Malato e senza casa, Giordano: ‘Lo sgombero non risolve la mia situazione’
"Questa ricostruzione è fuorviante e rischia di distorcere gravemente la realtà" le parole di Alessandro
20 Giugno 2025 - 08:47 | di Renato Pesce

Alla storia di Alessandro Giordano, il giovane reggino in attesa di un alloggio popolare (e purtroppo di un secondo trapianto di rene), si aggiunge un ulteriore capitolo.
È di queste ore la notizia che il suo alloggio popolare di Arghillà, occupato abusivamente da diversi anni, sia stato sgomberato dalle forze dell’ordine. Dopo l’intervento avvenuto nella mattina del 18 giugno al Comparto 6, grazie ad una nuova operazione della Polizia sono stati messi i sigilli alla porta dell’appartamento assegnato a suo tempo ad Alessandro.
Una buona notizia, senza dubbio, nella direzione di quel “ripristino di legalità” tanto necessario nel quartiere della periferia nord di Reggio, ma non sufficiente a risolvere la situazione del giovane Giordano. In dialisi per 16 anni, immunosoppresso e soggetto ad infezioni e ricadute continue a causa delle condizioni della sua abitazione attuale, Alessandro ha bisogno di una casa salubre da parte di Comune e ATERP. E l’alloggio sgomberato non risponde sicuramente alle condizioni igienico-sanitarie necessarie al Giordano affinché possa curarsi.
Non è quindi ancora il momento di utilizzare la parola “fine” per questa incresciosa vicenda, e lo stesso Alessandro tiene a precisare questo concetto in un post sui suoi canali social, con cui da giorni comunica con le ormai centinaia di nuovi “follower” che hanno preso a cuore la sua storia.
“Sono circolate notizie secondo cui la mia situazione abitativa sarebbe stata finalmente risolta con la liberazione dell’immobile che mi era stato precedentemente assegnato ad Arghillà. Purtroppo, questa ricostruzione è fuorviante e rischia di distorcere gravemente la realtà”.
“È vero: l’appartamento è stato sgomberato. Ma questo non rappresenta affatto una soluzione concreta, dignitosa e compatibile con le mie condizioni di salute. Non ho mai chiesto privilegi. Ho sempre chiesto solo un alloggio idoneo, sicuro e vivibile. Non si tratta di una “pretesa”, ma del diritto alla sopravvivenza. Mi preme precisare che non ho avuto alcuna possibilità di scelta o confronto“.
“Non è accettabile che venga proposta una sistemazione che, per chiunque nella mia condizione, costituirebbe un pericolo concreto per la salute e la vita. Questo non è un “capriccio” né “insofferenza”. È solo consapevolezza di ciò che serve per restare in vita, in attesa che le istituzioni rispettino le promesse fatte davanti a milioni di italiani. Non chiedo altro che rispetto, verità e coerenza. Non è accanimento. Non è polemica. È dignità”.