Vittorio Feltri contro Falcomatà: 'Dovrebbe dimettersi. Pd, morale a due facce'

"Che fine ha fatto il sindaco disperso? Qualcuno sostiene addirittura che stia lavorando per il Comune di Milano", l'affondo di Feltri

‘Il primo cittadino disperso’. Così Vittorio Feltri descrive Giuseppe Falcomatà in suo editoriale di pochi giorni fa. Il giornalista di Libero, quotidiano di cui è fondatore, partendo dalla situazione delicata che riguarda alcuni esponenti del Governo Meloni (su tutti il ministro Santanchè e il presidente del Senato La Russa) evidenzia a suo dire di una doppia morale del Pd, spostandosi anche sulle dinamiche reggine che riguardando il sindaco sospeso.

“Da quando il governo Meloni si è insediato lo scorso ottobre a sinistra non si fa altro che chiedere le dimissioni di ministri e sottosegretari, urlando allo scandalo e strumentalizzando persino le parole.

In otto mesi sono state avanzate dimissioni di almeno sette esponenti dell’esecutivo. Soltanto una di queste istanze era fondata su motivazioni di tipo giudiziario, essendo intervenuta una sentenza di condanna, la quale ha indotto la sottosegretaria Augusta Montaruli, il febbraio scorso, a fare spontaneamente un passo indietro.

Bizzarre e pretestuose sono state le richieste di dimissioni sollecitate al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e a quello delle Infrastrutture Matteo Salvini, accusati dai progressisti addirittura di “strage di Stato” per la tragedia di Cutro, lo scorso marzo, come se i migranti partiti dalla Turchia li avessero affogati loro. Purtroppo la sinistra sfrutta persino i morti per tentare di erodere un esecutivo fortemente voluto dagli italiani sovrani”, la stilettata di Feltri verso il centrosinistra.

Il fondatore di Libero conclude il suo editoriale con l’affondo nei confronti di Falcomatà e più in generale del Partito Democratico. Secondo Feltri, Reggio Calabria è in ostaggio del suo sindaco sospeso, vivendo uno stato di completo abbandono.

Si torna a parlare anche, attraverso l’editoriale di Feltri, del ‘mistero’ legato al concorso vinto da Falcomatà presso il Comune di Milano, già trattato in passato sulle nostre pagine.

“Diverso sarebbe se ci fosse una condanna, magari di secondo grado, che impedisca ad un eletto di assolvere alle sue funzioni, come è accaduto al sindaco del Pd Giuseppe Falcomatà, primo cittadino di una splendida città che si affaccia sullo stretto, Reggio Calabria, i cui cittadini da due anni non hanno un sindaco e non sanno neanche dove viva quello che hanno eletto.

Qualcuno sostiene addirittura che Falcomatà, che ha vinto un concorso nel capoluogo lombardo, stia lavorando per il Comune di Milano, cioè, ricapitolando, il primo cittadino reggino lavorerebbe non per il suo Comune ma per un altro.

Ma perché Falcomatà è scomparso? L’esponente del Pd è stato condannato per abuso d’ufficio già nel novembre del 2021 e quindi è stato sospeso. Nel novembre del 2022 la condanna è stata confermata in appello.

Il sindaco disperso di quella sinistra che ci fa la morale anziché rinunciare all’incarico consentendo in tal modo ai reggini, i quali vivono in uno stato di totale abbandono, di avere un sindaco che non hanno più, ha deciso di “restare al suo posto”, tenendo una intera comunità in ostaggio, non per qualche mese, non per un anno, bensì da quasi due anni.

E il Pd muto. Anzi no, non muto ma impegnato a domandare le dimissioni di esponenti di centro-destra, colpevoli di nulla. Secondo noi, Falcomatà dovrebbe dimettersi non per rispetto delle istituzioni bensì dei cittadini”.