La denuncia della Santelli: 'Per la Regione lavorano 800 persone non si sa per fare cosa'

Il Presidente accende i riflettori anche sugli enti subregionali: 'In liquidazione da otto anni continuano ad assumere'

“Io lo dico chiaro oggi. Non sono ipocrita. C’è tanto di obliquo in Regione, c’è tanto di grigio che va stanato da quegli uffici”.

Lo ha detto il Presidente Jole Santelli, nel corso della seduta del Consiglio regionale della Calabria di ieri, 27 aprile, incentrata sul Bilancio, poi approvato a maggioranza nella notte. Jole Santelli ha lanciato così un grido d’allarme e una denuncia che ha esteso anche ai consiglieri di minoranza, ai quali ha rivolto l’invito di dare il loro contributo al fine di mettere fine agli sprechi e ai paradossi della Regione Calabria, intesa come istituzione.

“Ci sono ottocento persone che lavorano in Regione Calabria, non si sa a che titolo e per fare cosa e soprattutto per arrivare a quale risultato. Ottocento persone che non lavorano per la Regione. Non funzionari. Che lavorano fuori. Proverò a poco a poco a capire perché non è facile comprendere. Progetti, strutture, aziende che lavorano lì. Gente da fuori. Chi ha voglia di scoprire la verità, a cominciare dall’amico Callipo, ci aiuti ad aprire i cassetti e scrosteremo molto”.

Il presidente ammette che con questo Bilancio si è fatto pochissimo. Da sempre contraria ai tagli lineari la Santelli ha sottolineato che c’è soprattutto una sfida su tutte, che è la sfida di tutti gli enti subregionali.

“Siamo l’unica regione che ha enti in liquidazione da otto anni, enti in liquidazione che procedono ad assunzioni, una contraddizione in se. Allora, sugli enti subregionali mi auguro un dibattito serio, per discutere, per capire quali funzionano, la mission, cosa devono risolvere perché non può essere una giustificazione della politica salvare il singolo ente subregionale per salvare i posti di lavoro. Si, si possono salvare i posti di lavoro, magari spostandoli là dove funzionano. E con molta lealtà e guardandoci in faccia possiamo chiederci quali enti mandare definitivamente in liquidazione. Per fare ciò, consapevole che siamo noi la maggioranza, non si nominano i politici ma i commissari liquidatori, non persone che si siedono su una sedia politica per non andarsene, perché evidentemente avranno altro come obiettivo”