Ripristino Circoscrizioni a Reggio, tutto fermo. Senza risorse dal Governo, Comune in difficoltà

L’iter per il ritorno delle circoscrizioni a Reggio Calabria è fermo. Il Comune attende risposte dal Governo, ma senza fondi serviranno tagli. RED frena, il centrodestra incalza

Palazzo San Giorgio Comune Reggio Calabria

L’iter per il ripristino delle circoscrizioni a Reggio Calabria è fermo da mesi. Dopo l’approvazione del nuovo assetto in Commissione, l’amministrazione comunale ha inviato una richiesta di parere al Ministero dell’Interno, per valutare la possibilità di votare e istituire gli istituti di decentramento alle elezioni comunali del 2026 rendendoli però effettivi ed operativi soltanto nel 2027.

Soltanto a partire da quell’anno infatti, secondo i calcoli di Palazzo San Giorgio, l’amministrazione riuscirà a mettere i bilancio le risorse necessario per la gestione delle circoscrizioni, senza intaccare i servizi.

La questione delle economie necessarie rimane il nodo della discordia che divide la maggioranza e lascia la vicenda in balia delle decisioni del Governo.

Considerato quanto previsto dal Tuel (che evidenzia ad esempio come un presidente di circoscrizione debba percepire uno stipendio pari al 70% di quello di un assessore, e un consigliere circa un quarto) e le varie spese necessarie, si è evidenziato come servirebbero circa 2 milioni e mezzo annui per mettere in moto e reggere i Municipi, 5 quelli previsti per Reggio Calabria.

Più di un milione e mezzo soltanto per gli stipendi del personale necessario, a partire da presidenti e consiglieri di circoscrizione, al quale vanno aggiunte le risorse previste per le sedi fisiche, i servizi da assicurare e l’aumento delle squadre di Castore dedicate alle manutenzioni.

Si tratta di 2 milioni e mezzo di euro l’anno che nei 5 anni di legislatura porta ad un totale di 12 milioni e mezzo (anche se per l’opposizione la cifra è decisamente inferiore), somme da reperire interamente dal bilancio comunale.

Il pressing del centrodestra

A chiedere risposte è soprattutto l’opposizione. I consiglieri comunali di centrodestra a più riprese sono tornati a sollecitare tempi certi e chiarezza sull’iter. Secondo l’opposizione (forte anche di un emendamento Cannizzaro dedicato proprio alle circoscrizioni) il ripristino degli istituti di decentramento rappresenta una battaglia di principio: riportare i cittadini al centro, restituire rappresentanza territoriale e rilanciare il decentramento amministrativo.

“Non si può più aspettare – hanno sostenuto in questi mesi i consiglieri di opposizione –. L’amministrazione non può far finta di nulla. Servono risposte concrete, il rischio è arrivare impreparati alle elezioni del 2026, con gravi conseguenze organizzative e finanziarie”.

Dal Viminale però, al momento, nessuna risposta. Nessuna proroga, nessun impegno sulle risorse aggiuntive necessarie. Il timore è che il Governo risponda nelle prossime settimane nel modo più semplice e scomodo: nel 2026 si dovrà votare anche per le circoscrizioni, in applicazione della norma nazionale, senza rinvii e senza finanziamenti aggiuntivi.

Un’ipotesi che rischia di mettere in seria difficoltà il Comune. Attivare cinque circoscrizioni, come previsto dal progetto approvato in Commissione, comporterebbe un costo di circa 2,5 milioni di euro l’anno. Una somma che oggi non esiste in bilancio.

Le perplessità nella maggioranza

Proprio su questo punto esiste ancora una diversità di vedute interna alla maggioranza. Il gruppo consiliare RED, composto dal vicesindaco metropolitano Carmelo Versace, l’assessore Filippo Burrone e il consigliere Nino Castoria, in più occasioni ha espresso dubbi sulla sostenibilità economica dell’operazione e sulla reale efficacia delle circoscrizioni.

Non è un’opposizione netta, ma una ritrosia espressa in modo chiaro e senza equivoci. “È giusto garantire partecipazione e prossimità – la presa di posizione – ma oggi le priorità sono altre. E senza risorse certe, il rischio è di dover tagliare servizi essenziali”.

Un bivio politico e amministrativo

Il Comune, in sostanza, è in mezzo al guado. Da un lato esiste l’obbligo di legge, dall’altro l’assenza di coperture economiche. La maggioranza appare spaccata tra l’idealismo istituzionale e la prudenza contabile. L’opposizione, invece, continua a spingere per accelerare. E il tempo passa.

Se da Roma dovesse arrivare una risposta secca – “si vota nel 2026 anche per le circoscrizioni” – per Palazzo San Giorgio inizierà una fase fatta di tagli, riassetti e scelte politiche difficili che accompagnerà all’appuntamento con le urne del 2026.

L’assetto delle 5 circoscrizioni

Le cinque nuove Circoscrizioni previste – ognuna deve avere un minimo di 30.000 abitanti – coincidono con gli ambiti urbani identitari individuati nel Masterplan.

  • La I Circoscrizione, “Centro storico”, comprende i quartieri Centro storico, Trabocchetto, Sant’Antonio, Spirito Santo, Pineta Zerbi, Tremulini, Santa Caterina, San Brunello, Vito;
  • La II Circoscrizione, “Est”, i quartieri Eremo, Condera, San Giorgio, Modena, San Sperato, Cannavò, Mosorrofa, Cataforio, Terreti;
  • La III Circoscrizione, “Nord”, i quartieri Catona, Salice, Villa San Giuseppe, Gallico, Sambatello, Archi, Ortì, Podargoni;
  • La IV Circoscrizione, “Sud”, i quartieri Ravagnese, Gallina, Pellaro;
  • La V Circoscrizione, “Centro-Sud”, i quartieri Sbarre, Ferrovieri, Stadio-Gebbione.