Maxi processo alla 'Ndrangheta, Gratteri: "Sta andando bene, sono fiducioso"

Il Procuratore di Cz parla anche dei pentiti: "Mi devono dire tutta la messa, non metà, altrimenti non firmo"

Nicola Gratteri si dice fiducioso riguardo il maxi processo alla ‘ndrangheta in corso di svolgimento nella nuova aula bunker di Lamezia Terme. “Sta andando bene”, ha affermato nel corso del programma ‘Otto e mezzo’ su La7.

Ospite di Lilli Gruber, il procuratore di Catanzaro è intervenuto anche sul tema dei collaboratori di giustizia, sottolineando come pretenda dai vari interlocutori di avere ogni notizia possibile.

“Prima di interrogare un presunto collaboratore di giustizia, io studio la sua storia criminale. Proprio oggi ne ho negata una, ho messo il sigillo su un capocrimine e l’ho dichiarato inattendibile. Dopo sei giorni è andato in contraddizione e per me può tornare al 41bis.

Tu devi dire tutta la messa, se vuoi programma di protezione la devi dire tutta non a tre quarti. Doveva parlare di 100 omicidi, ma se mi parli di 80 non ti firmo, non si ragiona a cottimo. Il rapporto per il programma di protezione non è un pentimento morale ma una collaborazione sulla base di riscontri concreti, e se un magistrato conosce le mafie, sa distinguere”.

Sul possibile spostamento a Milano, Gratteri ha confermato l’intenzione di presentare domanda ma senza però iscriversi ad alcuna corrente. “Farò domanda per la procura di Milano, poi vedremo come andrà. Iscrivermi ad una corrente? Ma se non l’ho fatto fino ad ora che ho 63 anni, ormai”.

Il procuratore di Catanzaro non giudica positivamente il Governo Draghi, pensiero simile per quanto riguarda la riforma Cartabia. Secondo Gratteri, uno dei principali problemi è quello del sovraffollamento delle carceri, assieme alla mancanza di risorse economiche che rendono impossibile alcune modifiche necessarie.

“Di concreto dal Governo Draghi non ho visto ancora nulla se non questa commissione per il Sud che serve a spiegarci le ‘buone prassi’.  Al Sud ci sono procure molto efficienti e ci sono veri e propri modelli di efficienza e tecnologia, come l’aula bunker di Lamezia Terme o la nuova sede della procura di Catanzaro.

“La riforma Cartabia non mi pare una rivoluzione, non mi pare che si stiano centrando problemi e criticità. Io credo che dovremmo anzitutto ottimizzare risorse e i costi. Perché non è possibile, ad esempio, che a solo 65 chilometri da Palermo ci sia un’altra corte di appello, quella di Caltanissetta. O che in uno stato moderno e serio, al problema di sovraffollamento delle carceri si risponda con indulto e amnistia, anziché costruirne di nuovi. Questi sono i problemi più importanti”.