'Tito Minniti' in agonia, il futuro è adesso. Ma si rincorre sempre il passato...

Sulle sorti dello scalo reggino è un tutti contro tutti. Il 'volo di Icaro' sullo Stretto e la morte di una città che vive guardandosi indietro

A Reggio Calabria qualcosa nel continuum spazio-temporale deve essersi inceppato. Da un decennio abbondante, l’aria si è rarefatta come capita soltanto sopra gli 8 mila metri. Peccato però si tratti di una città sul mare.

Mancano le ali per volare, in senso metaforico ma anche tremendamente letterale. L’aeroporto Tito Minniti diventa così il termometro ideale per misurare la febbre di una città che vaga smarrita e confusa come un zombie, alla costante rincorsa di un passato che ne ha intrappolato ogni ambizione o sogno di riscatto.

Nella mitologia, il significato del volo di Icaro “è spiegabile con una sopravvalutazione imprudente delle proprie capacità, col mancato riconoscimento dei propri limiti, e, quindi, con la scelta di compiere azioni al di sopra delle proprie forze”.

Sembra una descrizione cucita come un abito sartoriale su una classe politica che definire inconcludente, in questi 10 anni, è un eufemismo. L’immobilismo drammatico di Reggio Calabria è egregiamente rappresentato dalle vuote polemiche legate ai soliti argomenti, che ciclicamente tornano in un triste dejà-vù.

Aeroporto, Modello Reggio, Lido Comunale, Palazzo di Giustizia: l’elenco può fermarsi qui per comodità. La città è immobile come i problemi che rappresenta. Reggio è vecchia come le incompiute che possiede, rughe che seguono fedelmente il percorso naturale e aumentano con il passare degli anni. Un volto stanco e avvilito, senza più alcuna speranza a donargli luce.

E’ un perpetuo falò delle vanità, dove iene affamate di visibilità si sbranano con un solo e preciso intento: scrollarsi di dosso responsabilità, affibbiandole al nemico politico di turno.

L’ennesima rappresentazione di un teatrino interpretato davanti ad un pubblico oramai disinteressato è andato in scena negli ultimi giorni, innescato dalle parole del sindaco f.f. Brunetti nel corso del consiglio comunale.

Da quel momento, un diluvio di comunicati ed interventi, che ha visto anche la ‘riapparizione’ attraverso social del sindaco sospeso Giuseppe Falcomatà, il quale ha parlato di frottole che volano e responsabilità della regione, tornando così ad incrociare i guantoni con il Governatore Occhiuto dopo la vicenda del robot ‘Da Vinci’.

L’aeroporto reggino è in agonia da anni, centrosinistra e centrodestra all’interno di Palazzo San Giorgio si combattono le macerie, uno tsunami di parole che in cambio produce un vuoto di contenuti. Polvere di stelle soffiata in faccia ad una città oramai cieca.

Ci dovrebbe essere anche una task force a livello comunale, nata nel dicembre del 2020 per “il rilancio del ‘Tito Minniti”, ma nessuno sa che fine ha fatto o cosa abbia prodotto in due anni e mezzo.

Scaramucce da scuola dell’infanzia con lo sguardo rivolto sempre e solo al passato, mentre la città avrebbe tremendamente bisogno di scelte forti e lungimiranti, incentrate sul reale sviluppo dello scalo reggino.

Invece no, è una zuffa tra poveri, soprattutto di idee oltre che di capacità politiche. Lo sguardo rimane così ancorato al passato, mentre il presente e il futuro di Reggio Calabria (quelli si) volano via per sempre…