Ballottaggio Reggio, Minicuci arringa piazza Duomo: ‘Falcomatà, inadeguato, passa pa casa’ - FOTO

Comizio di chiusura all’attacco per il candidato del centrodestra. In piazza anche il marito della Marcianò

“Reggini non vi lamentate se poi va a governare Falcomatà. Non succederà, però andate a votare perché i sinistri vanno tutti a votare. Noi dobbiamo esserci, noi dobbiamo andare a prendere uno per uno i nostri amici per farli andare a votare. Noi vinceremo perché siamo la coalizione che ha un programma serio. Noi vinceremo perché tutti voi volete che Falcomatà vada a casa. Passa pa casa Facolmata”.

Con queste parole Antonino Minicuci si è congedato da Piazza Duomo e dal popolo di centrodestra che lo acclamava – “sembro una star” dice dal palco – insieme a tutti i rappresentanti dei partiti della coalizione di centrodestra. Ma non solo. In piazza c’è anche una presenza in qualche modo indicativa in funzione di domenica e lunedì prossimi. Sorpreso a scambiare quattro chiacchiere con il referente cittadino della Lega, Emiliano Imbalzano, c’era pure il marito di Angela Marcianò. Una presenza che non può essere casuale, soprattutto alla luce delle ultime esternazioni della candidata sindaco. Lo stesso Minicuci, ai microfoni di CityNow, stimolato sull’argomento, si era detto ottimista sul fatto che l’elettorato riconducibile alla giuslavorista reggina potesse ripiegare proprio sulla sua figura. Staremo a vedere.

Ma quello di questa sera è un Minicuci che si gioca il tutto per tutto. Che supera l’emozione e getta il cuore oltre l’ostacolo. “Falcomatà ha dimostrato di essere inadeguato”, ha arringato la piazza l’avvocato scelto dal centrodestra, mostrandosi più spigliato del solito.

La serata comincia con il solito ritardo, Minicuci si presenta in piazza accompagnato dalla moglie, alla quale rivolge un sentito ringraziamento. Ma prima di prendere la parola la scaletta prevede la messa in onda di due video – uno riguardante le condizioni in cui si trova la città e l’altro sul progetto targato Minicui – e la testimonianza di diversi giovani appartenenti ai partiti della coalizione.

Poi, però, l’obiettivo ritorna ad essere il sindaco uscente Giuseppe Falcomatà. Minicuci d’altra parte spiega di non aver voluto fare confronti nella prima parte della campagna elettorale perché molto più interessato a girare le periferie e incontrare i cittadini, sottolineando anche che alla fine due confronti li ha fatti.

“Alla fine di uno dei due confronti il giornalista mi ha domandato cosa pensassi di Falcomatà. Sapete cosa ho risposto? Prima mi sono messo le mani in testa e poi in dialetto calabrese, che lui non capisce, si sforza ma non ha capito, ho detto, aundi pari cu lardu spandi a malapena u cavulu cundi. Cioè dove sembra che il grasso cola appena appena riesci a condire una foglia di cavolo. Falcomatà parla bene, chiacchiera chiacchiera, ma sotto non c’è niente, non ha portato niente alla città”.

Allo stesso modo sferza l’avversario quando afferma che dopo sei anni non conosce la differenza tra deleghe e funzioni della Città Metropolitana:

“Gliel’ho dovuto spiegare io. Ma al pignolo Falcomatà insegnerò altre cose: come si fa amministrazione, come si fa gestione e come riusciremo a risollevare questa città”.

Minicuci sottolinea poi l’importanza del Patto sottoscritto appena l’altro ieri davanti ai giornalisti. Un Patto coi cittadini che segna un impegno forte, e gravoso, per il candidato e l’amministrazione che spera di presiedere:

“Noi abbiamo fatto un ragionamento molto serio, abbiamo sottoscritto un Patto, e un patto si rispetta. Ma noi non faremo altre opere pubbliche, prima completeremo quelle che ci sono”.

Per Minicuci la città, oggi, è un disastro:

“Chi ha fatto questo disastro ha la faccia di bronzo di ripresentarsi. È vero siamo nella città dei bronzi e quindi uno la faccia di bronzo la può pure mantenere. Ma io oggi vedo tanto entusiasmo. La gente mi chiede di mandare a casa Falcomatà. Il cittadino non può essere trattato più come un suddito. Un cittadino che andando in ufficio a prendere una pratica debba chiamare l’assessore, il compare o il cugino per avere questi atti”.

Poi l’affondo che fa sempre un certo effetto:

“Io so già chi non mi voterà. Non mi voteranno i dirigenti, perché hanno paura. Non mi interessa. Non mi voteranno le lobbies politico economiche. Non m interessa. Non mi voteranno i mafiosi, non mi interessa. Noi siamo per la rinascita di questa città siamo per il futuro dei nostri giovani. Noi proteggeremo questa città da tutti”.

Minicuci rimarca poi la sintonia, favorita dallo stesso colore politico, con la Regione e la Presidente Jole Santelli, avvertendo:

“Catanzaro e Cosenza non potranno più metterci i bastoni tra le ruote. Ma avrò bisogno di tutti voi. Anche dopo che vinceremo, perché le resistenze ci saranno. Io non sarò chiuso nel palazzo, io aprirò alla società civile”.

Da qui il passaggio al progetto che vuole il ritorno delle circoscrizioni, ma sotto forma di Municipi, sei, dislocati nella città.

Il candidato di centrodestra poi si leva due sassolini dalla scarpa. Rivendicando la paternità dell’idea di evadere le 25 mila pratiche di condono giacenti a Palazzo San Giorgio, e quella relativa al rilascio dei certificati nei tabacchini, Minicuci ha sostanzialmente affermato che Falcomatà ha copiato il suo programma:

“Ma se sarà ancora lui il sindaco, queste cose non andranno avanti, perché non sa da dove cominciare”.