Reggio verso le Comunali, Lamberti a CityNow: ‘Deluso dal centrodestra. Sono in corsa’

Il medico editore accusa i partiti per l'immobilismo che oggi ha prodotto tantissime candidature


“Io non ho nulla da chiedere né alla politica né a nessuno. Io sono disponibile, ma davvero, non è un modo di dire. Io penso che tutti vorrebbero fare il sindaco della propria città, però in una città tranquilla, dove non ci sono problemi da risolvere come questi. Fare il sindaco di una città è un onore. Io sono andato a fare il sindaco di San Procopio che non era la mia città, era la città del professore Neri che è stato uno dei miei maestri, e ci sono arrivato per caso perché mi hanno chiesto di dare una mano. Il sindaco di Reggio, invece, non è solo il sindaco di Reggio, bisogna toglierselo dalla testa, perché è anche il sindaco della Città Metropolitana, di 97 paesi e città, tra cui Locri, Rosarno, Gioia Tauro, Polistena cioè centri di altissimo livello, dove se lei non è accanto al sindaco, quale che sia il suo credo e la sua fede politica, lei non arriverà da nessuna parte. Perché la Città Metropolitana esiste, c’è sulla carta, ma non c’è nei fatti, ed è un peccato di Dio”.

Eduardo Lamberti Castronuovo non ha la minima intenzione di fermare la sua corsa per Palazzo San Giorgio. Si considera un uomo del centrodestra, deluso certamente, ma si dice pronto a mettersi da parte solo a determinate condizioni. La sua idea di città è nota ormai a tutti, e la sua disponibilità a mettersi in gioco non è un mistero per nessuno. Tuttavia l’attendismo del centrodestra ha creato non pochi problemi di comunicazione, anche tra i partiti stessi che hanno di recente ottenuto dal tavolo nazionale indicazioni circa la scelta del candidato sindaco che spetterà alla Lega. Con Lamberti abbiamo provato a ricostruire le vicende degli ultimi mesi ed a capire la sua reale posizione.

Mentre parla ai microfoni di CityNow, mostra con orgoglio un libricino costituito per lo più da immagini, fotografie e articoli di giornale – “lì c’è tutto quello che io ho fatto per la mia bella Regione e per la mia città” dice – che porta la data del 12 febbraio, che coincide con i 40 anni dell’Istituto e i 70 anni del Dottore. “Due ricorrenze in una” è il titolo, in cui emergono quei due numeri fondamentali nella vita di Lamberti: 40 e 70.

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Il “gravissimo errore del centrodestra”

Una pubblicazione che si presterebbe anche ad una campagna elettorale. Ma Lamberti lo esclude in prima battuta. Eppure il suo nome è circolato sin dalle prime ore di quello che volgarmente viene definito il totocandidature. Sul punto, il direttore del Poliambulatorio De Blasi si accende:

“E qua è l’errore del centrodestra. Gravissimo errore. Di strategia. Perché l’errore, generalmente, è qualche cosa che si fa contro determinate regole, che possono essere regole della logica, della correttezza, delle opportunità. Comunque un errore è un errore. In campo medico si commette un errore per imperizia e negligenza. Anche in politica c’è l’imperizia e la negligenza, probabilmente. Però non tirar fuori il candidato del centrodestra è stato un errore colossale. Perché se c’è una tenzone politica, che è giusto, perché la democrazia è questa, chi si presenta a fare una battaglia elettorale dice io sono questo, sono disposto a fare il sindaco, vi chiedo il vostro consenso, è giusto. Questo non si è fatto. Addirittura sa cosa avrei fatto io, avrei chiesto al popolo, con un referendum. Io queste cose non le dico, le faccio”.

Lamberti, per dare forza al concetto ricorda la vicenda che lo ha visto protagonista, in qualità di promotore, del processo di intitolazione del Palazzo della Provincia allo scrittore calabrese Corrado Alvaro. Da assessore, all’epoca, Lamberti lanciò proprio un referendum popolare, che si concluse proprio con quella scelta.

“Il referendum – argomenta Lamberti – è qualcosa dove lei può o non può partecipare, però se non può partecipare o se non vuole partecipare deve solo stare zitto. Nel senso che se ha avuto la possibilità di farlo e non l’ha fatto, adesso deve tacere. Quindi questi referendum sarebbero stati la cosa più giusta, più democratica”.

D’altra parte un Referendum, per Lamberti, sarebbe stato meglio anche delle Primarie:

“Un referendum si può fare in tanti modi. Si può anche fare un referendum conoscitivo. Le Primarie sono un qualcosa di leggermente diverso, perché con le primarie mi candido io si candida un altro e si vota. Il referendum è un’altra cosa. ‘Chi secondo te può fare il sindaco di Reggio Calabria?’ era la domanda da fare. Questi fogli li si lasciavano dappertutto e ognuno avrebbe potuto scrivere un nome. Oggi con i mezzi tecnici che ci sono… ma poi, c’è stato il Covid che c’ha tenuto in casa per tre mesi, si poteva fare anche in quel periodo. Invece adesso ci troviamo di fronte a questa situazione ed io ho preso una posizione che, sinceramente le devo dire, mi dispiace fino a un certo punto. Poi io sono assolutamente libero dire quello che mi pare, perché non ho nulla da chiedere, capisce, io posso solo dare, la mia vita parla da sè”.

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Dal profilo del candidato alla situazione attuale

Secondo Lamberti il sindaco si deve fare per soli 5 anni, per evitare quei “favori” che potrebbero garantirgli la riconferma.

“Io vado a fare il sindaco se posso andare a risolvere determinati problemi, perché voglio fare questo e nient’altro. E per me è veramente un sacrificio, perché significa lasciare il mio lavoro che è quello al quale sono più legato. Quindi, mi creda, ove mai dovesse verificarsi questa cosa, per me sarebbe un grande sacrificio, ma lo faccio perché tanta gente mi sta spingendo a fare questo. Perché ci vuole una persona onesta, una persona capace, una persona che abbia voglia di fare, una persona che ami la città. Queste prerogative credo di averle, se poi c’è un’altro più bravo di me, prego si accomodi. Ma lei non mi sentirà mai dire una sola parola contro la controparte. Non mi interessa la controparte, non per spocchiosa presa di posizione, ma perché io sono là e voglio fare queste cose. A me interessa parlare delle cose che si devono fare, e che le faccia io o un altro è un  aspetto diverso. Anzi, se c’è un altro più bravo di me, mi farebbe anche un grande favore, perché io così continuerei a fare il mio lavoro, perché la gente ha bisogno del nostro lavoro. Io sono un modesto manovale della medicina, che ha realizzato una struttura che se non sbaglio è un fiore all’occhiello della città, è un punto di riferimento, che fa 700 pazienti al giorno. E se 700 persone vengono qua tutti i giorni un motivo ci sarà. Se ci sono le macchine migliori d’Italia, e non lo dico io, vuol dire che c’è quella passione che ci lega a questa città. È un peccato? è un reato? assolutamente non lo credo”.

Lamberti elenca una serie di “credenziali” che dovrebbe avere la persona indicata per fare il sindaco che coincidono con quelli che il centrodestra predica da mesi. Quindi la domanda è: perché non si è fatto questo matrimonio?

La risposta di Lamberti è chiara e netta, ma lascia ancora una porta socchiusa:

“Quando si commette un errore lo si può commettere in buona fede o lo si può commettere per dolo, ma c’è una terza forma che si chiama dolo eventuale. E cos’è il dolo eventuale? Il dolo eventuale è quello che spesso voi giornalisti utilizzate nello scrivere “non poteva non sapere”. Ora in politica il dolo eventuale è importante, cioè non si poteva non sapere che non tirando fuori un nominativo – quale che fosse non ha importanza, e ne sono stati fatti tanti, secondo me tutti all’altezza della situazione – ci si sarebbe ritrovati in questa situazione. Bisognava avere l’amabilità di fare questo nome, meglio ancora, ripeto, se questo fosse venuto fuori dalla gente. Oggi ci troviamo di fronte a una scelta che io ho criticato subito. Una scelta, e l’ho anche scritto, che ho criticato perché io un po’ di orgoglio reggino ce l’ho, mi dispiace, se poi per opportunità politica qualcun altro non ce l’ha, sono affari suoi non miei”.

“Mi auguro che la Lega scelga tra le persone che il tavolo dovrebbe dargli, perché altrimenti non ha senso. Io così ho sentito dire dall’onorevole Minasi, dalle dichiarazione di Salvini, da quelle degli esponenti di Forza Italia; non ho sentito la Meloni, ma insomma immagino sia anche lei sulla stessa falsariga, e cioè: il nominativo sarà scelto dalla Lega, ma sarà valutato sulla base di quello che saranno anche i suggerimenti degli alleati. Io mi auguro che dai suggerimenti di tutti venga fuori un nominativo, il migliore possibile, e a quel punto ci determineremo. Se il nominativo ci convincerà noi saremo ben felici, perché siamo all’interno di questo centrodestra e qui vogliamo rimanere. Se non dovesse essere così, allora io rimango in corsa a 180 all’ora, glielo posso garantire. Anche perché io ho dato la mia disponibilità dopo aver valutato tante cose. Ripeto, avevo detto di no e se ci fosse una persona all’altezza della situazione diventerebbe ancora più ‘no’ perché, le ripeto, per me è un sacrificio vero. Io devo amputare una parte della mia vita, perché se io vado a fare il sindaco non lo vado a fare a un’ora al giorno, lo vado a fare a tempo pieno, chi mi ha seguito all’Assessorato alla Provincia sa quanto lavoro e quante ore di lavoro ho dedicato, perché dare agli altri per me è una scelta di vita, e mi farebbe piacere farlo”.

A poche settimane dalla chiusura dei giochi per Palazzo San Giorgio, si registra anche una certa frammentazione derivante dalle tante candidature in campo (ad oggi 11 senza il centrodestra) che alimentano speranze di un nuovo civismo che però sembra non riesca a fare ancora rete. Lo stesso Lamberti è stato coinvolto in alcuni tentativi di mettere insieme un unico polo civico senza però riuscire a fare sintesi.

“Natura abhorret vacuum. Le rispondo in latino. Se il centro-destra avesse tirato fuori un nominativo importante questo probabilmente non sarebbe successo. ‘La natura rifiuta il vuoto’ le ho detto pocanzi, per cui non c’è nessuno è chiaro che si fanno avanti in tanti, legittimamente, ci mancherebbe altro, giusto che sia così. Certamente questa frammentazione è anche un fatto di democrazia, poi la gente deciderà, non è questo il problema. La frammentazione se è basata sul rispetto reciproco non è un problema.

Cosa voglio dire, la frammentazione va bene prima, quando poi ci sarà l’elezione e sarà eletto chi sarà eletto, se vuole fare il sindaco dovrà farlo con l’opposizione, con la maggioranza e con tutti. Non può fare non può fare il sindaco dicendo così si fa e comandando i suoi adepti. Il sindaco se ha il Carisma lo sa quello che vuole. Il momento della democrazia è il momento della decisione, il momento della realizzazione non è più democratico. Ma un sindaco deve avere 50 assessori o 50 persone che collaborano con lui e che la pensino insieme al sindaco non come il sindaco. Infatti la scelta degli assessori potrebbe anche ricadere su persone non della stessa lista. Questo è un concetto politicamente aberrante da queste parti, ma Italo Falcomatà l’ha messo in pratica ed ha avuto il successo che ha avuto. Il sindaco non è il re, è uno che s’è preso la briga di portare avanti determinate cose e fa il direttore d’orchestra, ma non suona”.

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L’idea di una Reggio per domani

Un programma ancora non c’è, ma Lamberti ha le idee chiare su quali grandi questioni si giocherà il futuro della città:

“Mi farebbe piacere sistemare la città, mi farebbe piacere rifare tutta la rete idrica perché l’acqua non può mancare; mi farebbe piacere cambiare totalmente il sistema di raccolta dei rifiuti: attualmente questo sistema non può andar bene per la città di Reggio Calabria. Che è una città cirrotica, le strade sono strette, piccole, c’è il vento… lei lascia un mastello qua e se lo ritrova a 100 metri. Ma che cosa ci vuole per capire che non va bene. Neanche la più grande ditta del mondo riuscirebbe nel porta a porta. Le immondizie bisogna eliminarle oppure metterle sotto terra per il successivo ritiro. Io immagino una raccolta con i vecchi cassonetti con tanto di tessera e microchip così si sa chi l’ha messa, quanto ne ha messa, e se chi l’ha messa non ha pagato le tasse. E se non l’ha pagate, io mando i Carabinieri perché io se lei non ha pagato le tasse lo posso sapere subito, basta collegarla con la bolletta della luce. Il sindaco deve sapersi prendere le sue responsabilità. Deve saper fare cose anche al limite della legge”.

Un velo di tristezza assale Lamberti quando si parla di cultura:

“La cultura Reggio non esiste. È soltanto affidata a dei samaritani che riescono a fare qualcosa, tipo Catonateatro, Spazio teatro, Teatro Primo… poi c’è l’ex Cipresseto, c’è una bellissima associazione che vi opera. Ma il teatro è vita. Nelle scuole i nostri ragazzi ci hanno insegnato quello che noi avremmo dovuto insegnare loro. Cioè al “Da Vinci” hanno messo su un’operetta, le tragedie greche le hanno realizzate i ragazzi del “Campanella”, quelli del “Volta” hanno fatto i musical, don Valerio ha fatto dei musical che sembravano quelli di Broadway. Ma queste sono iniziative private, la cultura invece è un fatto pubblico. A teatro ci devono andare tutti, anche quelli che non se lo possono permettere. Il biglietto gratuito non lo deve avere il sindaco, il prefetto, l’assessore o i parenti dell’assessore. Lo devono avere le persone che non possono pagare il biglietto. Vogliamo parlare del Palazzo della Cultura? Ecco perché le dico io sono arrabbiato. Basta pensare alle 370 pagine di giornali esteri che hanno scritto sul Palazzo della Cultura.

Se lo vado a vedere adesso, in mano ai lanzichenecchi, completamente spogliato, i giovani che avevo fatto entrare per portare i quadri sono stati chiamati uno per uno per dire che quella non era arte, che devono andare fuori. E chi li ha giudicati, tre persone di nessun pregio, amiche dell’assessore al ramo. Avete più sentito parlare del Palazzo della Cultura? È stato fatto qualche cosa di eclatante? C’è stato qualche link col Moma? Noi abbiamo un De Chirico, io avrei proposto uno scambio con altri musei, ma quelle opere non le conosce più nessuno, perché hanno cacciato fuori tutti hanno financo coperto un bassorilievo con dei manifesti, ignoranti che ignorano che cosa hanno fatto. Lì c’è una carta orografica che avrebbero voluto tutti i musei d’Italia se non del mondo. La cultura va promossa. Ecco perché c’è la rabbia, e tanta, dentro di me e la rabbia ancora più rabbia sa qual è? Non aver visto quelli che avrebbero dovuto sponsorizzare, non me, ma persone come me, invece no, l’hanno tenute là, come avere una Ferrari e tenerla nel garage. Ed a Reggio di Ferrari ce ne sono tante, tantissime. Qui bisogna tenere tutti sotto, ‘nani su iddi e vonnu a tutti nani’, perché per poter emergere bisogna tenere le persone di un certo livello sotto, ed ecco la spiegazione di tutto quello che succede in questa città, perché si può fare tutto, ma non fanno fare niente. Chi (?) lo sapete meglio di me”.

 

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