Stop alla Superlega: vince il calcio, vincono i tifosi. Ma una riforma del sistema è necessaria

Una compattezza impressionante tra più componenti, ha prevalso su un progetto per pochi


Il progetto più rivoluzionario della storia del calcio ha avuto una vita brevissima. Mai come in questa circostanza c’è stata compattezza nell’opporsi tra capi di Stato, politici, istituzioni sportive di caratura internazionale, media, allenatori, tifosi e giocatori. Paradossalmente contrari anche coloro che sarebbero stati i protagonisti di questa competizione e parliamo di tecnici e calciatori. Quanto abbia inciso sul ritiro di gran parte delle dodici squadre che avevano aderito alla Superlega il passo indietro di tutte le squadre inglesi non possiamo saperlo, ci piace pensare invece che abbia vinto la volontà popolare perchè in ogni angolo d’Europa dove sono collocati i tifosi di tutte le squadre, vi è stata una vera e propria ribellione.

No alla Superlega, si al rinnovamento del calcio

Di fatto ha vinto il calcio, quello tradizionale, quello che appassiona da sempre i tifosi, che coinvolge e che mette sopra ogni cosa il merito sportivo, aspetto quest’ultimo che la Superlega avrebbe cancellato. Ogni vicenda, comunque, non arriva mai per caso e se è vero che questa volta a prevalere sia stato il buon senso, allo stesso tempo è impossibile negare quanto l’intero movimento a tutte le latitudini, abbia bisogno di un profondo rinnovamento. La pandemia ha dato il colpo di grazia ad una crisi economica che aveva investito il mondo del calcio già da diversi anni ed una rivisitazione dello stesso a questo punto diventa necessaria, con la speranza che per far rialzare la testa allo sport più conosciuto e popolare in assoluto, vi sia la stessa compattezza che si è palesata nel momento in cui si è dovuto dire di no ad un progetto apparso a tutti come contrario all’interesse dei tifosi e della comunità calcistica in generale.

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