Coronavirus, il racconto degli studenti a CityNow. Gabriella: 'Ripartiamo dai valori autentici'

"La condizione in cui siamo precipitati è a dir poco surreale". Il racconto di una studentessa a CityNow

In queste giorni, dalla redazione di CityNow continuiamo a raccogliere le sensazione dei più giovani. Gli studenti di Reggio Calabria, fermi, come tutti, nelle loro case, hanno tanto da dire sull’emergenza Coronavirus. Leggendo i loro temi, abbiamo scoperto quale fonte inesauribile di idee possano essere.

“Virus, contagi, ‘distanziamento sociale’, quarantena, pandemia… tutte parole che repentinamente, come una terribile tempesta, sono entrate nella nostra vita sconvolgendola e che descrivono l’attuale situazione di emergenza che il mondo, nella sua interezza, sta vivendo. Il nemico invisibile, chiamato “Covid-19”, ha stravolto la quotidianità delle nostre azioni fatte di impegni scolastici, uscite tra amici, ritmi frenetici, obbligando ognuno di noi ad una “quarantena” che opprime fortemente il senso di libertà, di cui la mia generazione ha sempre goduto. Il Presidente del Consiglio, medici, esperti, giornalisti e infine spot pubblicitari esortano fermamente tutti i cittadini a stare a casa, facendo leva sul forte senso di responsabilità civica che dovrebbe essere insito in ognuno di noi.

Purtroppo non è sempre così!

Infatti nel piccolo paesino in cui vivo, Melito di Porto Salvo, sabato 28 marzo, è stata disposta con un’ordinanza la chiusura assoluta, a seguito di un focolaio sviluppatosi presso una casa famiglia per anziani.

Ciò ha comportato un ulteriore irrigidimento delle possibilità di socializzazione, divieto di entrata e di uscita nel territorio comunale, sospensione delle attività degli uffici pubblici, eccetto quelli che erogano servizi essenziali e di pubblica utilità. La condizione in cui siamo precipitati è a dir poco surreale. Tuttavia, vivendo fortunatamente in un’epoca in cui la tecnologia ci permette di rimanere in contatto, di vedere, di ascoltare ed interagire con i nostri cari anche a distanza, seppur consapevole che tali modalità non possano sostituire le emozioni di un abbraccio, ritengo che ci aiutino ad affrontare decisamente al meglio il distanziamento sociale. In Italia, così come nel mio piccolo paesino, è sorta inoltre l’usanza per cui le persone quotidianamente alle 18:00 si affacciano dai balconi delle proprie abitazioni per cantare e suonare: ciò tiene alto lo spirito morale, in un momento così delicato in cui tutto appare buio.

“Homo sum: humani nihil a me alienum puto”, affermava Terenzio nell’Heautontimorùmenos, racchiudendo nell’accezione tradizionale della frase il profondo valore dell’Humanitas, intesa come compassione e comprensione tra gli uni e gli altri. Niente di più appropriato può delineare la condizione attuale dell’uomo, fragile per natura ed esposto alla difficoltà, pertanto necessitante della condivisione al fine di non rinchiudersi nella sua triste solitudine.

Il distanziamento sociale a cui dobbiamo ottemperare obbligatoriamente a causa dell’attuale emergenza, deve essere quindi il giusto spunto di riflessione per far riemergere in noi i valori autentici, spesso trascurati, della coesione e dell’umanità, consci del fatto che, soltanto collaborando insieme, come ha pronunciato in questi giorni lo stesso Papa, si possa porre fine allo scenario disastroso che sta caratterizzando le nostre vite.

Gabriella Vazzana, 3L, Liceo Scientifico “Leonardo Da Vinci”