Processo Miramare, dura requisitoria del Pm: 'Vicenda chiara. Falcomatà attore protagonista'

'Intenzionalità del dolo traspare dalla prima all'ultima pagina. Bisogna evitare la prescrizione', le parole del Pm Ignazitto. Chiesta la conferma della condanna

Riparte il Processo Miramare, con la prima udienza d’Appello che si è tenuta presso il Tribunale di Reggio Calabria. Davanti al Giudice Monica Monaco, i legali e gli imputati coinvolti nel processo, la lunga e articolata requisitoria del Pm Walter Ignazitto.

Rigettata la richiesta da parte dei legali di Zagarella di riaprire il procedimento con la nuova audizione di alcuni testi, nel pomeriggio Ignazitto ha ripercorso con circa 3 ore di intervento la vicenda Miramare.

“Solitamente l’abuso d’ufficio è un reato estremamente scivoloso, in questo caso invece l’intenzionalità del dolo si percepisce dalla prima all’ultima pagina che connota tutta la vicenda. La verità è che il Miramare doveva essere dato a Zagarella perché ci doveva fare le feste, sto banalizzando il processo ma è questa la sintesi”, evidenzia Ignazitto in apertura.

Che quel tipo di concessione non si potesse fare, ‘lo dicono tutti, anche gli avvocati degli imputati’ afferma il Pm, ritornando sul concetto di ‘pezzo d’argenteria’ utilizzato dal sindaco oggi sospeso Giuseppe Falcomatà. ”L’espressione utilizzata da Falcomatà mi ha riportato con la memoria a mia nonna, ricordo bene con quale cura lucidasse l’argenteria…In questo caso nessuno si è preso la briga di capire a chi stesse andando quel pezzo di argenteria, dal valore di circa 15 milioni di euro. Grave l’atteggiamento da parte dell’amministrazione”.

La chat Whatsapp utilizzata dagli esponenti della maggioranza del primo mandato Falcomatà è -secondo Ignazitto- “la rappresentazione plastica dell’abuso di ufficio, con l’allora assessore Angela Marcianò che parla di “compari agevolati”.

L’associazione Il Sottoscala -ricorda il Pm- fino al luglio del 2015 si occupava di disabilità e “non c’entrava nulla con organizzazione di serate. Poi curiosa coincidenza, cambia ragione sociale. Questo cambiamento repentino è anche triste se consideriamo l’importanza delle tematiche legate alla disabilità”.

Come spiegarsi la metamorfosi dell’associazione? Ignazitto non ha dubbi. “Avevano bisogno di una Onlus di facciata per avere l’assegnazione del Miramare. Zagarella casualmente diventa presidente il giorno prima della delibera, ad oggi ancora nessuno ha mai capito se fosse socio. Ci ho provato anche personalmente ma nulla”.

Il Pm, nel corso dell’intervento, ha fatto riferimento anche ad una sentenza del Tar Molise datata 2019, nella quale si specifica come anche per la concessione dei beni serva un bando.

“In questa vicenda ci sono attori protagonisti e non protagonisti, tra i primi possiamo menzionare Falcomatà, Muraca e Zagarella“, specifica Ignazitto, frase ascoltata con attenzione dai legali degli altri imputati, i quali sperano nella sentenza d’appello in una differenziazione delle singole posizioni rispetto al primo grado.

All’interno del Tribunale ci si ricorda anche dell’ipotesi prescrizione, che scatterebbe a gennaio 2023. ‘Questa spada di Damocle è sopra la nostre teste ma è giusto che il processo si faccia, per tutelare tutti gli imputati. Qualsiasi sarà l’esito di questo processo, i reggini sono stati danneggiati’, conclude Ignazitto, chiedendo la conferma della condanna in primo grado.

Il Giudice Monaco, in chiusura, ha parlato del Processo Miramare come ‘prioritario’ rispetto alle altre incombenze del Tribunale. Fissate le prossime udienze per martedi 18 ottobre, martedi 25 ottobre e martedi 8 novembre, durante le quali si concluderanno gli interventi della difesa. Salvo sorprese o ritardi, la sentenza arriverà a metà novembre, quindi abbondantemente prima del rischio prescrizione.