Inside the book - "Una calabrese in cucina" di Teresa Gravina Canadè

di Maria D'Amico - Non c’è amore più sincero d

di Maria D’Amico – Non c’è amore più sincero di quello per il cibo”, recitava lo scrittore irlandese George Bernard Shaw, e chi meglio di noi calabresi potrebbe capire quanta verità e poesia nasconde questa semplice frase.

Il cibo per noi non è un semplice pasto da mandar giù in tutta fretta durante una scarna pausa lavorativa, ma è il rumore delle stoviglie mentre nonna prepara il pranzo dalle prime luci dell’alba, è il profumo del pane caldo appena sfornato, del ragù che di domenica ha la medesima sacralità di un rito religioso, è  il nonno che ti offre un buon bicchiere di vino e ti racconta le storie che ormai conosci a memoria, ma che ascolti sempre con piacere per godere della sua compagnia.

Ecco, la cucina al Sud ha più ingredienti di quanti i normali libri di ricette ne raccomandino. Vi siete mai chiesti perché ogni festività ha un dolce? Perché di domenica ci svegliamo con il rumore dell’olio che sfrigola in padella? D’altronde il settimo giorno Dio non ordinò di friggere! E se vi dicessi che la “Sasizza” che definiamo calabrese è in realtà un’invenzione dei nostri vicini Lucani? Teresa Gravina Canadè, autrice di Una Calabrese in Cucina, ha messo insieme sapori genuini, tradizioni, usanze e regionalismi, il tutto condito con una sorprendente dose di passione, regalandoci un piccolo grimorio culinario, ricco di curiosità e, soprattutto, dandoci la possibilità di conoscere e assaporare ogni piatto tradizionale della nostra terra conoscendone la storia. Una storia che inevitabilmente ci appartiene e di cui fanno parte tutti, dai Bruzi ai Romani, dai Normanni agli Arabi e Spagnoli.

Originaria della Calabria, docente di lettere e studiosa di linguistica, Teresa ci regala le ricette più note e gustose delle contrade coriglianesi e di altri centri jonico-sibariti, culla gastronomica della Magna Grecia. Pagina dopo pagina ci conduce nei luoghi più disparati e nei tempi più lontani, quando le donne per celebrare un evento cucinavano le “Cullurielle”, dolci augurali delle circostanze liete, o il “Bbrӧre ‘i palumme”, un brodo di colombini destinato a nutrire ammalati e neomamme. La golosissima “Sagna chjina”, italianizzata poi in “Pasta imbottita”, considerata la regina della tavola, nonché piatto delle feste importanti, oggi semplicemente conosciuta come lasagna. Ciò che rende unico questo ricettario è l’amore che l’autrice imprime nel dettagliare ogni preparazione, rendendo inoltre nota l’etimologia di ogni termine dialettale. Una lettura avvincente per i più golosi e per chi non si limita a cucinare con le mani ma con il cuore, perché ogni gesto in cucina come nella vita è dettato dall’amore e dal dolore:

“…continuarono a vivere quelle consuetudini più radicate nell’animo, comuni ai pochi ricchi e ai molti poveri: quelle legate al dolore e alla gioia, come il modo di piangere i morti o quello di esprimere la propria gioia mettendo a cantare l’olio sul fuoco, nella padella, per preparare in segno di buon augurio quei dolcetti latini e greci nel nome e negli ingredienti, che ancora oggi continuiamo a fare, mescolando farina, miele e vin cotto.” (Una Calabrese in Cucina)

L’autrice ci dona non solo innumerevoli delizie ma anche il messaggio che la cultura di un popolo è fatta anche di questo, del buon cibo e, nel caso del Sud, di convivialità.

Libro: Una Calabrese in Cucina

Autore: Teresa Gravina Canadè

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