Comune di Reggio Calabria in bilico: si va verso il dissesto finanziario?

Delicatissima la situazione per il Comune di Reggio Calabria. Difficile evitare il dissesto: la situazione attuale e le ipotesi

Il futuro dell’amministrazione comunale di Reggio Calabria è atteso da un bivio. L’impressione, negli ultimi giorni, è che la strada da intraprendere (il dissesto finanziario) sia sempre più obbligata. La recente decisione della Corte Costituzionale è un fatto nuovo e non prevedibile che ha spiazzato il comune reggino così come altre amministrazioni sul territorio nazionale, Napoli su tutte.

MAZZATA A SORPRESA

La Corte ha dichiarato ‘costituzionalmente illegittima’ la norma, approvata dal Parlamento nel 2016, che consentiva la rimodulazione trentennale dei piani di riequilibrio finanziario per rientrare dal buco milionario che affligge tutti gli enti ‘strutturalmente deficitari’, o in pre-dissesto, quest’ultimo caso coinvolge il comune di Reggio Calabria.

Una novità normativa non di poco conto che di fatto riporta il Comune di Reggio Calabria indietro di tre anni, annullando gli effetti benefici che l’Amministrazione Falcomatà era riuscita a determinare anche grazie all’approvazione della norma nazionale che consentiva di spalmare il debito in trent’anni.

La recente sentenza della Corte Costituzionale prevede infatti che il rientro dal disavanzo di 87 milioni di euro dovrà essere completato dall’amministrazione comunale reggina in dieci anni e non più in trenta come consentiva la legge. Decisione subito recepita dalla Corte dei Conti Calabria e trasmessa all’amministrazione Falcomatà.

Gli effetti di questa novità? Un notevole aumento delle rate di rientro, non più di 2,9 milioni di euro annuali ma 11 milioni di euro, somme che probabilmente lo stato disastrato delle casse comunali non riusciranno a reggere. Appare evidente come le condizioni che regolavano il piano di rientro sono mutate radicalmente, al contempo per il Comune c’è la notevole difficoltà (per non dire impossibilità) di rispettare il nuovo piano di rientro.

COSA E’ IL DISSESTO FINANZIARIO

Il dissesto finanziario negli enti locali avviene quando il Comune non è più in grado di garantire lo svolgimento dei servizi indispensabili o quando non possono più far fronte a debiti liquidi, certi ed esigibili nemmeno mediante variazioni di bilancio o con la procedura di riconoscimento di debiti fuori bilancio.

Il dissesto impone inoltre l’innalzamento delle aliquote dei tributi e delle tariffe dei servizi al livello massimo previsto dalla legge, ma nel caso di Reggio Calabria non avrebbe alcune effetto sulle imposte visto che queste sono già al massimo per la condizione di predissesto varata dai Commissari.

CATANIA IN DISSESTO…NAPOLI QUASI

Altre due grandi città del sud come Catania e Napoli hanno dovuto subire il dissesto finanziario o ci sono vicine, come nel caso del capoluogo campano. Il consiglio comunale di Catania ha deliberato ufficialmente lo stato di dissesto finanziario, la città ha accumulato 1,6 miliardi di euro di debiti che ora non è in grado di ripagare.
In seguito al dissesto finanziario, il debito cittadino sarà gestito separatamente dal bilancio comunale ordinario da parte di un organo straordinario di liquidazione nominato dal Presidente della Repubblica.

Al di là delle responsabilità penali che verranno accertate su chi ha determinato la causa del dissesto, l’attività del sindaco e del consiglio comunale proseguirà, seppur con alcune limitazioni. Ad esempio le assunzioni saranno bloccate, non si potranno fare nuovi debiti, mentre le imposte locali vengono alzate fino al massimo consentito. Tutte limitazioni già in vigore a Reggio Calabria dove quindi, di fatto, non cambierebbe nulla su questi aspetti.

Il Comune di Napoli invece è sull’orlo del dissesto. Dal 2015 Palazzo San Giacomo ha bucato sistematicamente gli obiettivi del piano di rientro dal disavanzo di oltre 1,7 miliardi di euro, come certificato dai revisori dei conti anche nell’ultima relazione sulla seconda metà del 2018.

La Corte Costituzionale (così come capitato per Reggio Calabria) ha dichiarato illegittimo lo spalma-debiti su 30 anni della finanziaria 2017, il comune intanto non ha i soldi per pagare le cooperative che non prendono lo stipendio da mesi e per assolvere a tanti altri impegni. La situazione è drammatica, il sindaco Luigi de Magistris ha scritto al premier Giuseppe Conte e si cercano possibili soluzioni per scongiurare il caos.

LA SITUAZIONE A REGGIO CALABRIA

Quanto è vicina l’amministrazione comunale reggina al dissesto finanziario? La risposta verrà fuori nei prossimi giorni. Il sindaco Falcomatà ha annunciato un’interlocuzione con il Governo, anche attraverso Anci, l’associazione nazionale dei comuni. Il primo cittadino, con ogni probabilità, si confronterà con gli altri sindaci che si trovano nella stessa situazione e attraverso l’Anci verranno chieste soluzioni al Governo per affrontare il problema. Probabile che i sindaci faranno la voce grossa anche perché questo provvedimento rischia di mettere in ginocchio le finanze di tante importanti città italiane.

Le somme vanno trovate in fretta, anche in vista del bilancio previsionale 2019 che l’amministrazione comunale dovrà preparare in questi mesi e che dovrà quindi fare i conti con l’aumento di quasi 8 milioni di euro dovuto alla decisione della Corte Costituzionale ed alla successiva rilevazione della Corte dei Conti. Trovare improvvisamente il modo, attraverso gli uffici finanziari del Comune, le risorse per rimodulare il debito passando da 2,9 a 11 milioni di euro annui è una strada che sembra essere senza via d’uscita.

IN CASO DI DISSESTO

Lo scenario del dissesto finanziario è purtroppo da inserire tra le ipotesi concrete per la città di Reggio Calabria. Cosa succederà se dovesse essere deliberato ufficialmente lo stato di dissesto finanziario? Si passerebbe ad una sorta di ‘anno zero’ per l’amministrazione comunale e le sue casse, con un accertamento finanziario fatto dagli organi preposti sugli ultimi 10 anni al fine di evidenziare eventuali responsabilità su chi ha determinato le cause del dissesto, determinandone di fatto l’incandidabilità.

Gli amministratori che la Corte dei Conti riconosce responsabili, anche in primo grado, di danni cagionati con dolo o colpa grave, nei cinque anni precedenti il verificarsi del dissesto finanziario, non possono ricoprire incarichi pubblici, per un periodo di dieci anni.

I sindaci e i presidenti di provincia ritenuti responsabili, inoltre, non sono candidabili, per un periodo di dieci anni, alle cariche di sindaco, di presidente di provincia, di presidente di Giunta regionale, nonché di membro dei consigli comunali, dei consigli provinciali, delle assemblee e dei consigli regionali, del Parlamento e del Parlamento europeo.

TASSE UGUALI, MENO SERVIZI

Paradossalmente, da un punto di vista economico per i cittadini non cambierebbe (quasi) nulla. Considerato infatti che tutte le tasse sono già ai massimi livelli consentiti dalla legge, non si potrebbe assistere ad un ulteriore aumento rispetto alle attuali cifre.

I cambiamenti riguarderebbero alcuni debiti del Comune, che in caso di dissesto verrebbero contrattati da un Commissario ad acta, una sorta di organismo straordinario di liquidazione, mentre tutti gli investimenti e le opere pubbliche in corso di realizzazione con fondi extra bilancio (come ad esempio i Patti per il Sud, il Decreto Reggio, i Pisu, il Pon Metro) verrebbero preservati.

Una serie di servizi però potrebbero essere sospesi, si avvertirebbe da parte dei cittadini una riduzione considerevole delle attività del Comune. Dovendo ridimensionare la sua spesa, una serie di attività economica legate al Comune non potranno più essere svolte e alcuni servizi non essenziali non potranno essere erogati.

L’attività del sindaco e del consiglio comunale quindi proseguirebbe, seppur con grandi limitazioni. Ad esempio (ma si tratta di misure parzialmente o integralmente già in atto con l’attuale stato di pre-dissesto) le assunzioni sarebbero bloccate, i lavoratori con contratti a tempo determinato rischierebbero il licenziamento o il mancato rinnovo del contratto e non si potrebbero contrarre debiti.