Processo Miramare, Zimbalatti: 'Non voglio la prescrizione. Dimostrerò la mia innocenza'

"Non esiste motivazione reale che evidenzi presupposti di base dell'abuso di ufficio", le parole invece di Francesco Meduri, legale di Anghelone

Processo d’appello del caso Miramare, prosegue a ritmo spedito, il calendario degli appuntamenti che vedranno, di volta in volta, i legali illustrare la difesa dei loro assistiti.

Martedi 11 e martedi 18 ottobre le prime due udienze, fissata per il 25 ottobre la prossima, durante la quale si discuteranno le posizioni di Zagarella, Acquaviva, Muraca, Marino, Anghelone e Falcomatà.

Tra gli imputati del processo e condannato in primo grado, in quanto esponente della prima giunta Falcomatà, c’è anche Antonino Zimbalatti.

L’ex assessore comunale si dice sicuro delle proprie ragioni.

“Intuire o prevedere quello che potrà accadere è un terno al lotto, è compito dei giudici giudicare. Siamo stati presenti alla relazione del p.g. Ignazitto che ha chiesto stesse pene per tutti, spero di poter fare valere le mie ragioni l’8 novembre, quando i legali discuteranno la mia posizione. Credo di non essere stato parte integrante di questa vicenda, la Corte saprà valutare nel merito”, le parole di Zimbalatti.

L’ex assessore si sofferma anche sul rischio prescrizione, in realtà ormai marginale per quanto riguarda la sentenza di secondo grado. Nel giro di un mese infatti è attesa la sentenza d’appello, la prescrizione invece scatterebbe a metà gennaio 2023.

“Non credo si arriverà alla prescrizione, la Corte ha velocizzato la calendarizzazione delle udienze e a metà novembre si concluderà il percorso. Penso in ogni caso sia giusto non debba esserci, ci sono le sedi opportune per far valere le proprie ragioni e dimostrare l’eventuale innocenza”, evidenzia l’ex assessore.

Tra i legali presenti al Tribunale di Reggio Calabria per le udienze di appello, anche l‘avv. Francesco Meduri, che difende gli interessi dell’ex assessore Saverio Anghelone.

“Il mio intervento in aula (durante l’udienza tenutasi ieri, ndr) come quello dei legali degli imputati non principali, si è focalizzato su due elementi. La prova del concorso, che secondo noi la sentenza di primo grado ha dato per scontato, attraverso una sovrapposizione, ovvero il semplice atto di giunta e la presunta consapevolezza di questo accordo posto alla base del disegno fatto dalla Procura, e poi l’assenza di una motivazione reale che evidenzi i presupposti di base dell’abuso di ufficio”, le parole di Meduri.