Screening di massa a Reggio, l'incredibile storia dei tamponi 'non affidabili'

Sfuma il 'sogno' del primato. A novembre Falcomatà annuncia lo screening di massa ma Arcuri invia alla sua città test diversi da quelli richiesti e non validi

C’era una volta una città con oltre 70 mila tamponi coreani pronti a difendere il territorio dal virus…

Cominciamo così, come nelle favole, il racconto dello screening di massa contro il Covid a Reggio Calabria. Iniziamo così perchè la storia (incredibile ma vera) avrebbe potuto avere i contorni di una vera fiaba a lieto fine.

Ma si sa, a Reggio tutto può succedere. E ciò che era stato presentato dal sindaco Falcomatà come una bella fiaba, si trasforma invece nel peggiore degli incubi. Era il 26 novembre 2020 quando Giuseppe Falcomatà esordiva (nelle sue buone intenzioni) così in una sua diretta:

“Un traguardo importante raggiunto perchè Reggio è la prima città in Italia ad avviare un’operazione di screening di massa sul Covid…”

ARRIVANO I TAMPONI IN CITTA’ MA IL COMUNE VUOLE VEDERCI CHIARO

I tamponi, seppur con qualche giorno di ritardo, arrivano a Palazzo San Giorgio. Il Comune però vuole vederci chiaro e ordina, prima del loro utilizzo, la verifica dei dispositivi.

Se non fosse stato per la task force anti Covid, che ha voluto approfondire la questione verificando l’efficacia dei test, ci sarebbe stato oltre al danno, la beffa. Per fortuna, la task force anti Covid ha richiesto la verifica dei test a Catanzaro che ha (contro ogni aspettativa) bocciato parzialmente gli stessi tamponi. In particolare è stato il dott. Fabio Foti ad insistere affinchè venisse effettuato uno studio sull’efficacia dei test antigienici prima del loro utilizzo.

Una situazione che di fatto ha creato non poco imbarazzo al Comune che aveva annunciato lo screening di massa in città ma soprattutto al reggino dott. Arcuri che ha inviato alla sua città tamponi ‘inutili’.

SCREENING DI MASSA NECESSARIO, DOPO IL FLOP IL COMUNE CI RITENTA

L’amministrazione comunale, di concerto con la task force, continuerà l’opera di interlocuzione e confronto con il governo, affinché si possano acquisire dei test antigienici a lettura fluorescente utili per lo screening di massa. E’ necessario dunque aprire un nuovo canale istituzionale con la Regione Calabria per richiedere i tamponi di ultima generazioni adatto allo screening di massa.

Da quanto apprendiamo tuttavia la task force non si riunisce da oltre dieci giorni e il caso dei tamponi inefficaci è caduto nuovamente in un assordante silenzio istituzionale.

Lo screening di massa ovvero la sorveglianza attiva virologica è infatti l’unica arma possibile di prevenzione che abbiamo per evitare la diffusione del virus. Ma è necessario utilizzare strumenti adeguati e tamponi efficaci e validi e dunque tamponi antigienici rapidi a fluorescenza, diversi da quelli custoditi nei locali di Palazzo San Giorgio.

DEGLI OLTRE 70 MILA TAMPONI UTILIZZATI SOLO 152

Finora degli oltre 70 mila test antigienici ne sono stati utilizzati 152 nel primo ‘braccio’ di studio ad Arghillà. Nei prossimi giorni, proprio il dott. Foti, sta vagliando l’ipotesi di iniziare un secondo studio in contesti diversi come le carceri e nelle RSA. Ne verranno utilizzati altri 200 test per poi effettuare delle elaborazioni statistiche in collaborazione con il laboratorio di Catanzaro.

Nel giro di una decina di giorni verrà effettuato dunque un secondo screening che seppur minimo servirà a dare una evidenza scientifica sui tamponi.

TAMPONI EFFICACI SOLO PER SOGGETTI SINTOMATICI

Ciò che stupisce, a seguito dei risultati provenienti dal laboratorio di Catanzaro è che i tamponi coreani inviati dal commissario reggino Arcuri sono buoni solo per soggetti sintomatici e con alta carica virale. Finora da Palazzo San Giorgio ne sono usciti solo una piccolissima parte e potrebbero essere destinati ai drive in attivi sul territorio ed in provincia di Reggio Calabria.

Possono essere altresì utilizzati in contesti di focolai per effettuare i dovuti screening e dunque è necessaria una programmazione da parte del Comune e della task force che deve provvedere comunque al loro utilizzo.

I test, seppur non validi in termini di valori di performance per gli screening di massa, sono comunque efficaci e adeguati per la valutazione di pazienti sintomatici.

ACQUISTATI ‘INUTILMENTE’ 13 MILIONI DI TAMPONI NON VALIDI PER GLI SCREENING DI MASSA

Ma ciò che fa più rabbia è l’enorme spesa a livello nazionale per l’acquisto degli oltre 13 milioni di tamponi che non servono agli screening di massa. Gli stessi soldi sarebbero invece serviti all’acquisto di tamponi antigienici a fluorescenza. Il Ministero della Salute e il commissario Arcuri dunque hanno fatto un bel buco nell’acqua se si pensa che a vincere la gara d’appalto sono state due aziende che producono tamponi antigienici a lettura visiva mentre poi, a distanza di qualche settimana si scopre in una circolare, che per gli screening di massa servono tamponi diversi, a fluorescenza.

Rimane inoltre incomprensibile e clamoroso come alla lettera del Comune di Reggio Calabria inviata al Ministero della Salute con la richiesta dei tamponi antigienici rapidi a fluorescenza di ultima generazione, il Ministero abbia risposto con l’invio di test diversi e mai richiesti.

Un paradosso assurdo ed inaccettabile sul quale le istituzioni dovranno far luce che non può e non deve cadere nel dimenticatoio. Una storia, incredibile ma vera, il cui finale ancora deve essere scritto nella speranza che si possa concretizzare l’unico metodo di salvezza che abbiamo per bloccare la diffusione del virus ovvero lo screening di massa.

Intanto una cosa e certa.

La storia dei tamponi mancati a Reggio Calabria non potrà mai concludersi con un ‘e vissero tutti felici e contenti…’