GAME OVER

5 anni di scontri, ultime 48 ore infuocate. Il futuro adesso è più che mai incerto: per Falcomatà, per il Pd, e per un'amministrazione che si avvia tristemente ai titoli di coda...

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No, probabilmente l’amministrazione Falcomatà non saluterà in anticipo. Anche se lo meriterebbe ampiamente. La volontà dei vari consiglieri comunali di ricevere puntualmente e sino all’appuntamento con le urne, ogni mese, lo stipendio, dovrebbe prevalere sul sentimento di rivalsa nei confronti del sindaco Falcomatà.

Ma non importa: è allo stesso tempo Game Over per l’amministrazione comunale, prossima a ritornare sotto il controllo del già facente funzioni Paolo Brunetti. E’ Game Over, quantomeno, in termini di credibilità per un’amministrazione che sta francamente calpestando la dignità dei reggini.

Game Over, infine, perchè nella “migliore” delle ipotesi (per loro, sia chiaro), da qui alle elezioni del maggio 2026 ci sarà una sostanziale paralisi delle attività amministrative.

Avevamo parlato di ‘settimana infuocata’ per il sindaco Falcomatà, ingarbugliato(si) tra il rimpasto di Giunta, l’azzeramento dei vertici di Hermes e Castore e l’ambizione per una postazione in Consiglio Regionale. Quanto accaduto nelle ultime 48 ore però, ha abbondantemente superato ogni previsione, finendo con il diventare l’ennesimo teatrino tragicomico dell’amministrazione Falcomatà.

Brunetti nel PD, poi lo scontro: il paradosso politico

E’ potuto capitare, ad esempio, che nel fuoco incrociato di comunicati stampa emessi nel tardo pomeriggio di ieri, Paolo Brunetti comunicasse con entusiasmo (e qualche anno di ritardo…) l’adesione ufficiale al Partito Democratico. Ingresso apprezzato dal sindaco Falcomatà, con tanto di dichiarazione di benvenuto del primo cittadino all’interno del partito.

Lo stesso partito con il quale, un giro di lancette più tardi, si è scagliato duramente in risposta a quello che era stato l’attacco della segretaria provinciale dem. Non è fantascienza ma un paradosso politico che mette a nudo una situazione che ha oggettivamente travalicato il limite della decenza.

La dichiarazione ufficiale del Pd ieri rappresenta a tutti gli effetti un dejù-vu: in occasione di uno dei tanti rimpasti del sindaco, lo stesso partito aveva utilizzato simili e pesantissimi toni, ovvero “uso personalistico del potere” e “metodo politico divisivo, in aperto contrasto con i principi di collegialità e trasparenza”.

Parole pesanti, da crisi conclamata. Ma, al tempo stesso, parole che sanno di disperato tentativo di recuperare una credibilità che, almeno in città, appare ormai logorata. “A differenza di tanti altri, però, non sono stato educato alla politica come interesse personale ma come modo per raggiungere e soddisfare gli interessi comuni”, diceva lo stesso sindaco il 18 ottobre: concetti nobili, che oggi il Pd sembra voler ribaltare a suo sfavore.

Rimpasti continui e rapporti logori tra sindaco e partito

Non è la prima volta che Falcomatà sfida il suo partito, e non sarebbe la prima volta che ne esce vincitore. La storia recente dell’amministrazione reggina è un susseguirsi di strappi e ricuciture, di conferenze stampa infuocate seguite da improvvisi abbracci in consiglio comunale. Ad ogni rimpasto di giunta, il PD sembra sfidare il suo sindaco per poi, puntualmente, inchinarsi di fronte alla sua forza di sopravvivenza politica.

Ma questa volta il contesto è diverso. Mancano sei mesi alla fine del mandato e Falcomatà ha blindato la squadra intorno a sé: confermando Brunetti facendogli cambiare partito, promuovendo figure di fiducia come Annamaria Curatola e Alex Tripodi, e scegliendo nuovi amministratori per Castore e Hermès – Costantino e Chindemi – entrambi riconducibili al suo cerchio più stretto. Un’operazione chirurgica che rafforza il controllo diretto del sindaco sull’apparato amministrativo, lasciando il Pd con il fiato corto e la sensazione di essere spettatore della propria irrilevanza.

Inoltre, le voci di un possibile ingresso in Giunta di Mary Caracciolo, ex forzista, con delega alla Cultura, hanno poi suscitato ulteriore stupore: l’idea di affidare un assessorato ad una figura storicamente di centrodestra e totalmente estranea al mondo progressista è percepita da molti come una provocazione, un gesto di forza che mortifica la base e gli intellettuali di area democratica.

Pd in bilico: mozione di sfiducia o resa al sindaco?

E mentre il partito annuncia che “nelle prossime ore renderà pubbliche ulteriori valutazioni e decisioni politiche”, l’attesa si tinge di scetticismo. Quali decisioni? Qualcosa in queste ore frenetiche trapela, tra le bocche sempre meno cucite della maggioranza, ormai una nave alla deriva che vive questo periodo con un sentimento da ultimo giorno di scuola, dove tutto è possibile e le regole non esistono.

Rumors riferiscono di una proposta-idea in queste ore del Pd agli alleati di centrosinistra che sarebbe clamorosa, ovvero procedere con una mozione di sfiducia nei confronti del sindaco Falcomatà che significherebbe -molto concretamente- titoli di coda per l’amministrazione.

Proposta che una parte della maggioranza (ad esempio Rinascita Comune del capogruppo Filippo Quartuccio) accoglierebbe addirittura con ‘entusiasmo e senza tentennamenti’, pur di decretare quella che sarebbe una fine tristissima dell’era Falcomatà. Di pensiero diverso sarebbero invece altre forze di maggioranza, con il Pd che per il momento si limita a valutare questa ipotesi, rinviando ogni decisione alla riunione interpartitica.

Tensioni interne e possibili scenari

Allo stesso tempo, si vocifera che una possibile proposta del Pd verso Falcomatà potrebbe essere la revoca dei decreti di nomina dei neo assessori Annamaria Curatola ed Alex Tripodi già effettuati ieri (quello di Mary Caracciolo, secondo quanto raccolto, non è stato ancora formalizzato), con l’individuazione di due nuovi esponenti in sinergia e condivisione.

Proposta che il primo cittadino, riferiscono ambienti a lui vicino, non prenderebbe nemmeno in considerazione. Tripodi e Curatola non si muovono, Falcomatà tira dritto e se ne infischia delle urla rabbiose del Pd.

Tra orgoglio e convenienza, dignità politica e sopravvivenza amministrativa, il Partito Democratico si trova oggi davanti a un bivio: far finalmente seguire i fatti alle parole e scegliere di chiudere con Falcomatà (e di conseguenza mettendo il timbro sulla fine della consiliatura) oppure continuare a subirlo, ingrassando i “falcomatiani” e rinviando ancora una volta il momento della verità? La risposta nelle prossime ore.

Mentre indiscrezioni attendibili riferiscono di un Pd letteralmente “imbufalito” per le decisioni di Falcomatà, il clima di tensione permanente e la distanza ormai evidente tra sindaco e vertici democratici rischiano di segnare in modo irreversibile gli ultimi mesi del mandato. Ambienti dem sussurrano della possibilità\valutazione addirittura di un’espulsione di Falcomatà dal Partito Democratico, eventualità che sarebbe clamorosa.

Le prossime ore -con un importante riunione interpartitica convocata dal Pd che potrebbe tenersi nella giornata di domani- saranno decisive per capire se lo scontro potrà rientrare o se, al contrario, sancirà in modo definitivo una rottura destinata a condizionare, e forse addirittura anticipare, la fine dell’amministrazione Falcomatà.

Il lungo duello Irto–Falcomatà, una frattura mai ricucita

Fa amaramente sorridere pensare al fatto che l’amministrazione Falcomatà, navigando più volte mari tempestosi in questi 11 anni, non è mai stata così vicina a vacillare, e tutto ciò accade proprio mentre il sindaco si appresa a salutare Palazzo San Giorgio, per dedicarsi alla nuova avventura di consigliere regionale di opposizione.

Si consumano così le ultime pagine di un romanzo appassionato e melodrammatico in salsa dem, protagonisti indiscutibili degli intrighi Nicola Irto e Giuseppe Falcomatà. Attriti, tensioni, dispetti e giravolte che vanno avanti da tempo, sicuramente da quando ad inizio 2021, il sindaco scelse (in extremis e a dispetto di accordi precedenti) per la postazione di vice sindaco metropolitano Armando Neri invece di Giuseppe Marino, caldeggiato da Irto.

Lo strappo di un lustro fa che non si è mai completamente ricucito, nonostante continue e imperterrite reciproche smentite da parte dei due contendenti. Con un salto spazio-temporale, si può partire da quelle frizioni e arrivare alle ultime 48 ore, con vendetta firmata Pd (Falcomatà a bocca asciutta in Consiglio Regionale) e immediata contro-vendetta del ‘sindaconsigliere’ con il rimpasto di Giunta. Irto e Falcomatà, Falcomatà e Irto. Uno dei due, dentro il Pd, è di troppo.

Strano come soltanto il partito e i diretti interessati non lo abbiano ancora capito…