Dispersione delle ceneri, in Calabria è (di nuovo) reato. Giudiceandrea: 'Vergogna umana e politica'

"Negare ai calabresi di decidere della propria morte, una nefandezza". Le dure parole del primo firmatario della legge abrogata

In Calabria la dispersione delle ceneri dei defunti torna ad essere un reato. Ad essere abrogato, dalla Giunta regionale, è stato l’articolo 16 della legge 48 del 2019.

La norma sui servizi funerari, varata dall’allora governo regionale di centrosinistra, vedeva come primo firmatario l’allora consigliere regionale Giuseppe Giudiceandrea, primo a dare la notizia.

Abrogata la legge sulla dispersione delle ceneri dei defunti in Calabria

«Con grande rammarico e, sì, con grande rabbia apprendo che il governatore facente funzioni Spirlì e la sua giunta di centrodestra hanno abolito un diritto civile che la precedente amministrazione regionale, grazie al voto in consiglio regionale, aveva adottato su mia proposta: un regolamento per la cremazione e la dispersione delle ceneri dei defunti anche in Calabria», dice Giuseppe Giudiceandrea.

«Questa norma faceva parte di una legge più ampia che regolamentava i servizi funerari in Calabria. Una legge che è costata tanta fatica al sottoscritto e che è stata emanata dopo un lungo, a volte duro ma sempre proficuo, confronto con gli operatori del settore».

Rammaricato, l’esponente del Partito Democratico ha aggiunto:

«La dispersione delle ceneri in Calabria, dunque, è di nuovo reato e questo lo si deve a Spirlì e alla sua giunta. Una decisione incomprensibile che nega un diritto dei cittadini calabresi. Abrogando l’articolo 16 della legge sui servizi funerari questa regione fa un passo indietro nel tempo costringendo i parenti dei defunti ad andare fuori dalla Calabria per difendere l’ultima volontà dei loro cari estinti».

«È una vergogna umana e politica senza precedenti negare ai calabresi di decidere della propria morte. Devono ricordarselo i calabresi perché dimenticarlo significa essere complici di questa nefandezza».