Lillo Foti esalta Gallo e parla di S. Agata, Granillo, Taibi, gli australiani: "Un mio ritorno...?"

L'ex dirigente è entusiasta del nuovo corso amaranto: "Presa una società decotta. Quando io al Granillo?"

Ospite della trasmissione in onda su Radio Reggio Più, l’ex presidente della Reggina Lillo Foti. Ha parlato della nuova Reggina, di Gallo, del S. Agata e del Granillo: “Il calcio è cambiato. Quando abbiamo iniziato noi negli anni 80 c’era una grande partecipazione ed una passione diversa, più presenza da parte di tutti. Oggi c’è la pretesa di ottenere risultati subito. Lo sforzo economico diventa un fattore preponderante e lo si vede in ambito non solo italiano.

I miei trent’anni di storia sono stati davvero importanti. Ancora incontro tifosi per strada con i quali ci scambiamo sorrisi ed opinioni. Tutti protagonisti perchè i risultati conquistati sono da attribuire alla collettività.

I soldi di Gallo e la testa di Foti? Troppo buono questo tifoso, ma è tutto da provare. Sicuro nel passato la nostra società ha lavorato molto e bene, con programmazione attenta ed a piccoli passi, riuscendo nel tempo ad instaurare anche rapporti con i grandi club. Il presidente Gallo è entrato in maniera diversa, mostrando solidità economica e con il desiderio di ottenere al più presto risultati, che io spero riesca a raggiungere. Noi, ripeto, a piccoli passi, giorno per giorno, attraverso un grande lavoro dell’intera struttura.

Le istituzioni supportino il progetto che sta cercando di avviare il presidente Gallo.

Il suo ingresso è stato dirompente, ma allo stesso tempo assai rispettoso nei confronti della storia di questa società. Ha preso una società decotta, l’ha salvata, ha agito sul mercato in maniera roboante creando grandissimo entusiasmo, esaltando una tifoseria che era depressa. La nostra politica, per disponibilità anche differenti, è stata diversa. Taibi? Max è una persona che conosce il calcio, lo ha giocato a livelli importanti. Sul ruolo ha esperienza di pochi anni, è giusto ne faccia e certamente migliorerà ancora.

Il S. Agata è l’anima della Reggina. Una società professionistica che non abbia una struttura sua, ha poca vita. Il ritorno al centro sportivo è un fatto estremamente positivo. So che c’è la volontà di riportare Emanuele Belardi a capo del settore giovanile e ritengo questa sia una scelta corretta, per capacità e conoscenza. Lo stadio è altrettanto importante. Il Granillo ha bisogno di continua manutenzione e deve essere gestito dalla società. La mia idea era quella di uno stadio lontano dal centro urbano e concepito per essere vissuto sette giorni su sette. Una proposta a suo tempo contestata dalle istituzioni.

Rientrare nel calcio? Sono stati trent’anni straordinari e ringrazio la Reggina per tutto quello che mi ha dato. E’ cambiato tutto, compresi i grandi personaggi di un tempo, dalle straordinarie competenze e responsabilità. E’ un mondo che non mi appartiene più. Negli ultimi tre anni e mezzo sono andato allo stadio due volte. Una a S. Siro per la festa di addio al calcio di Pirlo ed a Potenza per festeggiare la vittoria del campionato dove giocava mio genero Gaetano Ungaro. Tornare al Granillo? Preferisco stare fuori dal sistema, poi in futuro si vedrà…

Gli australiani? Forse ho commesso qualche errore di superficialità. Poteva essere una svolta epocale per il calcio amaranto, ma ero il solo a crederci, avrebbero potuto darci luce e forza, peccato”.