Regionali, Occhiuto a CityNow: ‘Con noi nove liste. Chiederò autocertificazione antimafia ai candidati’

L’aspirante presidente della Regione Calabria, che rivendica autonomia nelle scelte, vorrebbe un ente che si occupi del governo delle grandi questioni

“Ho scelto di candidarmi proprio perché sono convinto che la Calabria non sia ingovernabile. In questi giorni molti mi sconsigliavano di lasciare il ruolo di capogruppo di Forza Italia alla Camera dei Deputati per impegnarmi in una attività che molti ritengono fallimentare a priori.

Forse perché guardano a quello che è successo agli altri presidenti di regione. C’è chi ha fatto il presidente della Regione Calabria e non ha avuto più grande successo politico. È una regione che consuma le sue classi dirigenti”.

Roberto Occhiuto, candidato alla Presidenza della Regione Calabria, fresco di ufficialità, lo ribadisce ormai ad ogni uscita pubblica. Ed anche a CityNow, ospite di LiveBreak, lo sottolinea: la Calabria è governabile, ma ha bisogno di governo regionale che non si faccia sedurre dalla gestione spicciola ma che si occupi invece del governo delle grandi questioni, dalla sanità ai servizi pubblici essenziali:

“Una regione che utilizzi le risorse che ci sono in Calabria per lo sviluppo e per dare la possibilità ai giovani che rappresentano la principale risorsa economica e sociale di sviluppo del territorio, di rimanere in Calabria.

Vorrei che i giovani calabresi potessero decidere alla fine del loro percorso universitario di spendere le proprie competenze in Calabria, vorrei che gli imprenditori calabresi non siano costretti a eleggere la sede legale a Milano perché avere una società che ha sede a Taurianova a Cittanova o Cutro non fa brand a livello nazionale”.

Il problema più grave

“A noi la ndrangheta fa schifo”, ha detto martedì scorso alla presentazione ufficiale. D’altra parte Occhiuto ritiene che uno dei problemi più gravi che serve a comunicare uno spot terribile della Calabria è il problema della Ndrangheta che “rappresenta un cancro per la regione, che va combattuto con ogni forza anche in occasione della campagna elettorale e della compilazione delle liste, nelle quali dovranno esserci persone che vogliono fare campagna elettorale pulita, evitando di andare in ambienti che poi ipotecano la vittoria perché danno un consenso maledetto”.

Principi per la verità non nuovi, soprattutto se enunciati alla vigilia della campagna elettorale. Ma come si fa, in concreto, ad evitare tutto ciò?

“Io sto pensando ad alcuni meccanismi che riducano questo problema. Per esempio la Commissione antimafia, che si sa non è retta da un mio amico, ha nelle sue finalità quella di giudicare la candidabilità di ogni soggetto, ma lo fa dopo la presentazione delle liste.

Io sto pensando ad un meccanismo che induca la Commissione a farlo preventivamente per dire ai responsabili dei partiti che vogliono mandare le proposte di candidatura, con il consenso dei candidati, quali sono le candidature che possono essere problematiche.

Dovrebbero farlo tutti gli schieramenti. Chiederò ai candidati un’autocertificazione dalla quale si evinca che non sono sottoposti a procedimenti per mafia. Bisogna fare delle cose che sono anche costose dal punto di vista elettorale. Mi batterò perché il centrodestra abbia la giusta attenzione nella compilazione delle liste”.

Otto o nove liste a sostegno

A proposito di liste, alla presentazione ufficiale di martedì scorso c’erano i simboli dei partiti che compongono il centrodestra attuale. Sette partiti a cui si uniranno la lista del presidente e la lista Casa delle libertà (CDL) presente già alle scorse elezioni di gennaio 2020. Quindi alla fine, saranno 8 o 9 le liste che sosterranno la corsa di Roberto Occhiuto.

Ma la mente va già anche alla composizione della giunta regionale. Il candidato del centrodestra dice non averci ancora pensato e di non poter dire con certezza se sarà una giunta tecnica o politica, o entrambe le cose. Certo è che Occhiuto sottolinea con forza l’autonomia che vorrà conservare in caso di vittoria:

“Per ora c’è solo il vicepresidente, frutto degli accordi della coalizione. La giunta la farà il Presidente della Regione appena eletto, in piena autonomia, con l’equilibrio che deve avere un presidente regionale. E gli assessori dovranno essere i più capaci.

Per la verità non ci ho ancora pensato, più che altro per un fatto scaramantico. Aspetto di vincere e poi avrò molta attenzione nella nomina dei direttori generali. Perché i dipartimenti della regione si reggono sugli assessori, ma soprattutto sui dirigenti apicali che fanno funzionare il dipartimento”.

A proposito di liste e candidature, hanno fatto discutere le parole pronunciate da Domenico Tallini nel corso dell’ultimo Consiglio regionale, in cui sfidava l’attuale facente funzioni Nino Spirlì a misurarsi col gradimento degli elettori.

Occhiuto ha una sua idea in merito:
“Come commento le parole Tallini? Penso che Tallini abbia un problema aperto con Spirlì, e viceversa. Per quanto riguarda quest’ultimo, ha svolto una funzione complessa perché ha gestito una regione avendo solo i poteri ordinari, non potendo fare la straordinaria amministrazione.

Ma nel prossimo governo regionale di centrodestra, avrò io l’onere e l’onore di assumere decisioni che riguarderanno la Calabria e in questa attività mi avvarrò certamente di più di una persona intelligente. Spirlì può essere un validissimo collaboratore del Presidente della Regione. E in ogni caso se si vuole candidare si candida, è un affare suo e della Lega. Non posso certo essere io a dirgli quello che deve fare”.

Come cambierà cittadella

Come accennato Roberto Occhiuto ritiene che la Calabria sia governabile, ma anche che ha bisogno di un governo regionale che non si faccia sedurre dalla gestione spicciola ma che si occupi invece del governo delle grandi questioni. Un concetto che torna quando gli si rammenta di averla definita un Pachiderma:

“Vorrei essere un presidente che si occupa solo del governo della Regione, non della gestione spicciola. È stato questo l’errore di chi ha fatto il presidente in passato, si è ingolfato in questa gestione, La Regione deve essere un ente di programmazione, ma è diventato un pachiderma perché ha acquisito competenze che non ha saputo delegare in fatti di gestione che non riguardano il governo, perché le nomine hanno poi rilievo anche per i fatti di governo, però concentrare tutta l’attenzione sulle piccole questioni anzichè sulle grandi alla fine impedisce di avere chiara quella visione di regione che bisogna avere”.