La scrittrice reggina Domenica Morabito sorprende con il romanzo d’esordio ‘Kaguya’
Il romanzo noir di Domenica Morabito mescola ritmo, psiche e riflessione in una Roma notturna. Kaguya è una lettura che lascia il segno
16 Giugno 2025 - 18:19 | Filippo Rosace

Una donna legata e imbavagliata, presa a sprangate con un tubo di ferro. È questo l’incipit folgorante che apre Kaguya – La notte splendente di Noemi Falchi (Other Soul Edizioni), romanzo d’esordio di Domenica Morabito. Un inizio in medias res, aggressivo e destabilizzante, che investe il lettore con la stessa forza cieca del tubo d’acciaio che colpisce la protagonista. Solo che, in questo caso, a tramortire non è la violenza, ma un ritmo narrativo serrato, che non concede pause.
Il libro si iscrive pienamente nei canoni del noir: l’ambientazione urbana, la protagonista-vittima, i tratti autodistruttivi sono tutti lì. Ma Morabito non si ferma alle convenzioni. Anzi, le scardina con decisione, lasciando spazio a contaminazioni culturali e narrative che rendono la lettura più complessa e affascinante.
Su tutte, emerge con forza l’influenza della cultura giapponese, già esplicita nel titolo ma ancora più evidente nella costruzione dei personaggi. Se nel noir classico le figure chiave sono spesso marginali – prostitute, tossicodipendenti, spacciatori – qui troviamo giornalisti, medici, chef di successo. Persone apparentemente integrate, ma interiormente spezzate. La radice del conflitto non è sociale, ma interiore: un tratto profondamente orientale, che ribalta l’ottica occidentale e sposta il focus dalla società al singolo individuo.
La protagonista incarna pienamente questa tensione. Alle sue tendenze autodistruttive – un topos del noir – si aggiunge una marcata misandria, figlia di un rapporto tormentato con la figura paterna. Un aspetto originale, ma al tempo stesso perfettamente coerente con il presente. È una figura fragile, ma potente, capace di suscitare empatia e di attrarre il lettore. A darle contrasto è un antagonista all’altezza: un serial killer glaciale e disumano, che nel suo buio più totale esalta la “luce fredda, metallica, tagliente” della protagonista.
La Roma notturna, sfondo del romanzo, è restituita con realismo vivido, quasi palpabile. È facile immaginare l’autrice – come si intuisce dalla sua biografia – averla percorsa in lungo e in largo durante gli anni universitari, assorbendone ogni dettaglio, ogni crepa, ogni ombra.
Kaguya è un esordio solido e promettente, che lascia intravedere la possibilità di un seguito (e forse anche di una saga). Unico appunto: l’inizio è talmente travolgente che forse sarebbe utile, come nei copioni teatrali, un elenco iniziale dei personaggi principali per aiutare il lettore a orientarsi in mezzo ai molti nomi e volti che si presentano rapidamente.
Rimane qualche interrogativo in sospeso – come il legame padre-figlia fra due personaggi secondari – che potrebbe trovare risposta in futuri sviluppi. Perché, ed è una sensazione condivisa, Domenica Morabito è solo all’inizio del suo percorso narrativo.
Ma attenzione: fuori dal romanzo esiste un serial killer ben più spietato di quello che popola queste pagine. Si chiama sistema editoriale italiano, e da anni fa strage di talenti emergenti. Auguri, Domenica. E buona fortuna.