Class action Calabria: i cittadini presentano allo Stato il conto per i diritti negati

Il comitato #NoRedZone ha lanciato la petizione popolare per presentare un ricorso contro lo Stato alla Corte europea dei diritti dell'uomo

Una class action per ristabilire i diritti dei calabresi, è questo ciò a cui hanno pensato alcuni calabresi aderenti al gruppo #NoRedZone. Il gruppo nato sui social, è sceso in piazza a manifestare in diverse città della Calabria. I cittadini stanchi di vedere i loro diritti negati, hanno deciso di presentare il conto allo Stato.

Il ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo

Il comitato #NoRedZone ha lanciato la petizione popolare dal nome “Sanità Calabria – Ricorso alla corte europea dei diritti dell’uomo”. L’obiettivo è quello di raccogliere firme in tutta la Regione.

La petizione popolare

“Con la petizione si approva e sostiene l’adesione ad un’azione legale pubblica contro lo Stato italiano, attraverso il ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ed altre eventuali sedi giudiziarie competenti, per il risarcimento del danno economico, commerciale, produttivo e sociale, subito dai calabresi per la mancata adozione di provvedimenti sanitari e di prevenzione Covid.

L’eventuale indennizzo economico verrà destinato, attraverso enti pubblici o non a scopo di lucro, per riqualificare la sanità ospedaliera e del territorio, sostenere il comparto commerciale, produttivo ed assistenziale calabrese”.

Da cosa è scaturita la protesta

L’elenco delle azioni che hanno portato i calabresi a voler intentare una causa contro lo Stato sono molteplici ed è possibile ritrovarle nel testo della petizioni:

  • a seguito della mancata adozione operativa del piano anti-Covid il 4 novembre la Calabria è stata inquadrata come “zona rossa”;
  • tale mancata adozione, da notizie diffuse su stampa, andrebbe ricondotta ad omissioni e ritardi in capo agli organi amministrativi e commissariali incaricati della gestione sanitaria della Calabria e nazionali sull’ emergenza covid;
  • l’inquadramento della Calabria come zona rossa, oltre a determinare una sensibile limitazione delle libertà individuali, determina un grave danno per i settori dell’economia produttiva, del commercio, del terziario;
  • la situazione medica territoriale ed ospedaliera, già in grave difficoltà per carenze strutturali con migliaia di casi di emigrazione sanitaria, si rivela in questo contesto come assolutamente inadeguata a garantire livelli essenziali sia per la prevenzione di patologie diffuse che di terapie ed interventi;
  • la sanità calabrese da un decennio è gestita direttamente dallo Stato attraverso la nomina di commissari;
  • l’adozione delle misure per la “zona rossa” determina una limitazione dei diritti sanciti dalla Costituzione e dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo.

Per firmare la petizione, CLICCA QUI.

Le dichiarazioni degli organizzatori

Un sit-in è stato organizzato anche a Reggio Calabria, per la precisione a piazza Camagna, dove una delegazione di cittadini si è riunita nel rispetto delle norme anti-Covid. Ai microfoni della stampa Domenico Comandè ha spiegato:

“Stiamo lanciando un’iniziativa che pensiamo debba avere il giusto risalto. La piazza va bene fino ad un certo punto, ma poi non deve mai essere fine a se stessa. Siamo in Calabria e adesso siamo circondati da un’attenzione mediatica pazzesca. Fra 10 giorni tutto può cambiare, basta la cosa più semplice a distogliere i riflettori dalla nostra regione.

La Calabria deve cercare di farsi sentire e lasciare un segno. Siamo stati contatti da un grosso studio legale che si occupa di ricorsi alla Corte europea di Strasburgo affinché i calabresi portino in Tribunale lo Stato per chiedere i danni morali ed economici. La petizione è partita alle ore 18:00 e tutto i calabresi sono invitati a partecipare per ottenere un risarcimento”.