“Storia di una ladra di libri”: quando le parole si trasformano in un rifugio per l’anima
03 Aprile 2016 - 13:51 | di Federica Geria

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di Eva Curatola – “Osservava le lettere sulla copertina e sfiorava la stampa al suo interno, ma non aveva idea di che cosa dicesse. Non era importante l’argomento di quel libro; la cosa fondamentale era il suo significato.”
E’ il 1939 nella Germania Nazista, tutto è in rovina, gli alberi, le case, le strade, ed è proprio qui che comincia la storia di Liesel. Tutto si potrebbe pensare, tranne che ad una bambina di 9 anni che intraprende la carriera di ladra sì, ma una ladra un pò particolare. Il suo bottino non consiste infatti in gioielli o contanti, bensì in qualcosa di molto più prezioso, inestimabile: libri. Rubarli in questo contesto non ha assolutamente una piega negativa, in quanto significa salvarli, e soprattutto salvare se stessa. Liesel infatti sta fuggendo dalle rovine della sua casa e della sua famiglia, accompagnata dal fratellino più piccolo e diretta al paese vicino a Monaco dove l’aspetta la famiglia che li ha adottati. Nell’inverno gelido e bianco di neve, il bambino però non ce la fa, ed è proprio vicino alla sua tomba che nascosto tra la soffice neve bianca che Liesel trova il suo primo libro. Il secondo, invece, lo salva dal fuoco di uno dei tanti roghi accesi dai nazisti. Con il passare del tempo il numero dei libri crescerà e le parole diventeranno le sue compagne di viaggio.
“Avrebbe avuto con sé una valigia, un libro e due domande. Una storia. Storia dopo storia. Una storia dentro la storia.”
Nel corso del romanzo verrà narrata anche la profonda amicizia tra Liesel e Max il ragazzo ebreo che i genitori adottivi di Liesel decidono di nascondere in casa. L’autore tocca quindi temi importanti, che fanno da trave a tutta la storia.
Un libro innovativo in cui a far da padrone è la voce narrante della Morte. Meravigliosa è la protagonista, che nonostante la giovane età si ritrova a dover convivere con gli orrori della Guerra. E forse la mancanza di colpi di scena, può essere perdonata all’autore australiano, grazie alla tematica del suo romanzo, che ci ricorda quanto importanti siano i libri. Ricorda a tutti, soprattutto a coloro che li sottovalutano, che c’è stato un tempo in cui leggere e crearsi una propria opinione era considerato un crimine. Ricorda quanto forti possano essere le parole e quanta influenza possono avere nella vita di ciascuno di noi.
Il messaggio chiave del libro è quindi che le parole hanno la capacità di creare ma allo stesso tempo di distruggere.