba sarebbe stato prelevato, e gli interessi per la costruzione del nuovo palazzo di giustizia sullo Stretto, sullo sfondo di una città dove le cose non sono (quasi) mai quello che appaiono.
Una storia che è entrata anche nel processo Gotha attraverso le dichiarazioni di Seby Vecchio, che bollò la bomba come bufala messa in piedi dalla ‘ndrangheta per aiutare la carriera ancora zoppicante del futuro sindaco “più amato d’Italia” e che si svolge, tra poteri dello Stato che ondeggiano pericolosamente in bilico tra limpido e oscuro, nei giorni immediatamente precedenti all’arrivo della montagna di denaro pubblico garantito dal “decreto” Reggio.
LA TELEFONATA
E in questa Babele in cui è sempre più complicato distinguere il vero dal verosimile, a metterci il carico da 11 è l’ex ministro delle comunicazioni del Governo Berlusconi e capo della corrente di An di cui faceva parte anche Scopelliti, Maurizio Gasparri.
Intervistato dalle telecamere di Ranucci, Gasparri racconta delle telefonata che lui stesso fece all’allora assessore regionale Basile e in cui si mostrava preoccupato per le sorti di Scopelliti rammaricandosi per l’ipotesi di dimissioni che circolava in quel periodo. Una telefonata arrivata in seguito alle informazioni che lo stesso Gasparri avrebbe raccolto di prima mano direttamente dalla voce dell’ex numero uno del Sismi Nicolò Pollari.
Secondo il ricordo di Gasparri – a sua volta smentito categoricamente dal generale, che ha inviato una nota al programma Rai in cui ha negato ogni contatto con l’ex Senatore – Pollari avrebbe definito come autentiche le preoccupazioni per l’incolumità di Scopelliti, legando il tritolo utilizzato per il confezionamento della bomba al relitto del cosiddetto supermercato della ‘ndrangheta: la Laura C.
E così tra soffiate inaspettate, scorte preventive, improbabili fattorini (Seby Vecchio in aula raccontò che a portare la bomba nel bagno del comune fu l’ex capo ultrà Carminello), interessi della ‘ndrangheta e bombe prive di innesco che non potevano, la carriera politica di Scopelliti che era sul punto di naufragare, prese il volo sotto le insegne di un impegno antimafia travolto, anni dopo, dall’uragano Gotha.