Foti racconta la chiusura di trattative ‘impossibili’ e il rimpianto chiamato Baggio

"La Reggina nei dilettanti? Soffro molto a vederla così ma ne rimango innamorato"

Lillo Foti

Di seguito la seconda parte della lunga e interessantissima intervista realizzata dalla Gazzetta dello Sport con l’ex presidente della Reggina Lillo Foti. Il S. Agata, Mesto, i tre calciatori alla Fiorentina, Bianchi, Cirillo e Baggio.

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La Reggina poteva permettersi di frequentare il grande calcio grazie alle plusvalenze. Quanto fu importante il laboratorio Sant’Agata?
Avevamo un centro sportivo tutto nostro, realizzato con i proventi della cessione di Massimo Orlando alla Juventus. Lavoravamo sul talento, anche per monetizzare. Cozza al Milan, Perrotta alla Juve, Cirillo all’Inter… D’altra parte, disputare la Serie A con le mie risorse personali o i ricavi del club sarebbe stato impossibile. In quel periodo, grazie al lavoro di tutti, la Reggina riusciva a offrire al mercato un prodotto interessante”.
E lei, spalleggiato da Martino e Iacopino, sapeva come muoversi. Ci parli di Mesto.
Nel 2008 dovevo definire la comproprietà con l’Udinese, che aveva pagato 3,5 milioni di euro per la metà. Il mio amico Gino Pozzo mi disse che volevano rinnovare. Io gli risposi: ‘Ti restituisco i soldi e me lo riprendo tutto’. Il giorno dopo vendetti Mesto al Genoa per 7,5 milioni. Avevo già l’intesa con Preziosi. Soffrii molto di più per una trattativa di molto tempo prima”.
Quale?
Nel 1993, con la Reggina in C, mi chiamò Cecchi Gori padre per chiedermi Sergio Campolo. Riuscii a inserire nella trattativa Tedesco e Di Sole: 5,5 miliardi di lire dalla Fiorentina. La mattina dopo si presentò all’appuntamento un dirigente viola al debutto, feci una corsa in Lega per verificare che fosse stata depositata la sua firma. E quando il ragionier Rigillo me lo confermò tirai un sospiro di sollievo. Avevamo un disperato bisogno di quei soldi”.
La cessione più ricca fu quella di Rolando Bianchi nel 2007: uno dei protagonisti della famosa salvezza da -11. De Laurentiis disse che c’era già l’accordo con lei ma il giocatore aveva richieste “da divo”. Come andò?
Avevamo un’intesa col Napoli per 12 milioni, poi arrivò la chiamata di un intermediario da parte del Manchester City. Formulai una richiesta di 15 milioni e gli inglesi accettarono”.
Altri affari da ricordare?
Per definire la cessione di Cirillo all’Inter, nel 2000, mi presentai in via Durini con mia figlia Giorgia che aveva il poster di Moratti in camera. Lo raccontai al presidente e il clima si sciolse. Chiudemmo per 14 miliardi di lire, ma non dissi niente a nessuno. Il procuratore di Cirillo voleva portarlo alla Juventus. Il giorno dopo andammo a Torino. A Moggi sparai una cifra più alta, ma lui capì tutto: ‘L’hai già venduto’. Nel 2005 la Roma mi diede Pelizzoli gratis, in comproprietà. In fase di risoluzione, né noi né loro presentammo la busta. Quindi mi ritrovai il 100% del portiere senza aver sborsato un soldo. Successivamente lo vendetti al Lokomotiv Mosca per 4,5 milioni di euro”.
Qual è stato il personaggio più ostico con cui trattare?
Non ho mai comprato un calciatore dai grandi club, ho sempre fatto il fornitore, e questo mi ha salvato. Ho sempre portato rispetto e l’ho preteso. Rimasi impressionato di fronte a Costantino Rozzi: un uomo imponente, con i proverbiali calzini rossi. Gli cedetti Pergolizzi, trattativa dura perché era un tipo che si incazzava facilmente”.
E il rimpianto più grande?
Roberto Baggio. Nell’estate 2000 andai a trovarlo a Caldogno. Robi è stato gentilissimo. Per un’ora e mezza cercai di convincerlo, gli offrii anche la possibilità di stare a casa il giorno dopo la partita. Niente. Poi arrivò il Brescia, e Brescia era molto più vicina a Vicenza di Reggio Calabria…”.
Adesso la Reggina, dopo mille peripezie, gioca nei dilettanti.
Soffro molto a vederla così. Dovetti mollare, oltre che alcuni errori di gestione, a causa di problemi di salute: cinque giorni in terapia intensiva, mi dissi basta. Sono stati 30 anni straordinari ma oggi non sono più nelle stesse condizioni di quando frequentavo il Sant’Agata dalla mattina alla sera. Devo dedicarmi alla mia azienda. Però, rimango sempre innamorato della Reggina e del calcio”.