Luca Gallo e Reggio Calabria, storia di un contrappasso lungo dieci anni

L'imprenditore romano può davvero diventare proprietario della Viola: a lui andrebbero le ideali chiavi dello sport cittadino. I motivi per cui credere in lui, dopo un decennio di delusioni

“Vorrei incontrarti fra cent’anni
Combatterò dalla tua parte
Perché tale è il mio amore
Che per il tuo bene
Sopporterei ogni male

Cantavano così Ron e Tosca, nell’edizione del 1996 del Festival di Sanremo. Ventitré anni fa. Un lasso di tempo in cui, a Reggio Calabria, è successo di tutto. È cambiata la città, in cui si è passati da un’euforico splendore ad un presente costellato da più bassi che alti. Sono cambiate, poi, anche le due massime espressioni sportive cittadine. Si, la Reggina e la Viola, sono cambiate. Forse come mai era accaduto loro nel corso della storia.

La Reggina ha vissuto un’epopea che definire magica potrebbe essere riduttivo. Passando dal 10º posto in Serie B del ’96-’97 all’8º della Serie C 2018/2019. Ma, quel che più ha stravolto la storia amaranto, è stato quello che si è vissuto in mezzo: quasi una decade nell’Olimpo del calcio italiano, quella Serie A attesa 85 anni e finalmente assaggiata il 13 giugno 1999. E, come detto, assaporata nel corso di dieci anni di meravigliosa follia, in cui le storiche big del pallone nostrano rendevano visita al Granillo, in cui spesso erano costrette ad inchinarsi. Un lunghissimo cammino imploso nel secondo decennio del 2000, con l’imbocco di un vicolo cieco che ha condotto al fallimento e alla ripartenza dai campi polverosi di Serie D prima e C poi. Diverso, ma simile, anche il percorso della Viola. Che, al contrario della Reggina, la gloria e l’élite l’aveva conosciuti ben prima della fine del secondo millennio. E che, già all’epoca di “Vorrei incontrarti fra cent’anni”, viveva e combatteva con le migliori compagini tricolori del basket, fino addirittura a sognare lo scudetto. Un percorso addirittura più lungo di quello amaranto, ma equamente finito nel buio di un collasso economico arrivato nel 2007. 

Dieci anni, dunque, sono passati da quando, in riva allo Stretto, la domenica diventava momento di vero e proprio culto sportivo, giorno nel quale non erano solo gli atleti a scendere in campo, ma un’intera città. Dieci anni in cui fasti sono stati riposti in cui e melanconici cassetti e la realtà s’è riscoperta pregna di delusioni, amarezze e sconforto. Inutile ribadire le tappe più topiche di quanto scritto sopra: farebbe troppo male allo scrivente e, di certo, anche al lettore di quest’articolo. Rendiamo, quindi, implicito il cupo recente passato per collegarci a quella che, oggi, per Reggina e, forse, Viola rappresenta la speranza.

Già, perchè a dicembre, quando per il club amaranto tutto sembrava nuovamente perduto, a soli tre anni dalla ripartenza, entrava in scena la figura di Luca Gallo. Vero e proprio salvatore della patria, l’imprenditore romano in pochi mesi ha completamente restaurato un entusiasmo che, a queste latitudini, era un mero e sbiadito ricordo. Oggi la Reggina è tornata ad essere argomento cult e fiore all’occhiello di una città che, di fiori all’occhiello, oggi ne può vantare ben pochi. Una parabola diametralmente opposta rispetto a quella della Viola, alle prese con pesantissimi debiti ed una serie di proprietari su cui esprimersi vorrebbe dire regalare ulteriori riflettori a soggetti che, semplicemente, non ne meritano. Una situazione economica che ha posto un grossissimo punto di domanda in merito al futuro del basket a Reggio Calabria.

Un punto di domanda che, clamorosamente, rischia di trovar risposta, ancora una volta, in Gallo. L’interesse a riavviare un progetto cestistico, per il proprietario della M&G è reale e più che mai avviato, anche per merito di istituzioni finalmente capaci di fiutare l’occasione presentatasi davanti agli occhi. Con il placet della FIP, dunque, Reggio Calabria potrebbe realmente ritrovarsi ad affidare le proprie chiavi dello sport al buon Luca, pronto alla creazione di una polisportiva i cui pilastri sarebbero, appunto Viola e Reggina. Un contesto in cui non sarebbero solo gli aspetti sportivi (ed anche sociali) a rifiorire, ma anche quelli strutturali: è chiaro che la proprietà, così com’è pronta ad investire su stadio Granillo e Centro Sportivo Sant’Agata, lavorerebbe anche su PalaCalafiore e Pianeta Viola. Al netto, ovviamente, della solita tendenza tutta reggina all’autodistruzione: non in pochi – ma fortunatamente nemmeno in molti – in queste ore stanno manifestando un certo dissenso nei confronti di un ipotetico secondo investimento di Gallo.

L’inverno sportivo reggino, durato dieci lunghissimi e polverosi anni, potrebbe presto volgere davvero al termine grazie, per una volta, ad un’unità di intenti che ha accompagnato gli ultimi critici avvenimenti. Un decennio, dopo, Reggio sembra esser finalmente pronta a liberarsi da quell’odioso contrappasso che ha visto le tenebre inghiottire le epopee di Viola e Reggina. Se si ritornerà nell’élite dello sport nazionale, con i vessilli amaranto e neroarancio, saranno poi le vicende di campo e parquet a dirlo. Ma, dopo dieci anni, volendo parafrasare la Serie TV del momento, Game of Thrones, “l’estate sta arrivando”. E no, non esclusivamente quella climatica.

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