Reggio verso le comunali: la PalazzoSanGiorgiese pronta a scendere in campo. E il civismo prova a fare sintesi

Abbiamo contato già undici candidati senza i "panchinari" del centrodestra. Vince per ora la frammentazione, e Falcomatà ringrazia

Il ritiro per alcuni è già iniziato. Per altri è ancora tempo di mercato. Ma già la prima squadra è scesa in campo. La PalazzoSangiorgiese, o se volete la Metropolitanese, gli undici provvisori titolari ce li ha già. Tanti sono ad oggi gli aspiranti candidati a sindaco di Reggio Calabria. Una vera e propria formazione composta da vecchie conoscenze, volti nuovi, gente con un minimo d’esperienza, e qualche panchinaro pronto a prendersi il posto da titolare. In alcuni c’è anche la spinta della motivazione. Certo, bisognerà andarci cauti. Come si sa, il calcio d’agosto non dà sempre le risposte che si cercano. Tanto più che il quadro appare ancora oggi molto confuso.

Uscendo dalle metafore calcistiche che mettono sempre allegria, c’è da dire che sono davvero tanti i candidati allo scranno più alto di Palazzo San Giorgio. Ad oggi, come detto, ne abbiamo contati 11 “ufficiali” che, in rigoroso ordine alfabetico, rispondono ai nomi di Cuzzocrea, Davi, Falcomatà, Foti, Lamberti Castronuovo, Liotta, Marcianò, Pazzano, Putortì, Tortorella e Vacalebre. Sono coloro che hanno annunciato il proprio impegno in questa tornata elettorale. Ma non bisogna dimenticare gli indecisi, tra cui spicca ancora il centrodestra che è ancora alla fase della condivisione del nome e, non ultimo il professore Giuseppe Bombino.

Dal punto di vista della partecipazione democratica, c’è solo da rallegrarsi nel constatare come l’amore per la città smuova così tante coscienze disposte all’onere e onore di accollarsi il fardello di Reggio. Ma l’importante è che oltre alle coscienze non vengano stimolati gli appetiti personali di ciascuno dei candidati.

D’altra parte se il quadro dovesse confermarsi questo, si potrà parlare di una eccessiva frammentazione, che non giova a nessuno, se non al candidato uscente – che tra l’altro prova a pescare anche tra i civici per rafforzare la propria coalizione –  e a quello che riuscirà a mettere insieme un numero necessario di liste per insidiare i vertici della classifica.

Basti pensare alla elezione del 2014. In campo c’erano 9 candidati a sindaco e un esercito di un migliaio di aspiranti consiglieri, per 32 posti. Un vero e proprio concorso.

Giuseppe Falcomatà ha vinto con oltre il 60%, a seguire Lucio Dattola col 30% e poi nell’abisso Paolo Ferrara col 3,17%. Quest’ultimo aveva il sostegno di 5 liste che racimolarono appena il 2,90% e non riuscì a conquistare neanche un seggio. Il resto dei candidati, poi, totalizzò percentuali trascurabili.

Oggi, la scena sembra ripetersi. Tanti candidati – ancora oggettivamente con poche liste alle spalle – tutti di estrazione civica, che si dicono al di fuori dei partiti, e con un sogno nel cassetto, mettere in soffitta la Reggio di almeno gli ultimi sette anni.

La domanda è: Ma tutti questi candidati come pensano di impensierire le coalizioni tradizionali?

La competizione dei civici, diventerebbe sana, e farebbe certamente un salto di qualità se si riuscisse a costruire un cartello politico elettorale da poter contrapporre allo strapotere dei partiti tradizionali. Servirebbe a non disorientare gli elettori nel segreto dell’urna, e a non far tornare in auge la puntualissima teoria del voto utile che ha fatto già tanti danni. Serve invece un’alternativa solida e credibile per gli indecisi e per chi vorrebbe voltare pagina.

Lo pensano in tanti, ma in pochi sono disposti a fare un passo indietro. E, per dirla in politichese, a Reggio non si riesce ancora a fare sintesi.

L’ultimo di diversi tentativi di mettere attorno ad un programma comune le personalità oggi in campo si è svolto appena ieri. L’idea di immaginare un Polo civico è partita da Eugenia D’Africa che ha provato a far dialogare Eduardo Lamberti Castronuovo, Fabio Putortì, Maria Laura Tortorella, Nino Liotta e Giuseppe Bombino.

Ognuno ritiene, legittimamente, di avere le carte in regola per fare il leader di una eventuale “terza coalizione”, ma in pochi, forse pochissimi, hanno dimostrato di essere pronti a sacrificare la propria candidatura. Dunque, ennesima fumata nera. Per ora.

A Reggio non si riesce a fare sintesi. Ma c’è ancora chi ci spera.