La pianta di bergamotto a Piazza De Nava dà i suoi primi frutti
26 Ottobre 2016 - 14:17 | di Eva Curatola

di Eva Curatola – Come preannunciato, da uno dei suoi più grandi seguaci, il Prof. Amato, il bergamotto è tornato a crescere, finalmente, anche nel cuore della nostra Reggio Calabria.
Non molto tempo fa infatti, il docente di storia contemporanea all’Università per Stranieri Dante Alighieri aveva manifestato il suo interesse nel coltivare più piante di bergamotto nella zona centrale della nostra città.
Non solo quindi una diceria, quella secondo cui questo speciale agrume è adatto per essere coltivato in diverse zone della provincia, ma un vero e proprio dato di fatto, testimoniato dal primo frutto cresciuto in Piazza De Nava.
In occasione della riapertura del Museo Archeologico Nazionale della Magna Grecia, avvenuta il maggio scorso, che tanto aveva fatto discutere cittadini e istituzioni, si era deciso di portare l’attenzione ancor di più su qualcosa che potesse essere simbolo delle origini reggine, oltre ai tanto amati Bronzi di Riace. Così si era deciso di piantare proprio nella piazza antistante il Museo alcune piantine di bergamotto.
A testimonianza del fatto che il frutto non ha dimenticato il luogo in cui è inizialmente nato e cresciuto, ricordiamo infatti che la prima piantagione di bergamotto (1700 circa) aveva luogo in Rada di Giunchi (oggi Lido Comunale), la pianta ha cominciato da qualche giorno a dare i suoi frutti.
Nonostante secoli di separazione quindi il bergamotto torna ancora a fiorire, proprio nel cuore della città, dove tutti potranno ammirarlo e affermare con certezza che la sua crescita non è limitata ad una ristretta fascia costiera, ma si potrebbe estendere ben oltre, rimanendo sempre all’interno del perimetro reggino.
Perché si sa, negli anni, sono stati in molti a voler “copiare” questo nostro particolare prodotto, inglesi, francesi, spagnoli, portoghesi, ognuno per i motivi più disparati. Con grande stupore però nessuno vi è ancora riuscito, e fino a quel momento il bergamotto dovrebbe rimanere un orgoglio tutto reggino, da osannare in privato, ma soprattutto in pubblico, in modo da dare a tutti la possibilità di conoscere la reale provenienza di un prodotto che negli anni è stato più volte usurpato.