Sport e giovani ai tempi del Covid: risvolti psicologici e ripresa degli allenamenti

Quali conseguenze ha avuto il lockdown sui giovani? I consigli della psicologa per riprendere l'attività sportiva

In questo periodo di lockdown la tecnologia è stata sfruttata come una risorsa positiva per creare momenti di condivisione con amici, familiari, insegnanti e compagni, utili all’apprendimento, a rafforzare i legami esistenti e a ridurre il senso di isolamento e di solitudine che la quarantena può aver generato. Laddove non si riesce a strutturarla in modo costruttivo, è possibile che essa abbia assunto una dimensione di alienazione e dipendenza.

Le conseguenze

Che conseguenze ha potuto generare questa condizione?

  • Passività;
  • disturbi emotivi;
  • calo della motivazione e della competizione;
  • mancanza di obiettivi;
  • sentimenti di ansia e di paura;
  • obesità;
  • scarsa stimolazione cerebrale;
  • gratificazione istantanea.

Il rifugio nei social

Inoltre, è venuto meno il contatto con i pari, la sperimentazione, la differenziazione dagli adulti e la propria privacy ovvero degli spazi o dei momenti in cui si sente il bisogno di allontanarsi e rifugiarsi soli con sé stessi. Questo ha fatto sì che i giovani trovassero rifugio nei social e nella tecnologia in quanto ottimi strumenti per sfuggire al dolore e alla frustrazione. Apprendiamo così un nuovo modo di stare insieme ma da soli in cui non si è più abituati a conversazioni faccia a faccia ma solo dietro uno schermo dove è possibile controllare ciò che viene e possiamo creare una personalità diversa per apparire ciò che gli altri approvano. Non più “Penso dunque sono” ma “Condivido dunque sono”.

Dove si colloca lo sport?

Ad oggi, può divenire utile ipotizzare un’attività sportiva che non sia finalizzata a degli obiettivi prestazionali, quanto a rispondere ai bisogni dei giovani di ricreare i legami. Come farlo?

  • Gli allenatori non devono far lasciar passare questo periodo come se nulla fosse successo ma bisogna che loro recuperino la possibilità di rapportarsi con adulti significativi (che non siano i loro genitori), di esprimere la loro opinione e di confrontarsi faccia a faccia. In caso contrario vi è il rischio di vivere dietro uno schermo e creare solo l’apparenza di loro stessi;
  • una prima tecnica può essere il CIRCLE TIME ovvero i ragazzi si dispongono in cerchio e, in presenza di adulto che svolge il ruolo di mediatore della conversazione, favorire il confronto e l’esposizione di ciascuno ponendo maggiore attenzione alle emozioni esperite durante questa pandemia;
  • utilizzo di giochi emotivi con immagini, emoticon o percorsi come il gioco dell’oca in cui ciascuna casella rappresenta un’emozione differente e viene richiesto al giocatore di raccontare un’esperienza emotiva vissuta in questo periodo, in funzione della casella in cui si trova;
  • esercizi svolti individualmente che facilitino una stimolazione visiva, uditiva e attentiva mediante l’uso di coni e cinesini di colori differenti, attenzione alle indicazioni esterne sul colore da selezionare, circuiti o attività di sport differenti che riattivino la competizione e permetta ai giovani di uscire dalla loro passività;
  • recuperare l’aspetto ludico per fronteggiare l’assenza di gare, di obiettivi stagionali e di vittorie, della partitella a fine allenamento. I ragazzi hanno bisogno di ritrovare il divertimento nel fare attività sportiva; non è il momento di focalizzarsi sulla vittoria ma di divertirsi e relazionarsi con i pari.

Per gli allenatori, l’ingrediente essenziale per fronteggiare questa ripartenza e cercare di essere guida ed esempio per i vostri atleti è la RESILIENZA, intesa come capacità di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici e/o stressanti, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà, di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza alienare la propria identità, senza soccombere.

Buona ripresa a tutti.

 

Fonte: Psicologa dello sport Dott.ssa Graziana Oliverio