Reggio, anime in fuga dalla guerra: arrivano i primi rifugiati ucraini

"Sono arrivati senza nulla, sono scappati così come erano in casa". Il racconto delle prime persone arrivate in città dall'Ucraina. Ci sono anche bambini

Sono oltre 500 mila le persone fuggite dall’Ucraina a causa del conflitto che infuria dallo scorso 24 febbraio. A comunicarlo, via Twitter, è l’UNHCR, Agenzia Onu per i rifugiati. In Italia è previsto un esodo di 150 mila anime e, mentre nella Capitale si mette a punto un modello di accoglienza, qualcuno è già arrivato a Reggio Calabria.

Nella città dello Stretto, la macchina della solidarietà si è messa in moto sin da subito ed in modo esponenziale. Basti pensare che, nella giornata di ieri, è partito il terzo camion carico di aiuti umanitari. La comunità ucraina reggina, grazie all’aiuto della società civile e della collaborazione tra associazioni e istituzioni, è riuscita ad inviare centinaia di provviste per aiutare l’intero Paese, attaccato dalla Russia ormai sette giorni fa.

A Reggio Calabria arrivano i primi rifugiati dall’Ucraina

Irina Costantine Comunita Ucraina

Mentre una delegazione russa si dirige nella località segreta in cui si svolgeranno i colloqui con l’Ucraina, a Reggio Calabria arrivano i primi rifugiati.

Hanno dovuto lasciarsi alle spalle tutto, casa, famiglia, beni. Sono stati costretti a lasciare il loro Paese, che sia di origine o adozione poco importa, ed ora sono in attesa di trovare un po’ di “pace”, dopo il tragico incubo in cui sono stati relegati durante questa lunga settimana.

“Sono arrivati senza nulla – ha spiegato Irina ai nostri microfoni – sono scappati così com’erano in casa”.

L’appello alle istituzioni

Secondo quanto appreso da CityNow, sono una decina gli ucraini fuggiti alla guerra attualmente presenti in città, di cui cinque bambini. Presto, inevitabilmente, ne arriveranno altri. E Reggio dovrà farsi trovare pronta.

“Stanno arrivando altre persone – ha proseguito Irina – abbiamo bisogno di trovare una sistemazione. Ci sentiamo abbandonati, siamo qui da soli  a gestire la situazione. Abbiamo cercato di raccogliere dei vestiti e di essere a loro disposizione. Molte persone si stanno anche offrendo volontarie per ospitare i rifugiati, ma di certo non saranno sufficienti. Bisogna capire come muoversi e farlo in fretta”.

L’appello, ovviamente, è rivolto alle istituzioni, uniche in grado di poter prendere decisioni concrete in grado di aiutare le persone che, presto, arriveranno in massa nel nostro Paese.