I Bronzi di Riace tra bellezza e mistero su Sky Arte

di Federica Geria - “E’ una scoperta dovuta al

di Federica Geria – “E’ una scoperta dovuta al caso, che parte dalle acque della Calabria, quando il sub Stefano Mariottini, durante un’immersione a 300 metri dalla costa, scorge una spalla spuntare dalla sabbia. Non sapeva che scavando a mani nude stava liberando due sculture vecchie di 2500 anni, non sapeva di aver scoperto i Bronzi di Riace”.

Si apre con queste parole la puntata dedicata ai Bronzi di Riace su Sky Arte. Un interessante documentario che racconta la loro storia tra mito e realtà, tra ipotesi e misteri, arricchito da importanti interventi di alcuni esperti.

Erano molti i chilometri fatti dalle due statue e sarebbero stati ancora tanti, ma si fermarono a Riace, piccolo paesino di pochi abitanti, borgo caratteristico, fatto di piccole strade, vicoli percorribile a piedi, che offrono una finestra sul magnifico panorama calabrese.

I Bronzi sono due veri e propri capolavori d’arte: vigoroso ed energico il primo il più giovane, aria ponderata e serafica invece il più maturo, ma non c’è solo bronzo nelle due statue, labbra di rame, ciglia in lamina, marmo nella cornea rimasta del più anziano, avorio nel più giovane, nel quale si ammirano inoltre i denti di argento, particolare singolare.

Lo psichiatra Paolo Crepet spiega: “I bronzi son stati una metafora, non è stata solo una scoperta straordinaria, che sembrava quasi un regalo del mare, emerge il loro significo anche simbolico – metaforico, quello che è stato la base del successo dei bronzi, questa sorta di icona maschile duale; la fortuna dei bronzi è stata proprio quella: maschi, ma non solo, belli, ma non solo, forti, ma anche gentili, esuberanti, ma anche timidi”.

I bronzi rappresentano dunque delle figure maschili, nude, una adagiata su dorso, con viso ricoperto da una barba fluente e l’altra coricata su di un fianco, con una gamba ripiegata e che presenta sul braccio sinistro uno scudo.

Il sub Mariottini racconta della sua grande scoperta: “A un certo punto vedo qualcosa che usciva dalla sabbia e quindi ho pensato che fosse un cadavere sepolto sotto la sabbia, era tardi, era il momento di rientrare, ma l’emozione di scoprire era tanta…scavare e trovare una cosa che era al di fuori della mia realtà, una statua in acqua, ricca di particolari anatomici”.

La sera stessa del ritrovamento è il soprintendente Giuseppe Foti in persona a parlare con il sub. Dopo pochi giorni le statue sono state recuperato e portate in superficie. Sin da subito sono apparse come testimonianza dell’arte greca, databile intorno al V sec a.C. e ancora oggi sono pochissime al mondo le opere di quel periodo che godono di una conservazione di tale livello.

Ai microfoni il restauratore Cosimo Giorgio Schepis che con grande emozione racconta: “Ricordo esattamente il giorno del ritrovamento. Quel giorno ero ancora a Reggio Calabria, avevo 17 anni e mio cognato che lavorava al Museo ci diede questa notizia, lui si stava recando a Riace perché lo avevano avvisato della scoperta eccezionale. Da allora fui incuriosito”.

I Bronzi, sostanzialmente integri, vedono da subito l’avvio delle operazioni per la loro conservazione. Per tre anni sono rimasti nei laboratori del capoluogo calabrese, per poi essere trasferiti nel più attrezzato centro di restauro della soprintendenza archeologica di Firenze. Essi sono stati da sempre circondati dalla grande attenzione e ammirazione del pubblico, e dal forte entusiasmo da parte degli studiosi.

Valerio Massimo Manfredi, scrittore, afferma: “Sono due pezzi pazzeschi, clamorosi, unici, di quel livello possiamo pensare allo Zeus di Artemision nel Museo archeologico nazionale di Atene. Di quel livello e quell’epoca non ne vedo altri”.

Ma chi sono i personaggi raffigurati? Da dove vengono e chi ha scolpito i due Bronzi? Sono stati abbandonati o è un naufragio ad averli adagiati per millenni in fondo al mare?

Manfredi continua: “Sembra molto strano che due pezzi di quella importanza e grandezza fossero a due passi dalla riva e non li abbia mai visti nessuno. Non si può escludere che le due statue fossero state trascinate sott’acqua, così in caso di perquisizione la barca sarebbe stata vuota. Può darsi che le abbiano messe lì pensando poi di riprenderle”.

La ricostruzione storica più accreditata ci dice che la nave che li trasportava fosse in balia di una tempesta, forse sono stati gettati per alleggerire il carico, non possiamo sapere con certezza cosa accadde, ma questi capolavori hanno giaciuto a pochi metri dalla spiaggia che generazioni di calabresi per secoli usavano per le loro vacanze.

Eroi, atleti, guerrieri, chi sono i personaggi raffigurati? Le ipotesi sono moltissime e ancora oggi non si può dire che il mistero sia stato svelato. Non è certo chi sia stato a dare la vita ai Bronzi, chi sia il talento che si cela dietro a questi capolavori. Sono tantissimi gli studiosi che cercano di sbrogliare la matassa, la maggior parte dei luminari in ambito archeologico concordano che i due Bronzi siano stati realizzati almeno a 30 anni di distanza.

Paolo Moreno, storico dell’arte, individua nello scultore di Argo, Agelada il Giovane, l’autore del primo bronzo, e in Alcamene il Vecchio, l’artefice del secondo e spiega: “la notizia che ci hanno dato scienziati e cioè che le statue sono state prodotte nella città di Argo restringeva molto il campo di scelta, sia dei soggetti sia degli artisti.”

Nel 1980 i Bronzi di Riace vengono esposti agli occhi del mondo: oltre 400 mila le persone in coda per vedere le statue restaurate esposte al Museo Fiorentino, nell’attesa che Reggio termini i lavori nella sala che sarebbe stata destinata alla loro collocazione definitiva. Prima di rientrare a casa, vengono esposti alle scuderie del Quirinale, portando 300 mila visitatori a Roma in meno di 20 giorni.

Manfredi: “Sono un orgoglio perché li abbiamo noi, fanno parte di quelle bellezze che rendono il nostro paese unico, non c’è un altro paese come l’Italia. Se li togliamo ai calabresi, con giusta ragione, fanno la rivoluzione!”

Corteggiati dai musei di tutto il mondo i Bronzi di Riace rappresentano un vero e proprio simbolo per tutta la Calabria . Nulla può convincere i calabresi ad allontanare le due statue, tanto da rifiutare proposte allettanti da ogni angolo del paese.

“I bronzi non sono solo un orgoglio di bellezza ma sono testimoni delle radici dell’Europa, i guardiani della nostra natura, scintille di visione che ci portano in un sogno, dove si possono vivere diversi viaggi. I bronzi sono due guerrieri che dopo aver riposato qualche secolo, ora vigilano sul mondo”