Aspromonte in cenere, Perna: 'La nostra storia in fumo. Un disastro evitabile'

Intervista a Tonino Perna, vice sindaco di Reggio Calabria ed ex Presidente Parco Nazionale Aspromonte

Una storia in fumo. Tonino Perna ha un sentimento di rabbia mista a sconforto, l’Aspromonte ancora piange lacrime di fuoco dopo settimane di sofferenza e disastri. L’ex Presidente del Parco Nazionale dell’Aspromonte, ai microfoni di CityNow, sottolinea il rapporto viscerale che lega ogni reggino con la sua montagna.

“Lo Stretto con la sua meravigliosa vista e l’Aspromonte, sono questi i due grandi amori di ogni reggino. Una grande fetta della popolazione ha origine, da parte dei genitori o dei nonni, che provengono dai paesi dell’Aspromonte. Abbiamo radici montanare inestirpabili e che raccontano molto di noi, dell’essere talvolta un pò ostici ma leali”.

La memoria di luoghi meravigliosi oggi squarciati, non deve lasciare il passo alla facile dimenticanza. ‘E’ quello che spesso accade. Al di là della prima ondata emotiva, dove tutti si dimostrano vicini, tutto finisce presto nel dimenticatoio. Questa volta non può andare così, bisogna tenere alta l’attenzione su quanto sta accadendo in Aspromonte, anche per provare ad evitare in futuro nuovi disastri’.

Ma perchè è accaduto quello che è accaduto? Perna non ha dubbi. “Il dramma è che si pensa agli incendi una volta che sono scoppiati. Non esiste prevenzione, è questo il tema principale. Abbiamo troppi terreni abbandonati, senza controlli, circa il 40% totale del nostro verde. E’ una terra di nessuno, all’interno della quale ognuno ci può fare quello che vuole purtroppo”.

Probabilmente spinto dall’amarezza nel vedere l’Aspromonte in cenere, Perna non si nasconde. ‘Ci sono degli interessi economici dietro i roghi, mi sembra abbastanza chiaro. L’autocombustione non esiste, in alcuni casi ci può essere il piromane di turno o un pastore che non controlla in modo adeguato la combustione di sterpaglie, ma spesso c’è altro a giustificare gli incendi.

Cosa accade? Probabilmente ci sono persone pagate per appiccare incendi, affinchè si metta in moto il carrozzone di chi è chiamato a spegnerli. Mi piacerebbe che la magistratura possa aprire un’inchiesta seria e approfondita su queste situazioni’.

Il tema della prevenzione si evidenzia particolarmente caro a Perna, anche alla luce da quanto dichiarato da Leo Autelitano, attuale presidente del Parco Aspromonte.

“Specifico che non ho alcuna intenzione di fare polemica. Non c’è prevenzione, questo mi sembra un dato di fatto. Ai miei tempi avevamo adottato un modello, poi proseguito dal prof. Bombino, con il quale avevamo abbattuto dell’80-90% gli incendi, un modello peraltro economicamente conveniente e che aveva spinto l’Unione Europea ad invitarci per esporlo a Bruxelles.

Oggi quel modello mi sembra sia stato abbandonato, non ne capisco il motivo. Si punta tutto sull’osservazione dei fenomeni ma gli incendi vanno spenti sul nascere, dalla terra e con la terra, non con l’acqua salata e dopo ore. Autelitano afferma che quel modello è ancora in voga? Non mi sembra, vorrei leggere i contratti stipulati con le associazioni per leggere nero su bianco. I fuochi partono da Reggio? Mi sembra sinceramente una barzelletta”, afferma Perna lapidario.

Quali i modelli efficaci da applicare nel presente e in futuro, le misure da mettere in campo per proteggere il polmone verde della Calabria da nuovi vili attacchi?

“E’ del tutto cambiato il rapporto tra l’uomo e la natura che lo circonda. Servono soluzioni efficaci, non si può tornare a 50 anni fa. Bisogna responsabilizzare cittadini, contadini, associazioni, eccetera, l’osservazione dei fuochi è un sottoprodotto degli incendi. Finchè arrivano i soccorsi, la devastazione si è già impadronita dei boschi.

Penso al Trentino Alto Adige, regione dove gli incendi praticamente non esistono. Ogni paese ha la sua squadra di volontari, organizzazioni di cittadini e comitati antincendio. E’ una tradizione civica che si tramanda generazione dopo generazione.

L’antincendio gestito in questo modo è molto costoso e serve a poco. Mi chiamò l’allora Governatore Loiero nel 2007 chiedendomi di occuparmi di queste problematiche, gli dissi che serviva una struttura fatta di associazioni e comitati etc, dal costo di circa 3 milioni di euro l’anno, per fare una prevenzione seria. Oggi se ne spendono circa 20 dalla Regione senza ottenere risultati”.