Fondazione Falcomatà, riflettori sul Mezzogiorno: dal regionalismo alla ripartenza

Sabato la conclusione delle iniziative per il ventennale di Italo Falcomatà con la Santa Messa in suo ricordo

“Il Mezzogiorno tra regionalismo differenziato e unità economica del Paese”.

Questo il titolo dell’iniziativa pubblica promossa dalla FondazioneItalo Falcomatà” nell’ambito delle celebrazioni organizzate per il ventennale della scomparsa del compianto Sindaco della Primavera di Reggio.

Le iniziative per il ventennale, già iniziate nei giorni scorsi, proseguiranno giovedi 9 dicembre con la premiazione del concorso riservato alle scuole, venerdì 10 con il VIII concorso nazionale di poesia e si concluderanno sabato 11 dicembre con la presentazione del programma di adozione dell’aiuola della piazza Gianluca Canonico, e con la Santa Messa delle ore 17:30, presso la Chiesa di San Filippo e Giacomo cui seguirà il concerto finale del Corona Chorus Gospel e Spiritual diretto dal Maestro Francesca Ferrara a piazza Sant’Agostino.

Il dibattito, ospitato nel Salone dei Lampadari di Palazzo San Giorgio ha dato vita ad un partecipato focus su temi di stringente attualità a cui hanno preso parte il Deputato Francesco Boccia, il giornalista de “Il Mattino” Marco Esposito e il Docente di Diritto Pubblico all’Unical Walter Nocito. Un’interessante dialogo, moderato dal giornalista Stefano Perri, che ha avuto il merito di riaccendere i riflettori sul tema irrisolto dello sviluppo del Mezzogiorno come nuovo motore del rilancio economico nazionale, con particolare riferimento al contesto della ripartenza postpandemica

Un confronto ricco di spunti e approfondimenti, anche di carattere tecnico giuridico, che ha puntato l’attenzione di una sala gremita e partecipe sulla cosiddetta “questione meridionale” e sui tanti temi ad essa collegati e rispetto ai quali, ancora oggi, è necessario alimentare la discussione, tanto all’interno del dibattito pubblico quanto dell’agenda politica nazionale.

Parlare di autonomia differenziata, ad esempio, è stato sottolineato nel corso dei vari interventi, significa prima di tutto occuparsi di diritti e di equità. A cominciare dai livelli essenziali delle prestazioni, ovvero dal diritto alla salute, di assistenza ai disabili, del tempo delle donne e quindi degli asili nido, del tempo pieno nelle scuole primarie, solo per fare degli esempi. Una battaglia prima di tutto culturale, dunque, e sulla quale occorre continuare a tenere alta l’attenzione.

Tutte questioni che si intrecciano, inevitabilmente, anche con le grandi sfide che vedono protagonista il Mezzogiorno da qui ai prossimi anni, con riferimento alla capacità di programmazione e spesa delle ingenti risorse che sono state stanziate per affrontare gli effetti della grave crisi sanitaria e mettere a frutto le opportunità della ripartenza post pandemica.

La discussione, inoltre, ha fatto emergere anche la consapevolezza di un Sud profondamente diverso rispetto al passato, ovvero più capace di fare rete, di ascoltare e di valorizzare le proprie peculiarità nel quadro di una crisi che presenta certamente dei rischi ma anche tante opportunità, a cominciare dal Pnrr e dai nuovi modelli operativi che le governance locali dovranno adottare.

Un richiamo forte, infine, è stato rivolto alla politica, affinché comprenda che in questo delicatissimo momento storico occorre profondere ogni sforzo possibile per favorire crescita e sviluppo, non solo a livello infrastrutturale ma guardando anche ai servizi e al superamento delle disuguaglianze. Una fase storica, è stato rimarcato, che dovrà necessariamente porre un discrimine netto tra un agire politico che pone al centro i diritti e un modo di concepire la gestione della cosa pubblica sulla base di qualche fredda statistica da cui far derivare poi delle norme distanti e scollegate dalle reali istanze della collettività. Tema, questo, che investe e chiama in causa anche l’Europa che, dopo una fase di colpevole austerità, proprio in questo momento storico ha compreso che i diritti universali, come la salute e l’istruzione, vengono prima dei vincoli di bilancio.

E solo un Sud compatto su questi argomenti potrà vincere la battaglia, ormai epocale, della riduzione delle distanze e della ritrovata capacità di svolgere un ruolo chiave all’interno del sistema Paese.