Spirlì risponde ad Abramo: "Dice cose false. Sacal ha tradito fiducia Regione"

"Sono emerse situazioni e rilevate condotte personali da parte della governance della Sacal di certo contrarie alla legge", le parole di Spirlì

Continua a tenere banco la vicenda Sacal, tra vari botta e risposta e rimpalli di responsabilità. Ieri il sindaco di Catanzaro Sergio Abramo aveva puntato il dito verso l’ex f.f. Nino Spirlì, definendolo ‘negligente’ e colpevole di non aver seguito la pratica relativa alla società che gestisce gli scali calabresi.

Oggi è arrivata la risposta di Spirlì ad Abramo: “Riporta palesemente delle circostanze non vere, ecco perché“, afferma Spirlì, che attraverso i seguenti 4 punti ricostruisce il suo punto di vista.

1) Il Comune di Catanzaro e la Provincia di Catanzaro hanno scelto di non ricapitalizzare, circostanza che confligge con la sua dichiarazione di ritenere la partecipazione in Sacal strategica per Catanzaro… quale ente ritiene strategica una partecipazione e poi non ricapitalizza? Inoltre, ci si ricordi che Catanzaro ha anche un diritto di nomina di un membro del cda insieme con la Camera di commercio e la Provincia di Catanzaro.

2) La ricostruzione dell’incontro e dell’impegno della Regione ad acquistare le quote non optate da parte del Comune e della Provincia di Catanzaro è una ricostruzione faziosa e inverosimile, anche perché quanto detto è contrario alla legge. Tutti i soci partecipano alla divisione delle azioni non sottoscritte dagli altri soci in un aumento di capitale, pertanto la Regione si sarebbe potuta limitare a sottoscrivere pro-quota le azioni non optate dagli altri soci.

Poi, Abramo strumentalizza la mancata sottoscrizione delle azioni non optate nella seconda e terza tranche dell’aumento di capitale da parte della Regione, ma dimentica di ricordare come tale mancata sottoscrizione non sia dipesa dalla decisione dell’organo politico, come per il Comune di Catanzaro a guida Abramo, ma per l’indizione delle elezioni nell’agosto 2021, che ha determinato l’impossibilità per legge di convocare il Consiglio regionale nei 45 giorni antecedenti alle elezioni, circostanza che ha reso impossibile seguire l’aumento di capitale per l’ente regionale.

Non si tratta di alcuna mancanza di volontà o incapacità, ma di un evento che ha reso impossibile per la Regione seguire l’aumento di capitale. Nota a latere: anche l’ipotesi di acquistare le quote di Catanzaro è inverosimile, nessun socio può acquistare le azioni di un altro socio senza che scatti il diritto di prelazione per tutti i soci, compresi quelli privati.

3) La scure della Corte dei conti è diventata ormai il passepartout delle scuse degli enti locali, anche se nel caso di specie il problema, semmai ci fosse, è il contrario e lo potrebbero avere proprio gli enti che per scelta non hanno difeso il proprio investimento societario nella Sacal.

La circostanza che sottoscrivere le azioni dell’aumento di capitale non sarebbe stato un rischio di danno erariale per gli enti è comprovato dalla scelta fatta dal commissario prefettizio di Lamezia Terme, che anche per soli 150mila euro ha sottoscritto la prima tranche nei limiti delle disponibilità che aveva. Difficile ritenere che vi sia un rischio erariale su una condotta che viene eseguita anche da una commissione prefettizia di nomina statale, peraltro di altissimo standing nazionale (dott. Priolo).

Piuttosto, gli enti che non hanno difeso il proprio investimento e hanno permesso poi al socio privato di raggiungere il controllo dell’Assemblea non dovrebbero dormire sonni così tranquilli sotto il punto di vista del danno erariale. Infatti, dice bene Abramo che i Comuni non dovrebbero investire in società che non portino un interesse alle casse comunali. Ma Abramo si è mai chiesto perché un privato sia disponibile a investire oltre 12 milioni di euro in una società, se non ritenesse che possa ricavarne utili? Di quegli stessi utili ne gioveranno gli altri soci e pertanto anche quelli pubblici.

4) Altro punto riguarda di certo la dichiarazione di Roberto Occhiuto, che ha parlato di precise responsabilità politiche e professionali. La Lega, anche attraverso i propri professionisti, ha trasmesso ogni più utile informazione su quanto accaduto al presidente Occhiuto e si è posta al suo fianco da subito per tutelare la posizione della Regione sulla gestione degli aeroporti calabresi.

Tuttavia, quando già Roberto Occhiuto era stato nominato presidente, sono emerse situazioni e rilevate condotte personali da parte della governance della Sacal di certo contrarie alla legge, soprattutto per la reticenza nei confronti dei soci rispetto a quanto contestato dall’Enac. È chiaro il riferimento del presidente Occhiuto ai vertici della Sacal che, è giusto dirlo, sono stati nominati dalla Regione e hanno completamente tradito la fiducia data a vantaggio del socio privato una volta compreso che le circostanze avrebbero portato al controllo da parte del privato.

Come contestato dal presidente Occhiuto, si tratta di comportamenti contra legem che verranno contestati nelle sedi opportune, riponendo massima fiducia nell’attività di governo regionale che saprà ripristinare legalità e porre al centro della discussione l’unico interesse pubblico che è rappresentato da una gestione efficiente degli aeroporti calabresi.