Dimissioni Occhiuto, i retroscena di una scelta forte (e coraggiosa). PD sorpreso, per Falcomata una sola speranza…

La decisione di Occhiuto di dimettersi per ricandidarsi scuote la politica calabrese. I motivi che hanno spinto il Governatore a fare un passo indietro. Falcomatà pronto a giocarsi la sua chance...

occhiuto mediterranea

Le dimissioni del presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto hanno comprensibilmente stravolto la politica calabrese, sotto choc da 24 ore. Con l’annuncio della sua decisione di dimettersi per poi ricandidarsi alle prossime elezioni, Occhiuto ha scelto di anticipare i tempi, chiedendo la fiducia direttamente ai cittadini, piuttosto che aspettare l’esito delle indagini che potrebbero rallentare l’attività amministrativa o addirittura pregiudicarla dal punto di vista giudiziario.

Ci sono alcune parole chiave dietro la mossa di Occhiuto, mossa che forse ha stupito per modalità e tempistiche ma che non si può certo definire improvvisa o sorprendente. Le dimissioni erano un’ipotesi nella mente del Governatore sin dalle scorse settimane, le valutazioni e i ragionamenti successivi hanno portato all’epilogo annunciato nel video di ieri.

‘Condivisione’ è la prima parola chiave. Nelle ultime ore, si perde il conto delle ricostruzioni giornalistiche rispetto ai retroscena che hanno accompagnato la decisione di Occhiuto. La più plausibile, secondo quanto raccolto, rivela di un Occhiuto che ha condiviso per tempo e in modo chiaro le proprie determinazioni. Condiviso a livello regionale e ancor più nazionale, sia (ovviamente) con il proprio partito che con gli alleati. Chi doveva sapere, sapeva. Nessuno è stato colto di sorpresa dalla mossa di Occhiuto, decisione che ovviamente ha sparigliato le carte sia nel centrodestra che nel centrosinistra.

Fiducia un altro termine chiave e in una duplice direzione. Fiducia di Occhiuto rispetto alla propria posizione (“non ce l’ho con la magistratura, ho chiarito tutto e non ho nulla da temere” ha ribadito anche nel video di ieri) ma ancor di più fiducia del Governatore rispetto al consenso elettorale e alla presa sui calabresi. Forte anche degli ultimi sondaggi e delle classifiche di gradimento, Occhiuto ha preferito ridare la parola agli elettori, certo o quasi che le urne gli daranno ragione.

L’immobilismo è un altro fattore che ha portato e velocizzato la scelta di Occhiuto. Piaccia o meno, criticato o elogiato, favorevoli e detrattori in questi anni hanno sempre concordato sul fatto che Occhiuto sia un decisionista, un presidente di Regione che come filosofia ha sempre privilegiato il fare rispetto al mantenimento dello status quo.

“Devo considerare anche quello che sta succedendo nella mia amministrazione. Guardate, io penso che in un Paese civile nessuno debba dimettersi perché riceve un avviso di garanzia, nessuno. Però nella mia amministrazione oggi sta succedendo che è tutto bloccato: nessuno si assume la responsabilità di firmare niente, tutti pensano che questa esperienza sia come quelle precedenti”. Questo un passaggio, tutt’altro che secondario, del video pubblicato ieri da Occhiuto.

Messo alle strette da una Cittadella che all’attivismo dei primi anni aveva lasciato spazio nelle ultime settimane alla paura, Occhiuto ancora una volta ha optato per il piglio decisionista, facendo un passo indietro. Impensabile evidentemente il ‘tirare a campare’ sino alla scadenza naturale della legislatura, andamento che avrebbe finito per logorarlo anche da un punto di vista politico.

Da abile comunicatore e astuto pianificatore, anche in questa occasione la strategia ha avuto un peso determinante nelle scelte di Occhiuto. Rompere gli indugi all’alba di agosto (mese notoriamente dormiente per la politica) annunciando dimissioni, ricandidatura e nuove elezioni nel giro di poche settimane ha ovviamente colto di sorpresa il centrosinistra.

La coalizione guidata dal Pd era fresca reduce dai primi incontri tra i partiti principali, durante i quali erano state gettate le linee base e le strategia in vista delle elezioni regionali che originariamente si sarebbero dovute tenere tra l’autunno del 2026 e la primavera del 2027.

Lo scatto in avanti di Occhiuto ha disorientato il Pd (che non a caso nella nota afferma “È chiaro che Occhiuto stava rimuginando e poi ha calcolato tutto: forme, modi e tempi”) chiamato adesso assieme agli alleati a decidere tutto in tempi record. Accordi, liste, programmi e ovviamente il candidato alla presidenza della Regione. In pratica, una finale dei 100 metri ma potendo contare però su uno specialista della maratona: impresa tutt’altro che semplice.

Rumors di queste ore in ambienti dem raccontano di un Pd in fermento, deciso a non farsi prendere di sorpresa e ad individuare in tempi stretti il candidato alla presidenza, ovviamente nel dialogo complessivo con gli alleati e che comprende il puzzle di tutte le regioni che andranno al voto in autunno, con la Calabria che da ieri si aggiunge alle già note Veneto, Valle d’Aosta, Toscana, Marche, Campania, e Puglia.

Alcuni esponenti dem, sottovoce assicurano che la candidatura sarà con il timbro dem e che stavolta toccherà al territorio reggino esprimerlo. Senza giri di parole, nome e cognome: Nicola Irto o Giuseppe Falcomatà. In quest’ultimo caso, il diretto interessato non ha fatto mistero di gradire una simile eventualità.

Il sindaco di Reggio Calabria però, oltre a doversi misurare con gli alleati e possibili competitors (dentro e fuori il Pd) da ieri ha un altro ‘nemico’, ovvero il tempo. Le elezioni anticipate al 2025 infatti costringerebbero Falcomatà alle dimissioni in caso di elezione alla Presidenza della Regione Calabria. Non esiste, invece, un obbligo, ma sarebbe una valutazione personale del primo cittadino, le eventuali dimissioni prima dell’esito elettorale.

Una scelta (la stessa annunciata ieri da Occhiuto) che è merce rarissima in politica, il più delle volte figlia di coraggio e dignità. Una scelta che in passato anche Falcomatà si è trovato a valutare, in occasione della condanna e della successiva sospensione per il caso Miramare, preferendo andare avanti. Decisione che il tempo, con l’assoluzione, ha evidenziato essere corretta.

In questo caso però l’epilogo potrebbe essere differente. Per tutte queste evoluzioni c’è ancora tempo, anche se la politica, per l’ennesima volta in queste ultime ore, ha dimostrato di saper ingoiare orologi e clessidre, e risputare fuori un tempo tutto proprio…