Reggio, a picco l'immagine dell'Ateneo. Ma la Mediterranea non è solo 'Magnifica'

Dalle carte risulta una gestione 'domestica' dell'Ateneo. Ma il mondo accademico reggino non è tutto 'marcio'

Tra le poche cose che rendevano fiero il popolo reggino e non solo, c’era anche e soprattutto l’Università Mediterranea.

L’ateneo, che fino a ieri, era simbolo di eccellenza, considerato da tutti vero patrimonio della città e caratterizzato dalla solidità morale dei suoi illustri docenti, affonda e crolla improvvisamente come un castello di sabbia. Era per tutti un’istituzione di cui andare davvero orgogliosi.

Negli ultimi anni abbiamo seguito con notevole interesse ed entusiasmo le innumerevoli iniziative targate ‘Mediterranea‘, lodandone puntualmente studi scientifici, ricerche, laboratori ed eventi di caratura internazionale.

Dall’inchiesta ‘Magnifica‘ della Procura di Reggio Calabria però è emerso, come affermato dallo stesso Gip Vincenzo Quaranta un quadro ‘a dir poco disarmante’.

Le oltre 1220 pagine dell’ordinanza riportano, nero su bianco, fatti e ricostruzioni precise, che oggi non possono che annebbiare, fino a nascondere del tutto le belle pagine scritte negli anni dall’università di Reggio Calabria.

Affonda l’ateneo reggino, “colpa” soprattutto di Zimbone e Catanoso

La “colpa” della burrasca abbattutasi sulla Mediterranea, secondo gli inquirenti, ricade soprattutto su due figure (delle 52 persone coinvolte) che più di tutte avrebbero compiuto continui illeciti.

Parliamo del rettore Marcello Zimbone e di Pasquale Catanoso (rettore fino al 14 novembre 2018, successivamente Pro-Rettore Vicario). I due professori al vertice dell’ateneo avrebbero, con una sfrontatezza ‘fuori dal comune’ gestito, secondo criteri del tutto personali, le risorse finanziarie disponibili, le autovetture di servizio, gli appalti dei lavori edili dei locali universitari nonchè le procedure concorsuali.

In sostanza utilizzavano le auto dell’università per interessi ed usi personali, spendevano i soldi della Mediterranea per motivi familiari o peggio ancora gestivano le dinamiche interne in modo illecito garantendo ai direttori dei dipartimenti e ai docenti la conservazione delle loro posizioni privilegiate, nonché la progressione di carriera dei candidati di volta in volta segnalati, anche mediante l’ingerenza nella formazione delle commissioni esaminatrici.

Insieme a loro ci sono altri nomi di spicco fra gli indagati, come ad esempio quello del prof. Bombino.

Per fortuna la Mediterranea non è solo ‘Magnifica’

Ai volti un tempo puliti dei docenti dell’ateneo reggino vengono oggi dunque contestati i reati di associazione per delinquere, concussione, corruzione, abuso d’ufficio, falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici, peculato e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente.

C’è da chiedersi adesso, andata a picco l’immagine della Mediterranea, come sarà possibile recuperare ed esaltare nuovamente l’ottimo lavoro svolto da tutti gli altri docenti negli ultimi anni.

Eh si, perchè, accanto al ‘marcio’ dentro l’università reggina, ne siamo certi, ci sono anche tante altre figure (tra professori e dipendenti) che onorano l’ateneo e che lavorano h24 per il bene dei propri studenti e di tutto il mondo accademico.

A loro il duro compito di risollevare l’immagine dell’ateneo.

La speranza è che gli studenti, le famiglie e l’intera comunità reggina possano ritrovare presto quel senso di appartenenza che la Mediterranea riusciva, fino all’altro ieri, a trasmettere a tutti noi.

Dispiace oggi dover ammettere però che la Mediterranea non è mai stata così lontana.