Reggio, lo strano caso della Commissione Controllo e Garanzia paralizzata da politica e personalismi

Centrodestra e centrosinistra disertano. Iatì denuncia: “Siamo alla farsa. Dimettiamoci tutti per il bene della città”

Strano destino quella della IX Commissione consiliare Controllo e Garanzia. Una di quelle Commissioni considerate fondamentali nell’esercizio del mandato di ogni consigliere. Il luogo in cui si esercita la vigilanza, andando a fondo nell’analisi degli atti licenziati da Palazzo San Giorgio. Un organismo persino esaltato nel suo ruolo, ma che di fatto non è mai entrato nel vivo della sua attività di controllo.

Neanche ora. In un momento che richiederebbe un atteggiamento diverso dalla politica di Palazzo. Proprio ora che servirebbe un gesto di riconciliazione con la cittadinanza presa a schiaffi dagli stessi che professano etica e responsabilità nell’agire politico.

Partenza tra le polemiche

La Commissione era stata già al centro di polemiche al momento del suo insediamento. Quando, all’esito delle votazioni per la presidenza e la vice presidenza dell’organismo, la maggioranza impose il suo candidato, in posizione di vice, facendo gridare allo scandalo il centrodestra che parlò di “atto di forza” inopportuno. D’altra parte prassi vuole che la presidenza della IX Commissione venga lasciata alla minoranza, e così è stato. L’eletto è risultato essere Massimo Ripepi.

Una presidenza che resiste, tutt’oggi, nonostante l’attuale momento attraversato da Palazzo San Giorgio, letteralmente sconvolto dalle vicende giudiziarie che stanno imperversando sui suoi inquilini, compresi quelli più prestigiosi.

Vai avanti tu…

La storiaccia degli abusi sulla minore che ha visto coinvolto Ripepi, ha riproposto con forza il tema dell’etica e della responsabilità, che ha accompagnato gli elettori reggini nel corso della campagna elettorale. Quando tutti erano pronti ad invocare un cambio di passo, che nei fatti però non c’è.

Il richiamo all’etica e alla responsabilità è stato quindi cavalcato dalla maggioranza che ha chiesto a chiare lettere le dimissioni dalla Commissione di Ripepi. Il centrodestra, un po’ garantista e un po’ attendista, sul tema dell’opportunità delle dimissioni si è diviso. Nel mezzo si è messo Saverio Pazzano.

L’ex candidato a sindaco pur sapendo quanto disposto dal regolamento in tema di mozioni di sfiducia, ha portato il tema in aula. Centrando l’obiettivo. Perché da lì è partito un dibattito che oggi chiarisce l’immobilismo “politico” e capriccioso della Commissione.

D’altra parte la mozione di sfiducia va presentata in Commissione con numeri qualificati. Pazzano visto l’andazzo potrebbe avere il sostegno della maggioranza interessata al cambio alla guida della Commissione. Ma il centrosinistra, che vuole solo le dimissioni, ha fatto di più, giurando che diserterà la Commissione.

Ma allora, se nessuno si presenta in Commissione (oggi è andata deserta la seconda convocazione) come si intende procedere? L’organo deve rimanere ostaggio dell’intransigenza della maggioranza che vuole le dimissioni, o dell’assenteismo bipartisan che fa mancare il numero legale? O di chi non predispone neanche la possibilità di collegarsi da remoto?

Non va dimenticato che la prima convocazione è avvenuta dopo l’esplosione dei fatti che hanno travolto Ripepi. E nessuno si è presentato. Oggi, nel day after del caso Castorina, la seduta è andata nuovamente deserta. Erano troppo pochi i presenti, ma sicuramente c’erano sia Ripepi, che non molla, che Filomena Iatì.

“Continua la farsa”

Proprio la pasionaria del gruppo “Per Reggio Metropolitana” ha dato vita ad una personale battaglia contro il modo di fare politica degli attori in campo definendo l’episodio della Commissione Controllo e garanzia come una farsa:

“Si susseguono azioni latenti con scambi di responsabilità. Da un lato le assenze della maggior parte dei 22 componenti (tutta la maggioranza nonché gran parte della minoranza di centrodestra), dall’altro il forte legame alla poltrona del consigliere Ripepi, con conseguente immobilizzazione dei lavori di una commissione fondamentale, soprattutto alla luce degli ultimi gravi eventi, a danno, neanche a dirlo, della comunità reggina”.

La Iatì denuncia poi il fatto di aver accertato solo pochissimi minuti prima dell’inizio dei lavori, la mancata predisposizione della partecipazione on-line, normalmente inviata agli aventi diritto almeno dodici ore prima, “con evidente responsabilità del presidente Ripepi e di tutti gli organi competenti”.

La consigliera di opposizione si dice quindi amareggiata – “la dignità di rappresentare la cittadinanza non appartiene a tutti” scrive – ma pronta a dare ancora battaglia:

“Apriamo gli occhi e agiamo sempre con la schiena dritta, senza padroni e padrini, senza simboli e partiti. Il nostro impegno per l’affermazione della legalità ed azione, nell’interesse esclusivo dei reggini, continua. Confermo la mia idea della opportunità che tutti i consiglieri comunali rassegnino le dimissioni quale segno di genuino attaccamento, questa volta si, al bene della città”.