Coronavirus, Falcomatà traccia la strada della 'solidarietà alimentare'

A Reggio spettano 1,4 milioni. Palazzo San Giorgio si sta attrezzando per ampliare più possibile la platea degli aventi diritto

Non appena i provvedimenti sono stati annunciati dal Premier Giuseppe Conte, è scattata la polemica. In alcuni casi ingiustificata, in altri organizzata ad arte. D’altra parte, la natura dei fondi che il Governo ha stanziato per i Comuni era stata chiarita nell’immediato dell’annuncio prima dal Presidente del Consiglio e poi dal ministro all’Economia. Infatti, i 4,3 miliardi di euro trasferiti ai Comuni non sono altro che una anticipazione del Fondo di solidarietà destinato agli enti locali. Il Sole24Ore calcola che si tratti di circa il 66% dell’intero Fondo che, alimentato dall’Imu, redistribuisce le risorse attraverso la perequazione delle differenze tra i Comuni fiscalmente più ricchi e quelli più poveri. Si tratta dunque di una anticipazione di fondi già esistenti e previsti, che servono ai primi cittadini per sopperire nell’immediato all’impossibilità di riscuotere i tributi locali.

Il secondo intervento, da 400 milioni, è invece contenuto nell’ordinanza di Protezione civile che, come specificato fin da subito, sono dati in mano ai sindaci ma con un unico vincolo: spenderli per le famiglie e i soggetti più bisognosi. Insieme al provvedimento è stato infatti anche annunciata la nascita dei buoni spesa. I parametri della distribuzione tra i comuni è il seguente: l’80% viene assegnato in base alla popolazione; il restante 20% in base all’indice di povertà (la differenza tra il reddito pro capite del Comune rispetto alla media nazionale). In tal modo, si è calcolato che in media ogni famiglia “bisognosa” avrà circa 400 euro. Cifra non contemplata nel Decreto perché comunque le modalità di assegnazione delle risorse sono rimesse ai sindaci che possono erogare i buoni spesa, o assegnare direttamente i beni alimentari.

Al Comune di Reggio 1,4 milioni

Al Comune di Reggio Calabria, spetteranno 1,4 mln di euro.

“Le misure adottate – ha spiegato Giuseppe Falcomatà – sono temporanee e dureranno quindici giorni”. Le risorse quindi sono pensate come una garanzia per l’approvvigionamento immediato di generi alimentari a chi non se li può più permettere, anche a causa della crisi”.

Le risorse dovrebbero arrivare entro questa settimana.

“Ci stiamo muovendo per avere una platea più ampia possibile di residenti aventi diritto – ha sottolineato il sindaco -. Quindi non solo la mappa delle persone conosciute e censite dal Comune, ma ci stiamo muovendo per estendere la platea a tutte quelle persone che sono entrate in stato di bisogno a causa dell’emergenza coronavirus: a chi ha perso il lavoro, a chi è stato licenziato, a chi non è stato rinnovato il contratto, e tutti quelli che, non essendo regolari, oggi non possono accedere alla cassa integrazione o agli altri ammortizzatori sociali”.

Buoni spesa, come funzioneranno

“L’obiettivo del Comune – ancora Falcomatà – è attivare una rete di convenzioni con tutta una serie di esercizi commerciali che acquisiranno i buoni, consentendo agli aventi diritto di avere un elenco di venditori in modo da decidere dove andare a spendere i buoni. Naturalmente dobbiamo fare un tour de force. I soldi non sono ancora arrivati e dobbiamo farci trovare pronti. Dobbiamo essere nelle condizioni di avere il quadro totale degli aventi diritto, attivare i percorsi di garanzia e trasparenza che consentano di fare arrivare i soldi in tasca a chi ne ha bisogno”.

La richiesta dei “buoni spesa”

“Stiamo cercando di dare più opzioni per la richiesta dei buoni. Il tutto è in divenire, ma il Comune sta ricercando più strade: magari con la possibilità di farlo attraverso il sito, o direttamente al Cedir dove le persone si registreranno, o acquisendo delle segnalazioni qualificate da tutte quelle associazioni (Caritas, Croce rossa, Banco alimentare, etc…) che siano a conoscenza della situazione in città e che possano indicare le famiglie più bisognose. Che lo facciano loro – conclude il sindaco – per noi è garanzia che sia vero”.